Domenica 02 aprile 2023

Domenica delle Palme

Per introdurci

Oggi ci sono due schemi celebrativi diversi. pubblichiamo quello della S. Messa del giorno, non quello della S. Messa con processione degli ulivi.

La Parola di Dio 

LETTURA Is 52, 13 – 53, 12
Lettura del profeta Isaia

Così dice il Signore Dio: «Ecco, il mio servo avrà successo, sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente. Come molti si stupirono di lui – tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –, così si meraviglieranno di lui molte nazioni; i re davanti a lui si chiuderanno la bocca, poiché vedranno un fatto mai a essi raccontato e comprenderanno ciò che mai avevano udito. Chi avrebbe creduto al nostro annuncio? A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore? È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per poterci piacere. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia; era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua posterità? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per la colpa del mio popolo fu percosso a morte. Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca. Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità. Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché ha spogliato se stesso fino alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i colpevoli».

SALMO Sal 87 (88)

Signore, in te mi rifugio.

Signore, Dio della mia salvezza,
davanti a te grido giorno e notte.
Giunga fino a te la mia preghiera,
tendi l’orecchio alla mia supplica. R

Io sono sazio di sventure,
la mia vita è sull’orlo degli inferi.
Sono annoverato fra quelli che scendono nella fossa,
sono come un uomo ormai senza forze.
Sono libero, ma tra i morti. R

Hai allontanato da me i miei compagni,
mi hai reso per loro un orrore.
Sono prigioniero senza scampo,
si consumano i miei occhi nel patire.
Tutto il giorno ti chiamo, Signore,
verso di te protendo le mie mani. R

EPISTOLA Eb 12, 1b-3
Lettera agli Ebrei

Fratelli, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento. Egli, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il disonore, e siede alla destra del trono di Dio. Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d’animo.

VANGELO Gv 11, 55 – 12, 11
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?». Intanto i capi dei sacerdoti e i farisei avevano dato ordine che chiunque sapesse dove si trovava lo denunciasse, perché potessero arrestarlo. Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.

Vangelo

Partiamo, anzitutto, dal Vangelo.

La casa di Betania, il luogo dell’amicizia, la “casa” dell’amicizia, è, per Gesù, il luogo dell’intimità con i suoi amici e anche con i suoi discepoli. Il luogo della gioia, il luogo della festa, il luogo dove già è stato ospitato molte volte, il luogo dove aveva insegnato. Questo luogo del cuore diventa, ora, per Gesù, la sede di un ulteriore banchetto di gioia: quella per la risurrezione di Lazzaro. Gesù prende sinceramente parte a questa gioia. Del resto, tutto il Vangelo è esplosione di gioia. Lo ricorderemo anche alla fine di questa settimana autentica che inizia. La vera gioia del Signore è la gioia pasquale, la gioia della risurrezione, dalla quale poi prendono forza tutte le altre forme di gioia che il Signore ha provato. La gioia del Signore è, soprattutto, la gioia incontenibile che egli manifesta negli atti di perdono che ha vissuto. È per questo che la gioia pasquale è l’esaltazione di ogni gioia. Gesù è, quindi, l’uomo della gioia, piena, vera, intensa. La gioia che nasce dal perdono, la gioia che nasce dalla condivisione, la gioia che nasce dal provare rapporti autentici, profondi, sinceri, illuminati dalla sua parola di salvezza.

Betania è anche il luogo della condivisione. È questo il secondo insegnamento del Signore. Anzitutto il luogo della condivisione della Parola, ma anche il luogo della condivisione della vita. È una casa dove si vive come in ogni casa, la famiglia dove una sorella si occupa più dei servizi e una più delle relazioni; la casa dove un uomo lavora insieme ai suoi operai. È qui che Gesù sosta volentieri. Così come Betania è il luogo della condivisione di un dolore, lo abbiamo visto domenica scorsa proprio nell’episodio della morte di Lazzaro. Lo rivediamo ora, nella condivisione del cibo, come molte volte Gesù ha fatto in molte pagine diverse del Vangelo. Atto, questo, che culminerà proprio giovedì prossimo, con l’ultima cena, l’ultimo pasto condiviso con i discepoli che diventerà, per grazia, il primo di quella serie infinita di cene che il Signore condivide con gli uomini nella S. Eucarestia.

