Mercoledì 03 febbraio

Settimana della quarta domenica dopo l’Epifania – Mercoledì

Siracide

Sir 33, 7-15
Lettura del libro del Siracide

Perché un giorno è più importante d’un altro, se tutta la luce dell’anno viene dal sole? È perché sono stati distinti nel pensiero del Signore, che ha diversificato le stagioni e le feste. Ha esaltato e santificato alcuni, altri li ha lasciati nel numero dei giorni ordinari. Anche gli uomini provengono tutti dalla polvere e dalla terra fu creato Adamo. Ma il Signore li ha distinti nella sua grande sapienza, ha diversificato le loro vie. Ha benedetto ed esaltato alcuni, altri ha santificato e avvicinato a sé; altri ha maledetto e umiliato e ha rovesciato dalle loro posizioni. Come argilla nelle mani del vasaio che la modella a suo piacimento, così gli uomini nelle mani di colui che li ha creati e li ricompensa secondo il suo giudizio. Di fronte al male c’è il bene, di fronte alla morte c’è la vita; così di fronte all’uomo pio c’è il peccatore. Considera perciò tutte le opere dell’Altissimo: a due a due, una di fronte all’altra.

Anche oggi, dopo la festa della presentazione del Signore, iniziamo la nostra riflessione dalle parole del Siracide.

Il Sapiente parte da una constatazione che può perfino sembrare banale. Ci sono giorni feriali e giorni festivi, diremmo noi, giorni ordinari e giorni in cui viviamo qualcosa di straordinario per noi o per altri. È il ritmo e l’alternanza di questi giorni che permette di capire il senso del tempo: ci sono giorni per l’uomo e giorni per Dio, ci sono giorni per il lavoro e giorni per il Signore, giorni per badare alle cose e giorni per pensare a Dio. È grazie ai giorni speciali, grazie alle feste che si riesce a dare senso anche ai giorni feriali. Questa introduzione serve al Siracide per dire che ci sono anche uomini diversi: uomini famosi e uomini sconosciuti; uomini che vivono imprese memorabili e uomini che fanno solo cose ordinarie; uomini illustri, come li ha chiamati il Sapiente, e uomini che non lasciano traccia dei loro nomi… Ciò che conta, però, è la fede con la quale si vive, è il desiderio di Dio che si imprime nelle proprie azioni, è il gusto di santità che si impara a vivere nei giorni dell’uomo. Una lezione di sapienza che rende speciale ogni vita, anche quella più ordinaria e comune.

Notiamo poi che il Sapiente ha anche una riflessione che poi verrà ripresa da San Luca. Dio rovescia spesso i disegni degli uomini e così accade che coloro che si ritenevano sapienti, rimangano con un nulla di fatto tra le mani, e coloro che sono stati umili vengano, invece, esaltati dalla potenza e dalla benevolenza di Dio. Sono parole che ritroviamo sulla bocca di Maria e che riassumono diverse storie dell’Antico Testamento. È il Signore che ci dona di vedere questa sapienza in atto nel mondo. Non sempre chi fa grandi progetti e chi tiene in mano la sorte dei popoli è ricordato. Gli umili, invece, spesso scrivono storie di santità inimmaginabili.

Vangelo

Mc 6, 30-34
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco

In quel tempo. Gli apostoli si riunirono attorno al Signore Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

Esattamente come Gesù, che di fronte al racconto dei discepoli e di quello che hanno fatto, ha la sapienza di proporre loro di andare “in un luogo in disparte per riposare un poco”. Sembra quasi che al Signore non interessino le grandi imprese dei discepoli, il loro inizio di missione, il loro portare nel mondo il Vangelo, che essi stessi hanno ricevuto. Non è così, certo che anche Gesù gioisce di ciò che i discepoli sanno fare e del loro modo di portare il Vangelo nel mondo, eppure ricorda che non sarà quell’attivismo a salvare il mondo, quanto, piuttosto, l’umiltà di rimettersi di fronte al mistero di Dio in atteggiamento di preghiera e di contemplazione. Il discepolo non dovrà imitare lo stile di vita di chi si lascia prendere da centomila cose, ma dovrà mantenere desta l’attenzione su Dio. Solo questo è ciò che è necessario, solo questo è ciò che conta. La loro personale storia di santità e anche la storia di santità del mondo passerà da qui, e non dalle mirabolanti imprese che sapranno condurre.

Sapendo, come dice il Siracide, che ci sono uomini giusti e peccatori, al discepolo deve interessare solo il saper andare verso i peccatori per poter raccogliere il loro grido di sofferenza e di dolore e riportare ciascuno verso Dio. Tutto questo sarà possibile, però, solo nel silenzio e nella contemplazione nella quale nasce e si ricarica ogni missione.

Per noi

Anche se siamo in una settimana straordinaria, vogliamo comunque imparare da queste scritture ordinarie.

  1. L’esperienza delle giornate eucaristiche equivalga, per noi tutti, a questo “riposo dello Spirito” che il Vangelo ci ha proposto. Vorrei proprio che la contemplazione dei prossimi giorni non fosse altro che questo: un momento di riposo nel Signore, un momento di sosta, un momento di respiro. Anche solo un momento di silenzio. Se non avete niente da dire al Signore, non fuggite, rimanete lì a guardare, a contemplare, rimanete anche nelle vostre distrazioni. È il Signore che dirà a voi qualcosa di vero e di bello per le vostre vite.
  2. Impariamo che, nella vita ordinaria, nella ferialità dei giorni, serve sempre un momento di preghiera, un momento di contemplazione, un momento di silenzio per dare senso anche ai giorni ordinari, anche ai giorni feriali, anche ai giorni “banali”. È molto bello che noi viviamo le 40 ore nei giorni feriali come anticipo della grande domenica. Senza questa sosta orante perderemmo il senso anche dei giorni feriali, ricordiamocelo.
  3. Impariamo dalla Scrittura che forse siamo proprio noi coloro che girovagano in ogni dove prima di tornare al Signore. O anche, qualora noi ci fossimo già arresi alla grazia e alla misericordia di Dio, impariamo che il girovagare di altri, prima di arrivare alla sorgente della misericordia che è Dio, è lecito! Sono certo che tutti abbiamo qualcuno che ci è caro e che non pratica più la fede. Anche costui ha un diritto a “girovagare” prima di arrendersi alla misericordia di Dio. Noi impariamo solamente a custodire nella preghiera anche il tratto di vita, il tratto di fede che costoro stanno vivendo.

Iniziamo così a pregare davanti al Signore e rimettiamoci sempre nelle mani della sua misericordia e del suo amore.

  • In quale luogo di fede mi ritrovo?
  • Quale edificazione della coscienza mi è proposta?
  • In che modo posso aiutare il mio tempo a ritrovare la sua bussola spirituale?
2021-01-28T16:43:56+01:00