Sabato 04 maggio

Settimana della 5 domenica di Pasqua – sabato

La spiritualità di questa settimana

Entriamo così nel cuore di questa festa di Santa Croce, mentre concludiamo questa settimana di Pasqua.

La Parola di questo giorno

LETTURA At 27, 1-11. 14-15. 21-26. 35-39. 41-44
Lettura degli Atti degli Apostoli

In quei giorni. Quando fu deciso che ci imbarcassimo per l’Italia, consegnarono Paolo, insieme ad alcuni altri prigionieri, a un centurione di nome Giulio, della coorte Augusta. Salimmo su una nave della città di Adramitto, che stava per partire verso i porti della provincia d’Asia, e salpammo, avendo con noi Aristarco, un Macèdone di Tessalònica. Il giorno dopo facemmo scalo a Sidone, e Giulio, trattando Paolo con benevolenza, gli permise di recarsi dagli amici e di riceverne le cure. Salpati di là, navigammo al riparo di Cipro a motivo dei venti contrari e, attraversato il mare della Cilìcia e della Panfìlia, giungemmo a Mira di Licia. Qui il centurione trovò una nave di Alessandria diretta in Italia e ci fece salire a bordo. Navigammo lentamente parecchi giorni, giungendo a fatica all’altezza di Cnido. Poi, siccome il vento non ci permetteva di approdare, prendemmo a navigare al riparo di Creta, dalle parti di Salmone; la costeggiammo a fatica e giungemmo in una località chiamata Buoni Porti, vicino alla quale si trova la città di Lasèa. Era trascorso molto tempo e la navigazione era ormai pericolosa, perché era già passata anche la festa dell’Espiazione; Paolo perciò raccomandava loro: «Uomini, vedo che la navigazione sta per diventare pericolosa e molto dannosa, non solo per il carico e per la nave, ma anche per le nostre vite». Il centurione dava però ascolto al pilota e al capitano della nave più che alle parole di Paolo. Ma non molto tempo dopo si scatenò dall’isola un vento di uragano, detto Euroaquilone. La nave fu travolta e non riusciva a resistere al vento: abbandonati in sua balìa, andavamo alla deriva. Da molto tempo non si mangiava; Paolo allora, alzatosi in mezzo a loro, disse: «Uomini, avreste dovuto dar retta a me e non salpare da Creta; avremmo evitato questo pericolo e questo danno. Ma ora vi invito a farvi coraggio, perché non ci sarà alcuna perdita di vite umane in mezzo a voi, ma solo della nave. Mi si è presentato infatti questa notte un angelo di quel Dio al quale io appartengo e che servo, e mi ha detto: “Non temere, Paolo; tu devi comparire davanti a Cesare, ed ecco, Dio ha voluto conservarti tutti i tuoi compagni di navigazione”. Perciò, uomini, non perdetevi di coraggio; ho fiducia in Dio che avverrà come mi è stato detto. Dovremo però andare a finire su qualche isola». Detto questo, prese un pane, rese grazie a Dio davanti a tutti, lo spezzò e cominciò a mangiare. Tutti si fecero coraggio e anch’essi presero cibo. Sulla nave eravamo complessivamente duecentosettantasei persone. Quando si furono rifocillati, alleggerirono la nave gettando il frumento in mare. Quando si fece giorno, non riuscivano a riconoscere la terra; notarono però un’insenatura con una spiaggia e decisero, se possibile, di spingervi la nave. Ma incapparono in una secca e la nave si incagliò: mentre la prua, arenata, rimaneva immobile, la poppa si sfasciava sotto la violenza delle onde. I soldati presero la decisione di uccidere i prigionieri, per evitare che qualcuno fuggisse a nuoto; ma il centurione, volendo salvare Paolo, impedì loro di attuare questo proposito. Diede ordine che si gettassero per primi quelli che sapevano nuotare e raggiungessero terra; poi gli altri, chi su tavole, chi su altri rottami della nave. E così tutti poterono mettersi in salvo a terra.

SALMO Sal 46 (47)

A te la gloria, o Dio, re dell’universo.
Oppure Alleluia, alleluia, alleluia.

Popoli tutti, battete le mani!
Acclamate Dio con grida di gioia,
perché terribile è il Signore, l’Altissimo,
grande re su tutta la terra. R

Cantate inni a Dio, cantate inni,
cantate inni al nostro re, cantate inni;
perché Dio è re di tutta la terra,
cantate inni con arte. R

I capi dei popoli si sono raccolti
come popolo del Dio di Abramo.
Sì, a Dio appartengono i poteri della terra:
egli è eccelso. R

EPISTOLA 1Cor 13, 1-13
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita. E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe. La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino. Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!

VANGELO Gv 13, 12a. 16-20
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Quando ebbe lavato i piedi ai discepoli, il Signore Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica. Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto, ma deve compiersi la Scrittura: “Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno”. Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono. In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».

