Pasqua di Risurrezione
La sapienza nuova
Che cosa ha da dire a noi questa Pasqua, seconda nella pandemia? Per carità, molto diversa da quella dello scorso anno, senza fedeli, eppure ancora nelle ristrettezze, nelle incertezze, nella non normalità sperimentata per anni!
Che cosa ha da dire a noi questa Pasqua nell’anno di riflessione sulla sapienza? Qual’ è la sapienza della Pasqua?
Vorrei concludere quell’itinerario sui personaggi maggiori della Pasqua che abbiamo vissuto in tutto il triduo pasquale. Il personaggio maggiore del Vangelo di oggi è colui che viene scambiato per il giardiniere, ovvero il Cristo Risorto.
Atti
At 1, 1-8a
Lettura degli Atti degli Apostoli
Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo. Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo». Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi».
Corinti
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, a voi ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana.
Vangelo
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, a voi ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana.
Vangelo: un uomo, un giardiniere
Ma come è potuto venire in mente a Maria di Magdala di scambiare quell’uomo nel giardino per il giardiniere?
Lei lo aveva conosciuto bene. Lei aveva ricevuto da lui quella liberazione interiore che l’aveva poi portata a seguirlo. Lei era stata sua “discepola”, per così dire, nel senso che da quel primo incontro di liberazione lo aveva seguito sulle strade del suo ministero. Lei era così intima alla compagnia dei discepoli da essere presente a Gerusalemme, in quella Pasqua così singolare. Lei lo aveva visto fino all’ultimo, dal momento che, sotto la Croce, c’era anche lei! Non lo vedeva da tre giorni… non da una vita! Com’è che non lo ha riconosciuto? Perché lo ha scambiato per il giardiniere?
Questo è il primo indizio della risurrezione. Quell’evento sfolgorante che è il risorgere ha profondamente cambiato il Cristo. Se Maria Maddalena aveva conosciuto il Gesù terreno, l’uomo Gesù, pur credendo alla sua divinità, ora si trova davanti al Risorto, al Dio fatto uomo che, ora, è pieno di splendore. Se l’ultima immagine che Maria Maddalena aveva del Cristo era quella di un uomo sconvolto dal dolore, quella di un corpo martoriato, quella di un corpo esanime, ora, mentre ella è andata al sepolcro per rivedere quel corpo, per ungere quel corpo, per pulire quel corpo, si trova davanti il Risorto vivo, glorioso, splendente. Non avrebbe mai potuto riconoscerlo. La Risurrezione ha completamente cambiato il Cristo che è ancora l’uomo dei dolori, che mostrerà ancora i segni della passione, proprio per farsi riconoscere dai suoi, ma che è profondamente cambiato perché glorificato da Dio Padre che lo ha fatto risorgere dai morti.
È traccia di tutto questo il breve ma incisivo dialogo tra il Risorto e la Maddalena.
Sono gli angeli che iniziano il dialogo: “Donna perchè piangi, chi cerchi?”. Per poi scomparire subito.
Alla domanda la Maddalena risponde con i toni dell’affetto: “hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto”. Il “mio” Signore. La sapienza della Maddalena è la sapienza di chi ama, la sapienza di chi vorrebbe trattenere per sé il Signore. Sapendo bene che non è possibile impossessarsi di Cristo! Eppure, ella lo chiama “il mio Signore”, lasciando trasparire tutto l’affetto possibile per il Cristo. È così intenta in quello che sta dicendo che, mentre si volta, scorge colui che ritiene il custode del giardino. Non sa ancora che è il Cristo! Non sa ancora che è il Risorto! Come avrebbe potuto? Come immaginare che sia proprio Lui, il Cristo nuovamente presente? Immagine bellissima: il Risorto che nel primo incontro al mattino di Pasqua, si preoccupa del dolore di una donna, si preoccupa del suo pianto. In continuità con molteplici episodi del Vangelo, Gesù, con tenerezza, si interessa del pianto di una donna, del dolore di una donna. Non ci sono rivelazioni sfolgoranti al mattino di Pasqua, non ci sono minacce per l’uomo che ha preteso perfino di mettere le mani sul Figlio di Dio. C’è proprio Lui, il Figlio di Dio, il Risorto che, con immensa tenerezza, si prende cura delle lacrime di una donna.
Ella chiede, con gentilezza, dove ha messo quel corpo. Chiede dove può recuperarlo. Non si domanda come potrà fare, lei che è donna, a spostare il corpo di un uomo morto. Non si domanda come potrà girare, lei sola, con un morto da riportare in una tomba. Non si cura di queste cose: lei vuole solo riavere il corpo del Signore per onorarlo con una degna sepoltura.
È solo nel timbro della voce, è solo nel sentirsi chiamata per nome che ella comprende. Di nuovo un gesto “storico” per così dire, di Cristo. Lui che aveva chiamato per nome, uno ad uno, coloro che aveva invitato alla sequela. Lui che ad alcuni aveva cambiato il nome, per indicare la futura vocazione, chiama anche questa donna con il suo nome proprio, lo stesso nome di sua Madre: Myriam, Maria!
