Venerdì 04 settembre

Settimana della 1 domenica dopo il martirio – Venerdì

Vangelo

Lc 16,19-31
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

Non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”. La frase finale del Vangelo è sotto gli occhi di noi tutti, nella sua verità. Cristo è risorto dai morti ma non tutti credono, non tutti vivono i valori della fede, non tutti sono pronti a scommettere la vita su quei valori rivelati nella fede già nei secoli antichi e definitivamente con Cristo. Il dramma della parabola è il dramma di tutti i tempi e, quindi, anche dei nostri giorni. È il dramma per cui tutti ci agitiamo per molte cose, facciamo molte cose, siamo presi dalle cose della vita e, tra queste, il lavoro e quella profonda attenzione all’accumulo che tutti abbiamo. La parabola insegna bene che arriva un giorno in cui, di tutto questo, non rimarrà niente e di tutto questo non servirà niente. È il giorno della morte, nel quale si vede bene ogni cosa della vita e ciascuna cosa acquisterà un valore diverso. Ma sarà troppo tardi se arriveremo a comprendere questo solo di fronte a Dio! È adesso, è il tempo di questa vita il tempo nel quale crescere nella professione di tutti quei valori che portano a vivere bene l’esistenza e ci aprono ad una riflessione sul futuro, sul tempo della vita in Dio, che dovrebbe essere, come dicevamo l’altro giorno, il punto di riferimento costante della nostra esistenza. La legge e i profeti, la rivelazione di Cristo che le rende vere e perenni, dovrebbero essere il punto di riferimento costante della nostra vita, della nostra fede. Come Gesù dice, però, non tutti viviamo allo stesso modo. Alcuni pretendono chissà quale miracolo, ma se la stessa parola di Dio non ha la forza per smuovere costoro dalle proprie posizioni, difficilmente costoro saranno smossi anche da un fatto eclatante come potrebbe essere la risurrezione di un morto.

1 Petri

1Pt 2,13-25
Lettura della prima lettera di san Pietro apostolo

Carissimi, vivete sottomessi ad ogni umana autorità per amore del Signore: sia al re come sovrano, sia ai governatori come inviati da lui per punire i malfattori e premiare quelli che fanno il bene. Perché questa è la volontà di Dio: che, operando il bene, voi chiudiate la bocca all’ignoranza degli stolti, come uomini liberi, servendovi della libertà non come di un velo per coprire la malizia, ma come servi di Dio. Onorate tutti, amate i vostri fratelli, temete Dio, onorate il re. Domestici, state sottomessi con profondo rispetto ai vostri padroni, non solo a quelli buoni e miti, ma anche a quelli prepotenti. Questa è grazia: subire afflizioni, soffrendo ingiustamente a causa della conoscenza di Dio; che gloria sarebbe, infatti, sopportare di essere percossi quando si è colpevoli? Ma se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio. A questo infatti siete stati chiamati, perché anche Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme: egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca; insultato, non rispondeva con insulti, maltrattato, non minacciava vendetta, ma si affidava a colui che giudica con giustizia. Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti. Eravate erranti come pecore, ma ora siete stati ricondotti al pastore e custode delle vostre anime.

Forse – e i giovani lo sanno bene –  professare i valori del Vangelo non solo non attira simpatie, ma si rischia di essere messi ai margini, derisi da molti, appunto perché si è tuttora ancorati alle cose della fede. Forse in un piccolo paese come il nostro dove alcune tradizioni sono ancora ben salde, queste cose non si vedono più di tanto, ma in una grande città si capiscono benissimo e sono all’orine del giorno. San Pietro ci aiutava a riflettere proprio su questo tema. È proprio quando si è derisi che deve continuare la testimonianza. È proprio quando si è immersi in un contesto non cristiano che deve emergere con maggior grinta il proposito di essere fedeli al Vangelo. È proprio quando tutto sembra andare per un altro verso che occorre rimetterci nelle mani di Dio per avere quella forza con la quale si resiste a qualsiasi attacco, scherno, derisione, critica. Mi pare che San Pietro, con la sua ben nota praticità, ci stia invitando ad essere sempre noi stessi, ad essere sempre saldi nelle cose che riguardano la fede. Credo sia proprio di questo genere di testimonianza che noi abbiamo bisogno. Fino a quando non saremo fermi nella nostra professione di fede, fino a quando ci sarà un nascondersi del cristiano per paura di essere deriso, fino a quando non avremo la forza di uscire allo scoperto e di dire apertamente che dietro ad alcune nostre decisioni ci sono i nostri valori di fede non potremo dire di essere Chiesa che testimonia apertamente la sua speranza.

Per noi

  • Qual è la mia forza di fede?
  • Mi vergogno a testimoniare i valori del Vangelo o trovo in me la forza di farlo?

Credo davvero che il richiamo ad essere chiesa che testimonia la fede valga soprattutto per noi. Per noi che veniamo in Chiesa, per noi che abbiamo un rapporto stabile con la Parola di Dio, per noi che lasciamo che la fede continui a formarsi e ad approfondirsi vale il monito ad essere insieme di persone, gruppo che dice a tutti, senza paure, senza nascondimento alcuno, il perché di alcune nostre scelte di fede.

Credo proprio che sia questo ciò che più è necessario al nostro mondo. Senza questa forza, difficilmente riusciremo ad essere Chiesa che esce allo scoperto, che diventa missionaria, come tanto spesso papa Francesco ci dice.

Chiediamo allora questa forza e offriamo questa giornata proprio per continuare a professare quei valori del Vangelo che sono la base del nostro credo e che plasmano la nostra vita.

2020-08-30T23:00:23+02:00