Martedì 04 aprile

Settimana autentica – martedì santo

La spiritualità di questo giorno di quaresima

Fedeltà o tradimento?

La Parola di questo giorno

GIOBBE 19, 1-27b
Lettura del libro di Giobbe

In quei giorni. Giobbe prese a dire: «Fino a quando mi tormenterete e mi opprimerete con le vostre parole? Sono dieci volte che mi insultate e mi maltrattate in modo sfacciato. È poi vero che io abbia sbagliato e che persista nel mio errore? Davvero voi pensate di prevalere su di me, rinfacciandomi la mia vergogna? Sappiate dunque che Dio mi ha schiacciato e mi ha avvolto nella sua rete. Ecco, grido: “Violenza!”, ma non ho risposta, chiedo aiuto, ma non c’è giustizia! Mi ha sbarrato la strada perché io non passi e sui miei sentieri ha disteso le tenebre. Mi ha spogliato della mia gloria e mi ha tolto dal capo la corona. Mi ha distrutto da ogni parte e io sparisco, ha strappato, come un albero, la mia speranza. Ha acceso contro di me la sua ira e mi considera come suo nemico. Insieme sono accorse le sue schiere e si sono tracciate la strada contro di me; si sono accampate intorno alla mia tenda. I miei fratelli si sono allontanati da me, persino i miei familiari mi sono diventati estranei. Sono scomparsi vicini e conoscenti, mi hanno dimenticato gli ospiti di casa; da estraneo mi trattano le mie ancelle, sono un forestiero ai loro occhi. Chiamo il mio servo ed egli non risponde, devo supplicarlo con la mia bocca. Il mio fiato è ripugnante per mia moglie e faccio ribrezzo ai figli del mio grembo. Anche i ragazzi mi disprezzano: se tento di alzarmi, mi coprono di insulti. Mi hanno in orrore tutti i miei confidenti: quelli che amavo si rivoltano contro di me. Alla pelle si attaccano le mie ossa e non mi resta che la pelle dei miei denti. Pietà, pietà di me, almeno voi, amici miei, perché la mano di Dio mi ha percosso! Perché vi accanite contro di me, come Dio, e non siete mai sazi della mia carne? Oh, se le mie parole si scrivessero, se si fissassero in un libro, fossero impresse con stilo di ferro e con piombo, per sempre s’incidessero sulla roccia! Io so che il mio redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! Dopo che questa mia pelle sarà strappata via, senza la mia carne, vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro».

SALMO Sal 118 (119), 161-168

Dal profondo a te grido, Signore; ascolta la mia voce.

I potenti mi perseguitano senza motivo,
ma il mio cuore teme solo le tue parole.
Io gioisco per la tua promessa,
come chi trova un grande bottino. R

Odio la menzogna e la detesto,
amo la tua legge.
Sette volte al giorno io ti lodo,
per i tuoi giusti giudizi. R

Grande pace per chi ama la tua legge:
nel suo cammino non trova inciampo.
Aspetto da te la salvezza, Signore,
e metto in pratica i tuoi comandi. R

Io osservo i tuoi insegnamenti
e li amo intensamente.
Osservo i tuoi precetti e i tuoi insegnamenti:
davanti a te sono tutte le mie vie. R

TOBIA
 5, 4-6a; 6, 1-5. 10-13b
Lettura del libro di Tobia

In quei giorni. Uscì Tobia in cerca di qualcuno pratico della strada, che lo accompagnasse nella Media. Uscì e si trovò davanti l’angelo Raffaele, non sospettando minimamente che fosse un angelo di Dio. Gli disse: «Di dove sei, o giovane?». Rispose: «Sono uno dei tuoi fratelli Israeliti, e sono venuto qui a cercare lavoro». Riprese Tobia: «Conosci la strada per andare nella Media?». Gli disse: «Certo». Il giovane partì insieme con l’angelo, e anche il cane li seguì e s’avviò con loro. Camminarono insieme finché li sorprese la prima sera; allora si fermarono a passare la notte sul fiume Tigri. Il giovane scese nel fiume per lavarsi i piedi, quand’ecco un grosso pesce balzando dall’acqua tentò di divorare il piede del ragazzo, che si mise a gridare. Ma l’angelo gli disse: «Afferra il pesce e non lasciarlo fuggire». Il ragazzo riuscì ad afferrare il pesce e a tirarlo a riva. Gli disse allora l’angelo: «Apri il pesce e togline il fiele, il cuore e il fegato; mettili in disparte ma getta via gli intestini. Infatti il suo fiele, il cuore e il fegato possono essere utili medicamenti». Il ragazzo squartò il pesce, ne tolse il fiele, il cuore e il fegato. Arrostì una porzione del pesce e la mangiò; l’altra parte la mise in serbo dopo averla salata. Erano entrati nella Media e già erano vicini a Ecbàtana, quando Raffaele disse al ragazzo: «Fratello Tobia!». Gli rispose: «Eccomi». Riprese: «Questa notte dobbiamo alloggiare presso Raguele, che è tuo parente. Egli ha una figlia chiamata Sara e all’infuori di Sara non ha altro figlio o figlia. A te, come parente più stretto, spetta il diritto di sposarla più di qualunque altro uomo e di avere in eredità i beni di suo padre. È una ragazza saggia, coraggiosa, molto graziosa e suo padre è una brava persona». E aggiunse: «Tu hai il diritto di sposarla. Ascoltami, fratello: io parlerò della fanciulla al padre questa sera, per serbartela come fidanzata».

