Sabato 04 novembre

Settimana della 2 domenica dopo la dedicazione – sabato – San Carlo

Introduzione

Concludiamo questa settimana con la festa solenne di San Carlo, da tutti noi conosciuto ed amato.

La Parola di questo giorno

LETTURA 1Gv 3, 13-16
Lettura della prima lettera di san Giovanni apostolo

Non meravigliatevi, fratelli, se il mondo vi odia. Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte. Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida ha più la vita eterna che dimora in lui. In questo abbiamo conosciuto l’amore, nel fatto che egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli.

Oppure:

LETTURA AGIOGRAFICA
Vita di san Carlo Borromeo, vescovo

Carlo nacque ad Arona il 2 ottobre 1538 dalla nobile famiglia Borromeo. Per le consuetudini dell’alta società del tempo, poiché era secondogenito, fu associato fin dalla fanciullezza allo stato clericale. Quando lo zio materno venne eletto papa con il nome di Pio IV, Carlo fu subito chiamato a Roma come il primo e più stretto collaboratore del pontefice. All’età di 22 anni ricevette la porpora cardinalizia, con l’incarico di sovrintendere agli affari più importanti della Chiesa. Poco dopo fu nominato amministratore apostolico della diocesi di Milano, senza obbligo di residenza. Si impegnò coscienziosamente nel suo lavoro, soprattutto nell’ultimo periodo del Concilio di Trento e nella sua delicata fase conclusiva. Avvertì allora sempre più vivo il richiamo a una dedicazione più generosa al Signore. Gli incontri, le letture, le relazioni con personalità impegnate per la restaurazione della vita cristiana tracciarono il cammino verso una totale dedizione al ministero pastorale. Chiese di ricevere l’ordinazione sacerdotale, che gli fu conferita il 17 luglio 1563; e il 7 dicembre dello stesso anno, nel giorno dell’ordinazione di sant’Ambrogio, si fece consacrare vescovo. Ritenendosi, in forza dell’ordinazione, arcivescovo di Milano a tutti gli effetti, presentò al papa il 25 gennaio 1564 la richiesta del pallio: in realtà la nomina canonica ad arcivescovo gli giunse soltanto nel maggio di quello stesso anno. In obbedienza ai decreti del Concilio di Trento, decise di lasciare Roma e di trasferirsi a Milano per dimorare in mezzo al gregge che gli era stato affidato. Si consacrò totalmente al ministero episcopale, dando a tutti esempio di intensa preghiera, di ammirevole impegno pastorale, di austera penitenza. Attese con straordinaria energia all’opera della riforma, celebrando diversi concili provinciali e numerosi sinodi, visitando con assiduità la sua vasta arcidiocesi, istituendo i seminari per la formazione del clero, riconducendo le famiglie religiose alla giusta disciplina. Lasciò vari scritti, utili soprattutto ai vescovi per ben governare, e promosse la redazione del Catechismo dei parroci. Uomo di grande costanza e personalmente schivo, difese con fermezza i diritti e la libertà della Chiesa. Durante la peste organizzò l’assistenza ai malati e curò personalmente l’amministrazione dei sacramenti, giungendo a spogliare delle suppellettili la sua casa per dare sollievo all’indigenza. Mentre si trovava nella solitudine del Sacro Monte di Varallo per trascorrere alcuni giorni in profonda meditazione della passione di Cristo, fu assalito dalla febbre. Tornato a Milano, il male si aggravò: con gli occhi fissi al Crocifisso, morì il 3 novembre 1584. L’1 novembre 1610 papa Paolo V lo iscrisse nell’albo dei santi.

SALMO Sal 22 (23)

Il buon pastore dà la vita per le sue pecore.

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia. R

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza. R

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca. R

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni. R

EPISTOLA Ef 4, 1b-7. 11-13
Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini

Fratelli, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti. A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo.

VANGELO Gv 10, 11-15
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Diceva il Signore Gesù ai farisei: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore».

