Settimana della 8 domenica dopo Pentecoste – giovedì
La Parola di Dio per questo giorno
LETTURA 1Sam 24, 2-13. 17-23
Lettura del primo libro di Samuele
In quei giorni. Quando Saul tornò dall’azione contro i Filistei, gli riferirono: «Ecco, Davide è nel deserto di Engàddi». Saul scelse tremila uomini valorosi in tutto Israele e partì alla ricerca di Davide e dei suoi uomini di fronte alle Rocce dei Caprioli. Arrivò ai recinti delle greggi lungo la strada, ove c’era una caverna. Saul vi entrò per coprire i suoi piedi, mentre Davide e i suoi uomini se ne stavano in fondo alla caverna. Gli uomini di Davide gli dissero: «Ecco il giorno in cui il Signore ti dice: “Vedi, pongo nelle tue mani il tuo nemico: trattalo come vuoi”». Davide si alzò e tagliò un lembo del mantello di Saul, senza farsene accorgere. Ma ecco, dopo aver fatto questo, Davide si sentì battere il cuore per aver tagliato un lembo del mantello di Saul. Poi disse ai suoi uomini: «Mi guardi il Signore dal fare simile cosa al mio signore, al consacrato del Signore, dallo stendere la mano su di lui, perché è il consacrato del Signore». Davide a stento dissuase con le parole i suoi uomini e non permise loro che si avventassero contro Saul. Saul uscì dalla caverna e tornò sulla via. Dopo questo fatto, Davide si alzò, uscì dalla grotta e gridò a Saul: «O re, mio signore!». Saul si voltò indietro e Davide si inginocchiò con la faccia a terra e si prostrò. Davide disse a Saul: «Perché ascolti la voce di chi dice: “Ecco, Davide cerca il tuo male”? Ecco, in questo giorno i tuoi occhi hanno visto che il Signore ti aveva messo oggi nelle mie mani nella caverna; mi si diceva di ucciderti, ma ho avuto pietà di te e ho detto: “Non stenderò le mani sul mio signore, perché egli è il consacrato del Signore”. Guarda, padre mio, guarda il lembo del tuo mantello nella mia mano: quando ho staccato questo lembo dal tuo mantello nella caverna, non ti ho ucciso. Riconosci dunque e vedi che non c’è in me alcun male né ribellione, né ho peccato contro di te; invece tu vai insidiando la mia vita per sopprimerla. Sia giudice il Signore tra me e te e mi faccia giustizia il Signore nei tuoi confronti; ma la mia mano non sarà mai contro di te». Quando Davide ebbe finito di rivolgere a Saul queste parole, Saul disse: «È questa la tua voce, Davide, figlio mio?». Saul alzò la voce e pianse. Poi continuò rivolto a Davide: «Tu sei più giusto di me, perché mi hai reso il bene, mentre io ti ho reso il male. Oggi mi hai dimostrato che agisci bene con me e che il Signore mi aveva abbandonato nelle tue mani e tu non mi hai ucciso. Quando mai uno trova il suo nemico e lo lascia andare sulla buona strada? Il Signore ti ricompensi per quanto hai fatto a me oggi. Ora, ecco, sono persuaso che certamente regnerai e che sarà saldo nelle tue mani il regno d’Israele. Ma tu giurami ora per il Signore che non eliminerai dopo di me la mia discendenza e non cancellerai il mio nome dalla casa di mio padre». Davide giurò a Saul. Saul tornò a casa, mentre Davide con i suoi uomini salì al rifugio.
SALMO Sal 56 (57)
A te mi affido: salvami, Signore!
Pietà di me, pietà di me, o Dio,
in te si rifugia l’anima mia;
all’ombra delle tue ali mi rifugio
finché l’insidia sia passata. R
Invocherò Dio, l’Altissimo,
Dio che fa tutto per me.
Mandi dal cielo a salvarmi,
confonda chi vuole inghiottirmi;
Dio mandi il suo amore e la sua fedeltà. R
Innàlzati sopra il cielo, o Dio,
su tutta la terra la tua gloria.
Grande fino ai cieli è il tuo amore
e fino alle nubi la tua fedeltà. R
VANGELO Lc 10, 25-37
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova il Signore Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».