Non solo, Betania è anche il luogo della condivisione di Maria con il Signore. È lei la prima che ha capito bene la lezione del Signore, lei che ha sempre amato stare ai suoi piedi, lei che non solo ha ascoltato ma ha custodito nel cuore la sua parola, comprende che anche la sua vita, anche le sue cose sono fatte per la condivisione. Lei, che aveva fatto preparare, con assoluta finezza, un olio dal valore eccezionale, si stima prezioso quanto lo stipendio di un salariato medio di un anno, non esita a donarlo. Olio forse per lei, per la sua cura, per la sua bellezza, per qualche suo vezzo. O olio per i morti, olio preparato per Lazzaro ma che, poi, non era stato più usato. Comunque sia, olio che ora viene condiviso. Con un gesto che sa di eucarestia, sa di rendimento di grazie, sa già di Pasqua. È anticipo del Giovedì santo. Ma è anche gesto che sa di tenerezza, sa di umiltà. Umiltà che non è solo sottolineata, se vogliamo, dallo spreco immediato di tanto olio, ma, soprattutto, da quel gesto umilissimo di asciugare i piedi del Signore con i propri capelli. È così che Maria, al centro di questa scena, ricambia le attenzioni del Signore, ricambia i suoi doni di grazia, ricambia quel miracolo fatto per la propria casa, ricambia quelle attenzioni che Gesù non aveva mai fatto mancare a lei e ai suoi fratelli.

Ancora: l’esaltazione della libertà. Perché Gesù non interviene? Perché anzi, comanda di “lasciarla fare”? Perché, se non per quel rispetto, anzi per quell’esaltazione della libertà che il Signore sa vivere e sa proporre. Lì c’è tutto il cuore del Signore che sa cosa sia quel gesto per Maria, sa cosa ella vuole significare, sa che quel gesto di libertà merita di essere sottolineato, perché sia chiaro, per sempre, per tutti, che Dio è colui che rispetta la libertà dell’uomo, colui che non la mortifica mai. Quel gesto di amore libero viene esaltato perché sia davvero occasione per tutti per comprendere che la libertà è il primo dono di Dio e come dono prezioso ed insostituibile deve essere trattato.

Sentimenti anche negativi, sulla scena. Ecco Giuda, con quella sua invidia. Invidia non tanto dell’olio, non tanto del valore che, nelle sue mani, non sarebbe certo servito per i poveri, almeno non nella totalità della cifra, stando al commento degli altri discepoli. No, invidia di lei, invidia del suo gesto libero, invidia, in fondo, dell’amore che questa donna prova per il Signore e che riesce a dimostrare mentre, ormai, nel suo cuore non c’è più nulla di tutto questo, non c’è più traccia di tutto questo. Ormai chiuso ad ogni richiamo di amore, Giuda aspetta solo il momento per tradirlo.

Sentimenti negativi anche nei capi dei sacerdoti, nei circoli altolocati di Gerusalemme che hanno già deciso di mettere a morte il Signore – “meglio che muoia un uomo solo e non la nazione tutta intera” – e che, ora, decidono di eliminare anche Lazzaro, il testimone troppo scomodo perché parla, racconta di quello che gli è successo. Meglio eliminare anche lui, perché non siano troppe le voci incontrollate e incontrollabili che girano per Gerusalemme e dintorni.

Infine, ancora un sentimento positivo: quello dei molti che, visto ciò che accade, aderiscono, con fede, al Signore. Sono i molti che vediamo qui a Betania, sono i molti che vediamo sulla discesa del monte degli ulivi, come abbiamo letto nell’altro Vangelo di questo giorno, quello della Messa solenne con la benedizione degli ulivi e delle palme. Sono i molti che vedremo ancora nei prossimi giorni attorno al Signore, in contrasto con quegli altri “molti”, quelli che parteciperanno alla sua cattura, arresto, richiesta di morte.

