Settimana della 2 domenica dopo la dedicazione – Martedì
Vangelo
Gv 12, 44-50
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù esclamò: «Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».
Dopo la commemorazione di tutti i fedeli defunti, con la quale abbiamo incominciato questa settimana, e prima della grande festa di san Carlo che celebriamo domani, il lezionario ci dona questi testi sui quali possiamo continuare a riflettere percorrendo quella via di sapienza che già abbiamo cercato di seguire ieri pensando alla vita eterna.
“Io sono venuto al mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre”. Partiamo, oggi, da questa rivelazione della sapienza che è molto forte ed anche in perfetta continuità con quanto abbiamo meditato ieri. La sapienza di Dio continua a rivelarci che la Parola di Gesù è come una luce sicura da seguire, la sua stessa persona come un faro che indica il cammino del tempo presente e anche l’approdo del tempo futuro. Anzi, Gesù è molto esplicito nella sua predicazione, ricordando che la Parola da lui rivelata è anche la fonte del giudizio finale. Ieri abbiamo ascoltato Gesù dire che Egli viene per la salvezza di tutti gli uomini e non per la loro condanna. Come si salva un’anima? Custodendo la Parola rivelata e continuando a confidare in quella misericordia sconfinata che Dio stesso rivela come suo personale atteggiamento di fronte agli uomini. “Ogni suo comando è vita eterna”, dice ancora il Signore, per ricordare che la Parola che Dio pronuncia è sempre parola di eternità, è sempre parola che richiama alla comunione con Dio, è sempre Parola che invita tutti in quella dimensione del tutto particolare che Dio vive e che è la vita eterna.
Apocalisse
Ap 17, 7-14
Lettura del libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo
In quel giorno. L’angelo mi disse: «Perché ti meravigli? Io ti spiegherò il mistero della donna e della bestia che la porta, quella che ha sette teste e dieci corna. La bestia che hai visto era, ma non è più; salirà dall’abisso, ma per andare verso la rovina. E gli abitanti della terra il cui nome non è scritto nel libro della vita fino dalla fondazione del mondo, stupiranno al vedere che la bestia era, e non è più; ma riapparirà. Qui è necessaria una mente saggia. Le sette teste sono i sette monti sui quali è seduta la donna. E i re sono sette: i primi cinque sono caduti; uno è ancora in vita, l’altro non è ancora venuto e, quando sarà venuto, dovrà rimanere per poco. La bestia, che era e non è più, è l’ottavo re e anche uno dei sette, ma va verso la rovina. Le dieci corna che hai visto sono dieci re, i quali non hanno ancora ricevuto un regno, ma riceveranno potere regale per un’ora soltanto, insieme con la bestia. Questi hanno un unico intento: consegnare la loro forza e il loro potere alla bestia. Essi combatteranno contro l’Agnello, ma l’Agnello li vincerà, perché è il Signore dei signori e il Re dei re; quelli che stanno con lui sono i chiamati, gli eletti e i fedeli».
Che cosa si oppone a questo progetto di Dio? Che cosa ostacola questa rivelazione del progetto di vita eterna che il Padre da sempre, dai secoli eterni, ha in mente e vuole per l’uomo? Il mistero del male. È il mistero del male, in tutte le sue forme, che si ribella contro questo progetto di Dio e che rende vani gli sforzi degli uomini. È il progetto del male che rende impossibile qualsiasi forma di comunione perché è separazione, divisione, rivalità, contesa… ogni volta che noi vediamo una di queste cose dovremmo pensare al mistero del male che si oppone alla rivelazione di amore che Dio Padre vuole per l’uomo. San Giovanni si è espresso con le immagini. Noi non abbiamo questo modo di esprimerci, eppure comprendiamo assai bene che è il mistero del male che si oppone al bene dell’uomo, è il mistero del male che tenta di distoglierci da quella chiamata alla vita eterna che, invece, riguarda ciascuno di noi e che tutti siamo chiamati a custodire nel segreto del nostro cuore. Giovanni è stato anche molto preciso. Nell’indicazione della bestia è indicato il potere politico di allora e i lettori di quel tempo riconoscevano ciò che Giovanni indicava. San Giovanni sa, però, che la rivelazione nasce nella storia ma travalica tutti i confini del tempo e, per questo, sa bene che ci saranno altre bestie, altri poteri che si opporranno alla rivelazione che il Signore compie e alla quale chiama. Per questo egli ci dice che la bestia rinascerà in altre forme: è impossibile debellare il mistero del male. Esso appare in un modo o in un altro, ma, pur sempre, appare e cerca di distogliere gli uomini da quella contemplazione del volto di Dio che, invece, salva l’anima.
Per noi
In questa settimana che noi consacriamo a vivere l’ottava dei morti, credo che sia bene per noi ricordare da un lato la chiamata all’eternità che ogni giorno ci viene proposta, dall’altro il pericolo di non corrispondere a questa chiamata se siamo distratti, per così dire, da tutto ciò che si oppone alla rivelazione di Dio. Aiutati anche da San Carlo, di cui domani celebreremo la festa, cerchiamo sempre quel comando di Dio che è vita eterna e attraverso il quale tutti siamo chiamati ad incamminarci verso quella rivelazione di vita che sarà il senso e il cuore dei nostri giorni. Arginando così quelle esperienze di male che purtroppo ci sono e che offendono e avviliscono le nostre vite.