Il Risorto ancora dà a lei il senso di una nuova chiamata, il senso di una nuova vocazione. Lei non deve essere solo quella che lo ha seguito, quella che ha messo i suoi beni a sua disposizione. Lei dovrà essere quella che accoglie il suo invito: “và dai miei fratelli e dì loro: salgo al Padre mio e padre vostro, Dio mio e Dio vostro”. Un annuncio sfolgorante. Il Risorto non minaccia nessuno, non punisce nessuno, non spaventa nessuno. Dà solo il comando di radunarsi nel nome di quell’unico Padre che aveva già predicato nel suo ministero. Mentre Lui si prepara al ritorno gioioso al Padre, realtà che noi non possiamo nemmeno lontanamente immaginare, Maria avrà un compito nuovo: radunare i discepoli perché si radunino nel nome del Padre.
La sapienza del Risorto è questa: la sapienza del Cristo che si fa vedere, si intrattiene ad ascoltare, si ferma a consolare, domanda di riprendere il comune raduno, invita tutti ad invocare il Padre del cielo con fiducia.
Perché sia una Pasqua maggiore vissuta con sapienza
Carissimi, veniamo da un anno difficile e tribolato, un anno pieno di preoccupazioni, un anno che ha profondamente cambiato il nostro modo di vivere e che ha imposto una nuova interpretazione delle cose, del tempo, delle relazioni, del lavoro, degli affetti…
In questo tempo celebriamo questa “Pasqua maggiore”, cioè siamo ritornati a vivere quegli eventi ultimi della vita di Cristo che fondano la nostra fede e che danno senso alla nostra speranza. Cos’hanno da dire a noi in questa Pasqua “nuova” come la chiama il nostro Vescovo? Cos’hanno da proporci mentre cerchiamo quella sapienza che, sola, ci consente di vivere appieno, nonostante quello che capita?
Credo che questa Pasqua maggiore ci dica che il Signore non compare con segni sfolgoranti, con maledizioni per i cattivi e premi per i buoni. Se mai farà così, non è certo questo il tempo! Anche oggi il Risorto appare per mostrarsi compagno di viaggio: di una donna, occupandosi del suo pianto e del suo dolore; ma anche di un discepolo incredulo al quale consentirà di mettere la mano nel suo costato; di un discepolo in fuga, al quale chiederà di ritornare sui propri passi dopo essersi fatto riconoscere nello spezzare del pane; al gruppo dei discepoli mentre, di nuovo, saranno sul lago di Tiberiade…
il Signore risorto non muta di colpo la vita ma permette a tutTi di riprendere un cammino. Il che significa che il Signore non risorge per vincere in un colpo tutti i mali dell’uomo e nemmeno questa terribile pandemia. Risorge per essere il compagno di viaggio. Ecco la prima sapienza che ci viene chiesto di fare nostra.
Il Signore risorto chiama per nome. Il Signore continua a chiamare coloro che ha già chiamato, ovvero me, te, tutti noi che, in qualche modo, da anni, lo seguiamo o, per lo meno tentiamo di farlo! È un invito a non interrompere il cammino di fede, è un invito alla fiducia in Lui e nel Padre che lo ha mandato. È la seconda sapienza di Pasqua da fare nostra.
Il Signore risorto chiama a radunarsi. Quasi che sia impossibile vivere la Pasqua da soli. Nemmeno la Maddalena, che è la prima di quelli che lo vedono, può stare da sola a godersi il primato! Nemmeno lei! La sapienza del Risorto è quella di chi invita a fare, di nuovo, una scelta comunitaria, a non stare soli, a non pensare di poter vivere da soli la vita con tutte le sue bellezze e le sue difficoltà. La Pasqua, più che mai, ci insegna che la sapienza del risorto è sapienza di comunione. È questa la terza sapienza di Pasqua che ci è chiesto di fare nostra.
Miei cari, è a noi che è proposta questa multiforme sapienza di Pasqua. È a noi che viene chiesto di riprendere un cammino, di sentirci chiamati per nome, di tornare a radunarci nel nome del Padre. Anche in questa stanchezza e in queste preoccupazioni per il presente, per il futuro, a noi è chiesto di dire a tutti che la sapienza di vita di chi crede nel Risorto è quella di chi si sente chiamato, è quella di chi non molla e riprende il cammino, è quella di chi invita ad una comunione.
Possa la nostra comunità scoprire questa sapienza.
Possa ciascuno di noi aderire a questa sapienza.
Possa chi ha celebrato i giorni della passione nutrito dai personaggi maggiori della Pasqua, vivere quella Pasqua maggiore del cuore che, senz’altro, si saprà tradurre in sapienza di vita!
Buona Pasqua.
Sia lodato Gesù Cristo.