Settimana della 5 domenica dopo il martirio – Sabato
Concludiamo la nostra settimana come al solito con il tema che viene dettato dal Vangelo: “non voi avete scelto me…”.
Vangelo
Gv 15,12-17
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».
Tema che ben ricorda a tutti il motivo per cui siamo stati scelti dal Signore: amare. Ogni uomo viene al mondo creato dall’amore di Dio e ogni uomo ha un compito sulla terra: amare ad imitazione di come è stato amato. Il cristiano, consapevole dell’amore ricevuto, si dispone a donare la sua testimonianza di amore, agendo come il Maestro: gratuitamente. Poiché il credente sa di non avere fatto nulla per meritare l’amore di Dio, si dispone ad amare in tutte le direzioni possibili senza nulla pretendere in cambio, da nessuno e per nessun motivo. Quando questa testimonianza di amore diventa particolarmente difficile, il cristiano non si perde d’animo ma chiede a Dio quella forza di amore che ancora non ha acquisito. Egli sa che può ottenere tutto dall’amore del Padre e, quindi, non dispera mai.
Ecco cosa Gesù non ha tenuto nascosto a nessuno, ecco cosa chiede sempre di sapere, ecco cosa domanda a tutti di rivelare.
Romani
Rm 12,3-8
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, per la grazia che mi è stata data, io dico a ciascuno di voi: non valutatevi più di quanto conviene, ma valutatevi in modo saggio e giusto, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato. Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e, ciascuno per la sua parte, siamo membra gli uni degli altri. Abbiamo doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi: chi ha il dono della profezia la eserciti secondo ciò che detta la fede; chi ha un ministero attenda al ministero; chi insegna si dedichi all’insegnamento; chi esorta si dedichi all’esortazione. Chi dona, lo faccia con semplicità; chi presiede, presieda con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia.
Come può avvenire questo concretamente? Solamente ricordando il mistero della vocazione che è ciascuno di noi. È solo nella costante attenzione al mistero che ciascuno di noi rappresenta che tutti possiamo continuare a dare buona testimonianza della fede che abbiamo ricevuto in dono, ed è solamente dentro questa dimensione di vocazione che si può scoprire l’importanza ed anzi l’unicità della missione. Tutti noi abbiamo una missione unica, irripetibile, come unica ed irripetibile è la nostra stessa vita. Vivere in spirito di semplicità la propria vocazione significa già lavorare per quella unità preziosa che è il radunarsi di tutti nel nome di Dio per la sua lode e per la sua gloria.
Deuteronomio
Dt 16,13-17
Lettura del libro del Deuteronomio
In quei giorni. Mosè disse: «Celebrerai la festa delle Capanne per sette giorni, quando raccoglierai il prodotto della tua aia e del tuo torchio. Gioirai in questa tua festa, tu, tuo figlio e tua figlia, il tuo schiavo e la tua schiava e il levita, il forestiero, l’orfano e la vedova che abiteranno le tue città. Celebrerai la festa per sette giorni per il Signore, tuo Dio, nel luogo che avrà scelto il Signore, perché il Signore, tuo Dio, ti benedirà in tutto il tuo raccolto e in tutto il lavoro delle tue mani, e tu sarai pienamente felice. Tre volte all’anno ogni tuo maschio si presenterà davanti al Signore, tuo Dio, nel luogo che egli avrà scelto: nella festa degli Azzimi, nella festa delle Settimane e nella festa delle Capanne. Nessuno si presenterà davanti al Signore a mani vuote, ma il dono di ciascuno sarà in misura della benedizione che il Signore, tuo Dio, ti avrà dato».
È questo il tema della prima lettura. Per Israele è un dovere presentarsi in giorni stabiliti davanti a Dio. Sono i giorni delle feste sacre ad Israele, sono i giorni che, in particolare in 3 occasioni all’anno, venivano raccomandate a tutti. Anche per gli orfani, anche per gli schiavi, anche per le vedove quei giorni dovevano essere giorni sacri e di festa. Una festa che doveva coinvolgere tutti, senza eccezioni, perché Dio è l’unico padre di tutti, l’unico che può donare la salvezza a tutti, l’unico che può rendere piena la vita di ciascuno. I giorni delle feste servono solo per questo, solamente per ricordarsi di essere figli di Dio amati, attesi, sostenuti dalla sua misericordia e dal suo aiuto, uomini e donne che devono cercare di riflettere, nell’esercizio della propria vocazione, questa identità.
Per noi
- Abbiamo questa consapevolezza?
- Siamo consapevoli che questa identità riguarda anche ciascuno di noi?
Credo che, proprio a tutti, sia chiesto di riscoprire la bellezza del mistero che siamo noi, come persone singole, come uomini e donne del nostro tempo, come figli amati, attesi, chiamati ad avere tutti un unico sguardo sulla fede, sul mondo, sulle cose: lo stesso sguardo di Dio.
Come sarebbe bello se tutti potessimo donare il medesimo sguardo di amore sulle cose, sul mondo, sulle persone…
Dobbiamo ammetterlo, noi che abbiamo ricevuto gratuitamente da Dio ogni cosa, non siamo capaci di vivere della stessa gratuità, dello stesso dono e non abbiamo il medesimo sguardo di amore sulle cose create. Chiediamo questa grazia come dono.
Lo facciamo non solo oggi, ma lo vogliamo ricordare anche settimana prossima, nella festa solenne della Madonna del Rosario. Questa deve essere la settimana che viviamo in onore di Maria con quel trasporto unico che devono avere i figli di Dio quando si celebrano quelle feste del Signore che ricordano a noi tutti questa verità.
Camminiamo insieme facendo di noi stessi quel dono di amore per la chiesa e per il mondo che Gesù ci ha raccomandato.