Vangelo
Tutti conosciamo molto bene questa parabola e tutti capiamo bene che prendersi cura del prossimo è uno dei grandi capisaldi della fede e della morale cristiana. Spesso, però, siamo nella condizione del dottore della legge che conosce già le risposte “giuste” secondo la fede, ma è del tutto incapace di viverle. Il dottore della legge sa già quale risposta darà il Signore alla sua domanda, sa bene quali sono i “comandamenti “a cui attenersi per avere la vita eterna. Eppure non ha ancora compreso come metterli in atto, come viverli nella vita concreta di ogni giorno. Gesù, raccontando la parabola del buon Samaritano, con molta semplicità glielo spiega. Non esistono giorni buoni per compiere la volontà di Dio e giorni avversi: tutti i giorni, allo stesso modo, contengono molti inviti a mettere in pratica il Vangelo. Non esistono uomini per i quali vale la pena di impegnarsi e uomini verso i quali non vale la pena di fare più di tanto. Tutti gli uomini devono essere visti come figli di Dio e come persone verso le quali impegnarsi per dare la propria testimonianza di fede. La breve parabola raccontata dal Signore intende solamente dire questa verità che il dottore della legge già conosce bene, ma che ancora deve depositare nella sua coscienza perché diventi una vera e propria regola di vita.
Samuele
Così comprendiamo anche la storia di Davide. Davide ha vinto una battaglia, quella contro Golia, è entrato a far parte della corte, ma il re, invece di essergli grato per la liberazione dal nemico che ha compiuto, diventa geloso di lui. Lo vorrebbe perfino morto. Così Davide si deve difendere, insieme ad alcuni fidati amici che diventano la sua scorta e i suoi consiglieri. È proprio a Davide che capita l’occasione di potersi liberare da Saul una volta per tutte e i suoi amici e consiglieri gli dicono di approfittare della situazione, di ucciderlo mentre è in una condizione di inferiorità che rende a loro possibile un agguato nel quale il re venga ucciso. È un piano umano, un piano politico. Se vogliamo ben vedere nemmeno così sbagliato: Davide ha subito molto ed è nella posizione di un riscatto: perché non approfittarne? Davide, invece, ragiona in un altro modo, ragiona con la sua fede. Egli sa bene che il re è sempre un “consacrato del Signore”, buono o vile che sia! Per questo si domanda: come poter stendere la mano contro un alleato di Dio? Come poter uccidere un uomo scelto da Dio? Davide capisce che, in fondo, quell’uomo che vuole la sua morte è comunque suo prossimo e, ben prima che il Signore raccontasse questa parabola, capisce che si deve fermare, che non può approfittare della situazione, ma deve lasciare il campo a valori più grandi e ad altre cose che Dio stesso può avere preparato. Davide, anzitempo, mette in pratica quell’insegnamento di fede che era parte del patrimonio della fede ebraica, anche se molto difficile da vivere.
Per noi
Spesso noi assomigliamo, come dicevo, al dottore della legge. Anche noi sappiamo bene come dovremmo comportarci. Anche noi sappiamo bene quali valori dovremmo mettere in campo. Eppure, di fronte ad alcune situazioni, ci arrendiamo, non sappiamo bene cosa fare, cosa dire, come reagire. Ci chiudiamo in schemi di pensiero che, di fatto, ripropongono solamente ciò che gli uomini pensano, senza saper andare oltre per osare qualcosa di più. Le due Scritture di oggi, nel loro insieme, ci stanno dicendo che l’uomo di Dio pensa proprio in modo diverso, agisce in modo diverso dagli altri. Non si attacca alla vendetta, alla ripicca, non chiama in causa Dio in modo sbagliato, ma illumina, con la sua attenzione, con il suo ascolto, con il suo servizio, qualsiasi situazione. Anche quando non toccherebbe lui intervenire, anche quando si potrebbe lasciar fare agli altri. L’uomo di Dio trova sempre la forza per mettere in campo dei valori che sono oltre quello che sembra possibile sostenere o fare.
- Siamo pronti per abbracciare questa logica di vita?
- Sappiamo anche noi spingerci oltre quello che una situazione ci fa immediatamente vedere?
- Sappiamo essere “segno di speranza”, oltre lo spirito di rivalità, oltre lo spirito di ripicca, oltre ciò che sarebbe giusto?
Chiediamo al Signore questa grazia: la grazia di essere davvero oltre quello che tutti sanno vedere, fare, dire, interpretare.
Solo in questo modo sapremo mantenere vivo il nostro rapporto di fede con Dio, solo in questo modo sapremo essere sale, luce per tutti, con un comportamento provocatorio, controcorrente, in grado di sfidare le cose della storia, senza mai rassegnarsi a ciò che, per lo più, avviene.
Non è questo, in fondo, il compito del cristiano nel mondo? Ieri, oggi, sempre.