Settimana della nona domenica dopo Pentecoste – Lunedì
La festa della Trasfigurazione del Signore è il vero cuore di questa settimana, anche se non mancano figure spirituali di riferimento importanti come il Santo Curato di Ars e San Domenico, memorie preziose che celebriamo nei singoli giorni feriali. Il lezionario, a parte nella festa della Trasfigurazione, ci darà la possibilità di vivere una lectio continua sul capitolo 11 del Vangelo di Luca.
Vangelo
Lc 11, 1-4
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Il Signore Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione»
Capitolo che inizia con un tesoro: la preghiera del Padre nostro. I discepoli erano certamente uomini di preghiera anche prima di incontrare il Signore. Avevano appreso dai loro padri e secondo la sapienza di Israele come pregare. Eppure, vedendo pregare Gesù, si accorgono che alla loro preghiera manca qualcosa, o meglio si rendono conto che la preghiera di Gesù è assolutamente diversa dalla loro. È per questo che chiedono non tanto una preghiera da dire, quanto piuttosto un metodo di preghiera per fare in modo che la loro preghiera sia simile a quella del loro maestro. Il Padre nostro è questo: non tanto o non solo una preghiera da sapere a memoria e da celebrare, ma un metodo di preghiera, al quale attenersi se si vuole scoprire qualcosa della profondità della preghiera di Cristo.
- Ogni preghiera, insegna il Signore, deve essere sempre rivolta al Padre, con quella confidenza che nasce dal rispetto per Dio ma anche dalla familiarità con Lui. La preghiera crea confidenza con Dio. Pregare è un aiuto per entrare in quella confidenza di conoscenza con Dio che è essenziale per la vita.
- Ogni preghiera è diretta a contemplare la santità di Dio. Non che la preghiera possa aggiungere qualcosa alla sua santità, ma la preghiera può certamente onorare il nome di Dio come la realtà più importante dell’esistenza.
- Chi prega desidera incontrare Dio, desidera che il modo di pensare di Dio diventi anche il modo di pensare degli uomini, desidera che “venga il suo regno”, che la sua volontà si compia.
- Nella preghiera è anche presente la richiesta per le cose della vita, per tutte quelle necessità pratiche che non possono non essere prese in considerazione.
- Così pure nella preghiera quotidiana deve trovare il suo spazio un’umile richiesta di perdono, comprendente però anche il rendersi disponibile per perdonare quelle cose che noi possiamo perdonare agli uomini che hanno fatto qualcosa di sbagliato verso di noi. La preghiera del perdono chiesto a Dio deve sempre accompagnarsi con la disponibilità a perdonare. Non si potrebbe comprendere una richiesta di perdono a Dio senza essere poi disposti a perdonare le piccole cose della vita.
- Una preghiera seria chiede anche di sentire vicina la presenza di Dio nella tentazione, dal momento che Dio è l’unica ancora di salvezza anche nel momento della tentazione.
Gesù ha predicato queste cose più volte ma, come vuole il ricordo posto sulla sommità del monte degli Ulivi, anche nel contesto di quella contemplazione di Gerusalemme che commuoveva il Signore stesso.
Cronache
1Cr 11, 1-9
Lettura del primo libro delle Cronache
In quei giorni. Tutti gli Israeliti si raccolsero intorno a Davide a Ebron e gli dissero: «Ecco, noi siamo tue ossa e tua carne. Già prima, quando regnava Saul, tu conducevi e riconducevi Israele. Il Signore, tuo Dio, ti ha detto: “Tu pascerai il mio popolo Israele; tu sarai capo del mio popolo Israele”». Vennero dunque tutti gli anziani d’Israele dal re a Ebron, Davide concluse con loro un’alleanza a Ebron davanti al Signore, ed essi unsero Davide re d’Israele, secondo la parola pronunciata dal Signore per mezzo di Samuele. Davide con tutto Israele andò a Gerusalemme, cioè Gebus, dove c’erano i Gebusei, abitanti della regione. Gli abitanti di Gebus dissero a Davide: «Tu qui non entrerai». Ma Davide espugnò la rocca di Sion, cioè la Città di Davide. Davide aveva detto: «Chi colpirà per primo i Gebusei diventerà capo e principe». Salì per primo Ioab, figlio di Seruià, che divenne così capo. Davide si stabilì nella rocca, che perciò fu chiamata Città di Davide. Egli fortificò la città tutt’intorno, dal Millo per tutto il suo perimetro; Ioab restaurò il resto della città. Davide andava crescendo sempre più in potenza e il Signore degli eserciti era con lui.
Esattamente come troviamo descritto nella lettura del libro delle Cronache, che ci fa percepire che Gerusalemme non è stata solo una città da conquistare, non è stata solo una città da ricostruire. Gerusalemme ha, da sempre, rappresentato il cuore del popolo ebraico, la città santa, la città di Dio, quella città da amare, contemplare, continuare continuamente a costruire. Città della pace senza pace, città dell’incontro dei diversi, città dalle mille sfaccettature e dai mille enigmi. È questa la Gerusalemme che contempla il Signore, questa la città per la quale prega il Signore, è questa anche la città che si propone alla nostra contemplazione ogni volta che ci rechiamo a Gerusalemme.
Per noi.
Siamo in mezzo all’estate, magari abbiamo appena fatto tesoro del perdono di Assisi, abbiamo davanti a noi la grande festa dell’Assunta… tanti richiami che ci spingono a chiederci:
- Come sto pregando?
- Quale metodo di preghiera seguo?
- Il mio metodo di preghiera è quello del Padre nostro?
Ci sono tanti modi per pregare, è vero, ed è anche vero che ciascuno si crea un po’ il suo metodo di preghiera, il suo modo di pregare. Ma è anche vero che se il Signore ha inteso dare a ciascuno di noi un metodo di preghiera, è perché c’è una via per avvicinarsi al Signore che è privilegiata e da tenere in considerazione più di ogni altra. Non perdiamo l’opportunità di riferirci ad essa e di immergerci in una preghiera che deve essere davvero forte unica, singolare.