Ebrei

Sentimenti contagiosi, quelli del Signore, se, come dice la lettera agli Ebrei, anche noi dobbiamo mirare alla gioia del Signore, alla gioia del Vangelo che è gioia di perdono e di vita eterna, ma passando attraverso l’accettazione di ciò che l’uomo dispone e, quindi, anche attraverso dolore, sofferenza, crisi… Del resto è ben comprensibile questa raccomandazione. Come il Signore non vive una vita disincarnata, ma una vita reale, una vita immersa nelle cose degli uomini, così chi mira alla salvezza eterna non chiede di evitare ciò che caratterizza la vita dell’uomo, ma prende ogni cosa su di sé, compreso, evidentemente, anche ciò che immediatamente vorremmo evitare. La meditazione sulla passione del Signore spinge il credente ad avere i medesimi sentimenti del Signore, come ci spiega anche San Paolo nella lettera ai Filippesi.

Isaia

Concetto sul quale sostava Isaia, con questo suo carme del servo, che riempirà la spiritualità del venerdì santo, quando a tutti noi sarà richiesto di sostare sui sentimenti di dolore, angoscia, morte che la passione del Signore comunica a tutti coloro che la condividono nella memoria e nella celebrazione.

Per il nostro cammino

Così, di fronte a questi “nuovi” sentimenti del Signore e ripensando a tutto l’itinerario quaresimale, io credo che sia chiaro, per ciascuno di noi, che siamo invitati anche noi a condividere i medesimi sentimenti.

L’intima amicizia con il Signore deve trovare spazio nei prossimi giorni. La settimana autentica deve essere assolutamente questo: un tempo nel quale noi vogliamo stare con il Signore e vogliamo stare bene con Lui. I prossimi giorni, più che “fare” programmi, dovremmo avere il coraggio di sostare in chiesa con lui. Nelle celebrazioni, certo, perché alcuni sentimenti si esprimono coralmente, con la partecipazione comune, ma anche nella solitudine. La solitudine attiva di chi contempla, di chi prega, di chi ama. I prossimi giorni siano questo per noi: un modo per esprimere il sentimento di amore che abbiamo per il Cristo che ci guarda dalla Croce e che chiama tutti noi a raccolta presso di sé. I prossimi giorni siano l’occasione propizia per esprimere il nostro amore che non potrà mai ricambiare ciò che Cristo ha fatto per noi e che, tuttavia, potrà almeno cercare di offrire la presenza.

La condivisione di Maria, che versa il suo olio sui piedi del Signore, sia, in qualche modo, imitata da noi. Sarà un gesto di riconciliazione con qualcuno, sarà un gesto di accoglienza di qualcuno, sarà un attimo di slancio in un’ultima donazione di carità… ciascuno ci metta del suo, ma ci sia, con rinnovata attenzione, un modo per dire al Signore che gli siamo vicini, che gli vogliamo bene, che vogliamo fare in modo che questa Pasqua non sia solo la ripetizione di un rito ma il modo con cui vogliamo rinnovare il nostro spirito.

Vigiliamo su noi stessi, perché non ci siano sentimenti di rivalsa, di ripicca, di odio, ma anche di perdita del tempo lontano dal Signore in questi giorni austeri e santi. Ci sia di esempio Maria di Betania che, per noi, deve diventare modello di donna che ama, che vive i suoi affetti purificandoli nell’amore di Cristo. Esattamente come dobbiamo fare tutti noi.

Conclusione

Siamo anche in conclusione di questo itinerario quaresimale.

Questo percorso dovrebbe anche averci fatto capire che il Signore mette in ordine i sentimenti che prova dentro di sé, così come siamo chiamati a fare anche noi. Il fine di questo percorso quaresimale, che è, come sempre, percorso di revisione, conversione, principio di rinnovamento, dovrebbe essere proprio questo: farci capire che noi non siamo chiamati a lasciare che i nostri sentimenti scorrazzino liberi producendo, molto spesso, molti danni, ma siamo chiamati a rileggere, a far sedimentare, a far crescere bene i sentimenti che proviamo. Eliminando, arginando quei sentimenti negativi che rovinano l’esistenza e dando spazio alla gamma di questi sentimenti positivi che arricchiscono, approfondiscono, fanno maturare la nostra umanità nella nostra fede.

Chiediamo al Signore questa grazia e mettiamoci a vivere la settimana che ci sta davanti, ricchi di quei sentimenti che abbiamo scoperto dentro di noi e che abbiamo cercato di approfondire insieme. Così, domenica prossima, prenderemo parte a quella gioia che il Signore, da risorto, estende a tutti.

2023-04-01T17:00:47+02:00