Atti

Oggi, a mio avviso, la pagina più bella e più ricca di umanità è quella degli Atti. Abbiamo sentito il racconto del viaggio di Paolo, delle fatiche della navigazione, dei consigli di Paolo e del naufragio che la nave fa proprio per non avere ascoltato la sua parola. Tra questi racconti storici ci sono però alcune parole di Paolo che sono davvero degne di nota.

Anzitutto il suo prendersi a cuore la sorte delle persone. È bellissimo sapere che Paolo si prende cura dei suoi compagni di viaggio che nemmeno conosce, prega per loro e, se tutti si salvano, come dice riferendoci le parole dell’angelo della visione, è proprio per “merito” suo. La sua presenza ottiene che nessuna vita umana si perda in quel terribile naufragio.

In secondo luogo mi sembra molto interessante far notare che Paolo, mentre è sulla nave e prima che arrivi l’ultimo atto del naufragio, celebra l’Eucarestia. Il rendimento di grazie sul pane allude, infatti, a questo sacramento. Non importa se non ci sono cristiani. Non importa se solo lui e pochi altri conoscono davvero il significato di quel gesto singolare. Conta solo che la benedizione che nascerà da quel gesto sarà a vantaggio di tutti. Paolo lo sa molto bene e, per questo, celebra la Messa, potremmo dire, per tutti.

Infine mi pare molto bello considerare come tutti, davvero, si salvano. La potenza di Dio è tanto grande da agire anche per mezzo del centurione, che, opponendosi alla volontà dei soldati di uccidere i prigionieri, permette a tutti di essere salvi.

Sono tre considerazioni utili anche a rileggere l’epistola.

Corinti

L’inno all’amore è, forse, la pagina più nota di San Paolo e ci aiuta a comprendere come Paolo sia interprete e strumento dell’amore di Dio. Paolo ne è interprete nell’annunciare a tutti la salvezza e a comportarsi, come abbiamo visto dagli Atti, in modo tale da essere sempre in comunione con tutti. Una comunione reale, una comunione in umanità che abbraccia tutti, schiavi e liberi, uomini e donne, militari e civili, pagani e cristiani, credenti e non credenti. Davvero, per San Paolo, non c’è alcuna distinzione che tenga, perché sa che tutti gli uomini sono, in Cristo, una cosa sola.

In secondo luogo, l’inno all’amore diventa una preghiera, una contemplazione dell’amore di Dio che salva tutti. Paolo comprende che questa forza di amore, che è la forza che governa persino la Trinità, è l’unica forza di amore a cui può aggrapparsi l’uomo se vuole vivere giorni felici. L’unica promessa di bene, l’unica promessa che diventa speranza per il futuro è solo quella dell’amore. Ecco perché San Paolo invita a vivere una vita intera a spendersi in parole, in opere, in gesti di amore.

Vangelo

Così come anche il Vangelo diventa un invito ad imitare, in tutti i modi in cui è possibile, in tutte le forme che lo stesso Spirito Santo suscita, la vita di Gesù. Questo è il cuore, l’essenza di una vita veramente cristiana.

A Maria

Infine un pensiero alla Vergine Maria in questo mese di maggio. Tutta la vita di Maria è stata un’esistenza improntata all’amore. Lei, chiamata dall’Amore del Padre ad un compito unico e singolare, non solo ha vissuto la sua vocazione come vocazione all’amore, ma ha dato profonda testimonianza di come non ci sia altro modo per rendere la vita unica, saggia, intensa, bella. Una vita è piena solo quando si dedica alle opere di amore.

Per noi e per il nostro cammino di fede

Stiamo concludendo questo Triduo di preparazione alla festa di Santa Croce e alla contemplazione della Sacra Spina. Credo che sia del tutto fondamentale, per tutti noi, comprendere che questa contemplazione deve essere una contemplazione di amore. Se noi siamo qui a pregare, se noi siamo qui davanti a questa reliquia, è perché l’amore del Signore in qualche modo ci ha raggiunto, ci ha toccato, ci ha commosso, ci ha aperto gli occhi e il cuore. Credo che sia bellissimo continuare a vivere una vita autenticamente cristiana, ovvero toccata dall’amore del Signore.

Così che noi, come possiamo, con quello che le nostre forze concedono, possiamo sempre più consegnarci all’amore e trasformare la nostra vita in un atto di amore a Dio. Chiediamo al Signore questa grazia, perché le nostre piccole opere di ogni giorno possano essere ispirate all’amore di Dio che tutto sostiene, tutto copre, tutto sopporta e che concede a noi di sperare ogni bene in Lui, che è l’autore di ogni Bene.

Provocazioni dalla Parola

  • Come vivo la trasformazione di amore di cui questi testi mi hanno parlato?
  • Sento che l’amore di Dio mi raggiunge e mi sostiene ogni giorno?
  • Lascio che la Parola di Dio mi apra a questa contemplazione di amore?
2024-04-26T09:33:02+02:00