Tempo di avvento – 4° domenica – L’ingresso del Messia
Per introdurci
Vorrei dedicare questa quarta domenica di avvento, rileggendo insieme le scritture, al tema della consolazione nella preghiera.
- Ci è mai capitato di sentirci consolati nella preghiera?
- In che senso la preghiera può essere fonte di consolazione?
- Cosa dice Gesù sulla preghiera di consolazione?
La Parola di questa domenica
LETTURA Is 40, 1-11
Lettura del profeta Isaia
«Consolate, consolate il mio popolo – dice il vostro Dio –. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta, la sua colpa è scontata, perché ha ricevuto dalla mano del Signore il doppio per tutti i suoi peccati». Una voce grida: «Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata. Allora si rivelerà la gloria del Signore e tutti gli uomini insieme la vedranno, perché la bocca del Signore ha parlato». Una voce dice: «Grida», e io rispondo: «Che cosa dovrò gridare?». Ogni uomo è come l’erba e tutta la sua grazia è come un fiore del campo. Secca l’erba, il fiore appassisce quando soffia su di essi il vento del Signore. Veramente il popolo è come l’erba. Secca l’erba, appassisce il fiore, ma la parola del nostro Dio dura per sempre. Sali su un alto monte, tu che annunci liete notizie a Sion! Alza la tua voce con forza, tu che annunci liete notizie a Gerusalemme. Alza la voce, non temere; annuncia alle città di Giuda: «Ecco il vostro Dio! Ecco, il Signore Dio viene con potenza, il suo braccio esercita il dominio. Ecco, egli ha con sé il premio e la sua ricompensa lo precede. Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri».
SALMO Sal 71 (72)
Vieni, Signore, re di giustizia e di pace.
O Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto. R
Nei suoi giorni fiorisca il giusto
e abbondi la pace,
finché non si spenga la luna.
E dòmini da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra. R
Il suo nome duri in eterno,
davanti al sole germogli il suo nome.
In lui siano benedette tutte le stirpi della terra
e tutte le genti lo dicano beato. R
EPISTOLA Eb 10, 5-9a
Lettera agli Ebrei
Fratelli, entrando nel mondo, Cristo dice: «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: “Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontà”». Dopo aver detto: «Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato», cose che vengono offerte secondo la Legge, soggiunge: «Ecco, io vengo a fare la tua volontà».
VANGELO Mt 21, 1-9
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, il Signore Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un’asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito”». Ora questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Dite alla figlia di Sion: Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un’asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma». I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: condussero l’asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava: «Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!».
Vangelo
Anche oggi vorrei partire dal Vangelo che, tra l’altro, indica il titolo di questa domenica: l’ingresso del Messia. Leggiamo questa pagina molto nota di Vangelo, dal momento che è la scena con la quale concludiamo la quaresima ricordando l’ingresso messianico di Gesù a Gerusalemme. Proprio da qui possiamo ricavare alcune considerazioni sulla consolazione di Gesù nella sua preghiera.
Gesù si sente consolato a Gerusalemme. Per Gesù la prima fonte di consolazione è proprio la città di Gerusalemme. Gesù si sente consolato ogni volta che sale a Gerusalemme. Questa visione gli deriva dall’idea di pellegrinaggio che avevano i pii ebrei di quel tempo e che a Gesù viene insegnata dalla sua famiglia. Il pellegrinaggio a Gerusalemme non era solo un dovere di fede, ma era proprio la sperimentazione di un’oasi dello spirito. Il pellegrino saliva a Gerusalemme cantando i salmi, soprattutto i salmi delle ascensioni, ovvero quelle preghiere scritte apposta per accompagnare la salita verso la città santa, verso la meta del pellegrinaggio.
Gerusalemme è la casa della preghiera. Che cosa consola Gesù a Gerusalemme? Perché Gerusalemme diventa fonte di consolazione per Gesù? Perché è presente il tempio, ovvero la casa di Dio per gli uomini, il luogo della dimora di Dio in mezzo al suo popolo. Il cuore pulsante di Gerusalemme era proprio questo luogo che Gesù ama, contempla, rispetta, visita con frequenza incontrando, in esso, il Padre suo. È questa la fonte di consolazione del Signore: quella preghiera intensissima che Gesù fa ogni giorno trova il suo massimo a Gerusalemme.
Gerusalemme è la città dell’accoglienza messianica. Gesù si sente consolato anche da quel gesto, il gesto di accoglienza messianica che gli viene riservato. Gesù sa che quel gesto gli apre la porta per la sua ultima missione. Sa che quell’ingresso a Gerusalemme sarà l’ultimo. Quella città, pochi giorni dopo, si trasformerà anche nella città della passione, nella città del dolore, nella città della morte. Gesù si sente consolato anche da questo gesto, perché sa che il suo ritorno al Padre è vicino. Ecco perché Gesù lascia fare, non si oppone, accoglie.
