Venerdì 02 luglio

Settimana della 5 domenica dopo Pentecoste – Venerdì

Deuteronomio

Dt 32, 45-52
Lettura del libro del Deuteronomio

In quei giorni. Quando Mosè ebbe finito di pronunciare tutte queste parole davanti a tutto Israele, disse loro: «Ponete nella vostra mente tutte le parole che io oggi uso come testimonianza contro di voi. Le prescriverete ai vostri figli, perché cerchino di eseguire tutte le parole di questa legge. Essa infatti non è una parola senza valore per voi; anzi è la vostra vita. Per questa parola passerete lunghi giorni nel paese in cui state per entrare per prenderne possesso, attraversando il Giordano». In quello stesso giorno il Signore disse a Mosè: «Sali su questo monte degli Abarìm, sul monte Nebo, che è nella terra di Moab, di fronte a Gerico, e contempla la terra di Canaan, che io do in possesso agli Israeliti. Muori sul monte sul quale stai per salire e riunisciti ai tuoi antenati, come Aronne tuo fratello è morto sul monte Or ed è stato riunito ai suoi antenati, perché siete stati infedeli verso di me in mezzo agli Israeliti alle acque di Merìba di Kades, nel deserto di Sin, e non avete manifestato la mia santità in mezzo agli Israeliti. Tu vedrai la terra davanti a te, ma là, nella terra che io sto per dare agli Israeliti, tu non entrerai!».

Il valore della Parola. Credo proprio che le due Scritture di oggi possano essere radunate attorno a questo titolo. A partire dal Deuteronomio.

Anzitutto Mosè mette in luce il valore della Parola di Dio ma anche il suo essere a servizio di quella Parola. Mosè ricorda che tutta la sua vita di profeta non è stata altro che un servizio alla Parola di Dio. Egli ha creduto alla Parola, come già suo fratello Aronne, collaboratore indispensabile della sua missione; ha portato con fedeltà al popolo la Parola ricevuta, come Dio stesso gli aveva chiesto; ora, come già dicevamo ieri, Mosè si sente sorretto dalla Parola nel compiere quell’ultimo viaggio, quello che gli permetterà di essere riunito ai suoi antenati e a suo fratello, come anche Dio gli faceva, in qualche modo, percepire.

Mosè richiama il valore della Parola di Dio per tutti, non solo per sé. Ecco perché invita tutto il popolo che Dio si è scelto a camminare sorretto da quella Parola, a seguirla anche nei giorni in cui sarà introdotto nella terra. Egli prevede la possibilità che molti non seguiranno più quella Parola di salvezza. In qualche modo Mosè sa che molti perderanno la fede, dopo i fatti dell’Esodo. Tuttavia egli osa richiamare tutti. Senza avere come guida quella Parola, tutto sarà inutile. Senza quella Parola di verità, tutto sarà vano.

È il richiamo al valore della Parola di Dio nella vita dell’uomo.

Vangelo

Lc 8, 26-33
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Il Signore Gesù e i discepoli approdarono nel paese dei Gerasèni, che sta di fronte alla Galilea. Era appena sceso a terra, quando dalla città gli venne incontro un uomo posseduto dai demòni. Da molto tempo non portava vestiti, né abitava in casa, ma in mezzo alle tombe. Quando vide Gesù, gli si gettò ai piedi urlando, e disse a gran voce: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti prego, non tormentarmi!». Gesù aveva ordinato allo spirito impuro di uscire da quell’uomo. Molte volte infatti si era impossessato di lui; allora lo tenevano chiuso, legato con catene e con i ceppi ai piedi, ma egli spezzava i legami e veniva spinto dal demonio in luoghi deserti. Gesù gli domandò: «Qual è il tuo nome?». Rispose: «Legione», perché molti demòni erano entrati in lui. E lo scongiuravano che non ordinasse loro di andarsene nell’abisso. Vi era là una grande mandria di porci, al pascolo sul monte. I demòni lo scongiurarono che concedesse loro di entrare nei porci. Glielo permise. I demòni, usciti dall’uomo, entrarono nei porci e la mandria si precipitò, giù dalla rupe, nel lago e annegò.

Chi è questa “legione” di demoni che ha preso casa nel cuore del povero indemoniato di Gerasa? È una moltitudine di demoni, di cattive propensioni e abitudini che ha spalancato la porta alla presenza stessa del demonio e che si è insinuata nel cuore di quest’uomo proprio per non avere aderito alla Parola di Dio. Poiché quest’uomo non ha ascoltato la Parola di Mosè, poiché ha volutamente perduto la fede, allontanandosi da Dio, il male ha trovato posto nel suo cuore. Un male così radicato che, possiamo dire, ogni espressione del male si è radicata in lui. Così egli ha perso anche la sua fisionomia e ogni contatto con gli altri uomini. Vive solo, nel deserto, nella solitudine. Vive in modo disumano. La sua non è nemmeno più vita. Egli è solo e disperato: perdendo il contatto con Dio ha perso anche sé stesso. Solo la Parola che è Gesù, solo il Verbo incarnato può trarlo fuori da quella condizione di miseria. Dio, in Gesù, ha compassione per quell’uomo e lo restituisce alla vita “civile”, lo restituisce alla sua dignità di uomo, cacciando tutto il male che ha preso posto nel suo cuore e richiamandolo ad una Parola di Verità, quasi fosse una nuova creazione. La Parola restaurata nel cuore di quest’uomo lo rende di nuovo degno di ogni bene, della bellezza, della socialità, della dignità di figlio di Dio. Ecco l’insegnamento del Vangelo che è l’altra faccia della medaglia rispetto a quello del Primo Testamento.

Per noi

Molto spesso noi crediamo che il valore della Parola di Dio sia per chi crede, sia un concetto che deve vivere chi ha fede. Quasi che agli altri uomini non interessi la Parola di Dio! O che, pensiero ancora peggiore, la Parola di Dio per gli altri non possa fare niente! Guai se pensassimo così! Guai se credessimo questo! La Parola di Dio è fonte di ogni bene per ogni uomo ed è da essa che dipende la dignità di qualsiasi uomo; essere privi di questa Parola significa “dannarsi”. La dannazione altro non è che l’essere lontani da quella parola di bene, di bellezza, di verità che è Gesù Cristo. Tolta questa parola dal cuore dell’uomo, non ci può essere spazio altro che per tutto ciò che è il contrario di essa. Il nostro compito non è solo quello di tenere desta la Parola dentro il nostro cuore, compito che ci deriva dal nostro essere credenti. Il nostro compito è anche quello di testimonianza di questa verità per tutti e la nostra premura dovrebbe essere quella che tutti possano ricevere questa parola di verità che rende bella, piena, sensata la vita di ogni uomo. Tutti vediamo come molti uomini siano privi di ogni riferimento al bene, proprio perché la Parola non è in loro. Preghiamo per loro. Intercediamo per loro. Diamoci da fare perché la nostra testimonianza sia sempre testimonianza di bene, per il bene, perché tutti scoprano la bellezza, la ricchezza, la potenza di quella Parola che, sola, salva. Facciamo questo per tutti quegli uomini privi della bellezza di Dio che scopriamo intorno a noi.

2021-06-26T10:00:26+02:00