1 Giovanni

Tutti noi conosciamo molto bene la vita di San Carlo, soprattutto lo amiamo. Lo amiamo perché avvertiamo che, dopo Sant’Ambrogio, è la personalità che ha inciso maggiormente sulla vita della nostra Chiesa. Se siamo quello che siamo e se 5 secoli dopo siamo qui a vivere ancora educati dalle sue intuizioni e dalle istituzioni che egli ha promosso, è davvero perché riconosciamo in lui un gigante della fede, davvero amato per generazioni e generazioni. Eppure la Parola di Dio di oggi apriva con una frase molto diversa da quello che sentiamo: “Non meravigliatevi se il mondo vi odia”. San Carlo, in effetti, è stato odiato! Memorabile è l’episodio della vita del santo che ci ricorda dell’attentato che subì, perché San Carlo subì un attentato vero e proprio, con tanto di archibugio che viene ancora conservato tra le diverse cose che ricordano la sua vita. Odiato dai preti: pretendeva troppo. Odiato dalle suore, chiedeva di mettere in pratica quelle regole di vita dei monasteri che tutti conoscevano e che più nessuno metteva in pratica. Odiato anche da molta gente comune, che vedeva in lui un padre troppo esigente e un rigorista di altri tempi. San Carlo non è stato solo amato ma davvero odiato! Se noi andiamo a rileggere le sue parole ci rendiamo presto conto di questa verità: egli era davvero esigente. Esigente con sé stesso, esigente con la sua Chiesa e, quindi, esigente anche con gli altri! Non poteva essere che così! Quando la fede entra a tal punto in un’anima da diventare il tutto della sua vita, si diventa esigenti. Eppure noi che veniamo secoli dopo San Carlo, ci accorgiamo che quell’odio si è trasformato in amore, che quell’essere esigente ha portato frutto, che quel richiamo paterno ma anche qualche volta intransigente, è servito. Noi, che veniamo secoli dopo San Carlo, vediamo il frutto di quell’opera di vera e propria riforma della Chiesa che San Carlo non poté mai vedere terminata e che, invece, fu di aiuto grandioso alla Chiesa di tutti. Perché San Carlo non ha illuminato solo la Chiesa di Milano, ma la Chiesa universale.

Vangelo

È proprio con questo suo essere esigente e qualche volta intransigente che San Carlo ha amato la sua Chiesa ed è stato, per essa, pastore buono, pastore secondo il cuore di Cristo. Il suo modo di amare la comunità doveva essere quello del riportare i cuori a Cristo e, per far questo, non ha avuto paura di sferzare il suo tempo e di cercare di essere padre e maestro in un tempo di calamità. San Carlo ha dato la vita per questo. Tutti sappiamo che il suo ministero è stato davvero consumazione nelle cose della vita di ogni giorno: viaggi frequenti in un’epoca in cui non si viaggiava o si viaggiava pochissimo; alienazione del suo patrimonio e delle comodità e lussi che concedeva in favore dei poveri; visita frequente alle comunità cristiane di un territorio immenso; capacità di suscitare collaboratori che, come lui, vedevano nella Chiesa una madre da amare e una società da riformare con urgenza. Così San Carlo ci ricorda che la Chiesa non la si ama solo quando si cerca di appianare tutte le cose, solo quando si cerca di non avere ostacoli sul cammino, ma, a volte, spronando attraverso esempi negativi che capitano, per dire a tutti chi sono i veri modelli da seguire.

Provocazioni per il nostro cammino di fede

Credo che quest’oggi faremo molto bene a chiedere il dono di pastori che “inquietino la falsa pace delle coscienze”.  Credo che faremo bene a pregare perché ci siano dati pastori che sappiano anche spronare e dirigere il cammino, oltre quel desiderio di conciliazione sterile che tutti abbiamo in mente e che forse cerchiamo, ovvero la consolazione che viene dall’essere, per sempre, tutti in pace. Questo desiderio illusorio intanto ci porta a fare delle cose che non sono giuste e, poi, ci porta ad essere sempre meno esigenti, con noi stessi e con gli altri. L’ideale del cristiano non è quello di vivere in pace senza mai lasciarsi disturbare da nessuno, piuttosto ideale del cristiano è portare la pace di Cristo lì dove manca. Per fare questo, occorre anche la sua consolazione nelle difficoltà e nei dolori. Credo davvero che a tutti noi sia chiesto di essere un po’ esigenti, come San Carlo. A Lui chiediamo questa grazia per il nostro cammino di fede e per quello di tutta la Chiesa. Non cerchiamo sempre l’apprezzamento di tutti. Cerchiamo piuttosto la verità delle cose, delle situazioni, delle persone. Questo ci darà autorevolezza nell’essere modello del gregge.

Intenzioni di preghiera

  • Sono esigente con me stesso nel mio cammino di fede?
  • Sono pronto a spronare anche gli altri in questo cammino?
  • Cosa mi manca per essere davvero convincente?
2023-11-04T10:57:03+01:00