VANGELO Mt 26, 1-5
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo. Terminati tutti questi discorsi, il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi sapete che fra due giorni è la Pasqua e il Figlio dell’uomo sarà consegnato per essere crocifisso». Allora i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo si riunirono nel palazzo del sommo sacerdote, che si chiamava Caifa, e tennero consiglio per catturare Gesù con un inganno e farlo morire. Dicevano però: «Non durante la festa, perché non avvenga una rivolta fra il popolo».

Vangelo

Voi sapete che tra due giorni è Pasqua”. Non so se ci caliamo mai nella parte dei grandi personaggi giudei della Pasqua di Gesù: sommi sacerdoti, scribi, gente del potere religioso di quel tempo. Tutta gente non solo che conta, ma anche gente istruita, gente che aveva fede. Gente che sapeva benissimo, mentre si era nell’imminenza della Pasqua, del mistero che sarebbe stato celebrato. Tutta Gerusalemme era in fermento per questo motivo, già da molti giorni prima. È in questo contesto di fede e di festa che essi si radunano per pensare come togliere di mezzo Gesù una volta per sempre.

“I capi del popolo e i sacerdoti si riunirono nel palazzo del sommo sacerdote che si chiamava Caifa, e tennero consiglio per catturare Gesù”. Nel rileggere questa frase ci domandiamo come sia stato possibile. Come è stato possibile che proprio loro, proprio i più istruiti si riunissero per catturare Gesù? Tra l’altro non in un posto qualunque, ma nella casa del sommo sacerdote che era l’autorità massima della fede in Israele. Come è possibile che questa casa sia diventata non il luogo della santità ma il luogo della congiura? Come è possibile che questa casa sia diventata non il luogo in cui crescere secondo la Scrittura, ma il luogo nel quale calpestare i valori della fede? Non ci deve stupire più di tanto la cosa. Non basta il luogo, non basta il ruolo per avere fede. La fede si accende dove c’è un cuore che “teme” Dio, che lo rispetta. Evidentemente tutti questi personaggi hanno molto a che fare con l’amministrazione delle cose di fede, ma non con la fede in sé. Il loro credo è formale, non tocca la vita, non accende passione nel cuore. Ecco perché tutto va avanti come su un copione, tutto congiura contro Gesù. Nel luogo della santità, nella casa degli uomini di fede.

Voi sapete che il Figlio dell’uomo verrà consegnato per essere crocifisso”. Gesù partecipa di tutto questo. Il discepolo non prende parte a queste cose, non sa di cosa si sta macchinando nella casa di Caifa, si aspetta solo una Pasqua come le altre, una Pasqua nella quale il loro Maestro li prenderà in disparte per vivere con fede più intensa la festa più grande dell’anno. Gesù, al contrario, cerca di preparare un’ultima volta il discepolo e, ormai nell’imminenza degli eventi che accadranno, ancora dice ciò che avverrà, ancora si sofferma su ciò che deve accadere a Lui. Certo il discepolo non deve avere capito molto se, poi, di fatto, vedremo i discepoli impegnati nei preparativi della festa senza tenere conto di quello che il Signore aveva detto. Sarà solamente dopo la sua risurrezione che penseranno e ripenseranno a quelle parole di Gesù. Così Gesù ricorda a tutti che non basta sapere che arriva Pasqua, ma occorre il cuore per viverla.

Il nostro cammino di fede

Anche noi potremmo partecipare alla Pasqua da estranei, anche noi potremmo passare nella schiera di coloro che, certo, sanno bene che arriva la Pasqua, ma non la vivono, non la sentono, non ne sono impressionati. Anche noi possiamo sapere tutti i fatti della vita di Cristo che si susseguiranno in questi giorni. Potremmo snocciolarli a memoria, potremmo ripeterli nella loro consequenzialità, dal momento che li abbiamo sentiti molte volte. Ma questa non è la conoscenza che ha in mente il Signore! Il Signore pensa ad altro genere di conoscenza, quella che deriva dall’amore. Quando c’è amore per Cristo, allora non solo si conosce dall’esterno, ma si partecipa agli eventi della vita di Cristo. Il Signore sta preparando i suoi discepoli per dire che dovranno poi rimotivare, alla luce della Pasqua, il senso della loro partecipazione al cenacolo. Così come dovranno rivedere la loro partecipazione al calvario. Così come dovranno poi ripensare a ciò che sarà il mattino di Pasqua, nella gioia della risurrezione. Il Signore mira a quella conoscenza che nasce dall’amore, non alla conoscenza che nasce dal solo sapere intellettuale, esteriore, senza coinvolgimento. Di qui la domanda centrale per noi: a noi basterà una conoscenza superficiale o vorremo calarci in una conoscenza viva della passione del Signore? A noi basterà saper dire gli eventi che si susseguirono o vorremo entrare più in profondità in comunione con il Signore che soffre, muore e risorge per noi?

Teniamo la domanda nel cuore, se vogliamo vivere questa Pasqua con l’attenzione del cuore di chi vuole penetrare tutti gli ultimi momenti della vita di Cristo con il cuore puro.

Intenzioni di preghiera

Preghiamo per tutti noi, perché impariamo a vivere la Pasqua come un’occasione unica di comunione con il Signore.

Preghiamo anche per coloro che oggi vivono il “potere” nei luoghi più santi della fede. Preghiamo perché sappiano bene che non è né il ruolo né il luogo a salvarli, ma solo la partecipazione del cuore agli eventi della vita di Cristo. Preghiamo perché ci sia, anche per i nostri pastori, una vera conversione del cuore, per imparare a stare sempre nelle orme di Gesù Maestro.

Preghiamo, soprattutto, per il Papa, perché ci sia, anche in questa Pasqua, maestro.

2023-03-31T12:23:38+02:00