Gesù sa che il Padre è Padre di ogni consolazione. Gesù sa che il Padre lo consolerà, sa che non lo abbandonerà. È ormai conscio del destino di violenza che lo attende, della sofferenza indicibile che dovrà affrontare e, ben sapendo questo, si affida al Padre perché Lui sa che il Padre è Padre di ogni consolazione. Sarà proprio nella grande ed ultima preghiera nell’orto degli ulivi, quella che segue l’ultima cena, dopo l’ingresso messianico a Gerusalemme, la grande preghiera nella quale Gesù esprimerà questa consapevolezza.
Certamente queste consapevolezze che sono nel cuore di Cristo lo sostengono in questa ultima e piena donazione per gli uomini e sono consapevolezze che sono in Cristo perché Egli proviene dal padre e al Padre fa ritorno. Ma sono anche consapevolezze che vengono mediate nella coscienza di Cristo dai profeti.
Isaia
Ecco allora la prima scrittura che abbiamo ascoltato, dove il ritornello “consolate, consolate il mio popolo” era posto in fortissima evidenza. Il profeta si pone come uomo di consolazione in mezzo al popolo di Dio. In che senso il profeta si percepisce come uomo di consolazione? Perché egli deve dire a tutti che è finito il tempo della lontananza da Dio, che i fatti accaduti al popolo di Israele, in sé deleteri, disastrosi, umanamente provanti, hanno permesso a tutto il popolo di recuperare la sua fede. La guerra, la devastazione, la perdita di tutto, la stessa distruzione che si era patita, vengono ora visti come il mezzo attraverso il quale Dio ha risvegliato, nel suo popolo, la coscienza della fede. Dio, ora consola il suo popolo proprio grazie a coloro che gli sono rimasti fedeli, grazie a quel “resto” che, dicevamo settimana scorsa, diventa segno profetico della stessa presenza di Dio e della forza della preghiera. Il profeta è conscio che la forza che sostiene questo piccolo resto rimasto fedele a Dio è, appunto, l’orazione. Per questo il profeta non esita a indicare la preghiera come fonte di consolazione e come sostegno dei cammini, anche difficili, che gli uomini possono compiere per tornare a Dio.
Con una bella immagine il profeta ci diceva che tutto, nella vita degli uomini, è mutevole, tutto cambia, tutto è vano, è, per usare la stessa immagine, come erba che si raccoglie e si secca, o si getta nella fornace. L’unica cosa che rimane in eterno è la parola di Dio, che rimane il punto fisso della vita degli uomini che lo desiderano. La preghiera, che attinge e che rimanda a questa parola, è come la fonte, la sorgente, la causa di ogni consolazione e di ogni bene.
Ebrei
Conclude il tema l’Epistola, la lettera agli Ebrei, che un uomo che cerca di compiere la volontà di Dio, è da Lui stesso sostenuto e consolato. La consolazione della fede non viene da un rito, da una formula, da un dovere, da qualcosa di imposto. La consolazione di ogni fedele, ci diceva l’autore sacro, viene dalla preghiera. La consolazione che viene dalla preghiera riempie coloro che cercano di operare nel nome del Signore, viene in coloro che cercano di fare la sua volontà. La consolazione interiore che viene dalla preghiera è ciò che sostiene sempre il cammino di ogni fedele che vuole conoscere sempre meglio, sempre più approfonditamente il mistero di Dio.
Il nostro cammino alla luce di questa Parola
Alla luce di questa Parola comprendiamo un ulteriore passo di fede che siamo chiamati a compiere in questo Avvento, ovvero siamo chiamati a imparare che la preghiera è fonte di consolazione. In che senso la preghiera ci dona questo? In che senso la preghiera è fonte di consolazione? Perché la preghiera è fonte di consolazione interiore?
La preghiera è fonte di consolazione perché immette la nostra anima nel mistero di Dio. La prima e fondamentale risposta che dobbiamo trattenere sulla base delle scritture che abbiamo ascoltato è questa: noi, pregando, entriamo in comunione con Dio. Questa è la fonte di ogni consolazione. Per sperimentare questa consolazione abbiamo bisogno di tempo, di silenzio, di ascolto, di lettura, ovvero di una preghiera rilassata, abbondante. Non è fonte di consolazione una preghiera frettolosa, distratta, nella quale c’è sempre qualcosa da chiedere. In questo senso dobbiamo dire che per noi cristiani la fonte della massima consolazione è la comunione eucaristica. Nella S. Messa, nella quale il nostro spirito si dilata nell’ascolto delle scritture, incontra la presenza reale di Cristo, permette a questa misteriosa presenza di entrare in lui. Si attua quella forza di consolazione che il Signore ha predisposto per noi. Se ci crediamo è realmente così e noi tutti siamo chiamati a testimoniarlo.
La preghiera è fonte di consolazione nelle tribolazioni. Proprio perché la consolazione dello Spirito entra dentro di noi quando noi ci uniamo a Dio, in qualsiasi genere di tribolazione passiamo, noi possiamo conoscere la Consolazione del Padre, che è fonte di ogni consolazione, oltre qualsiasi altra realtà. Come ci consola il Padre? A volte con intuizioni, a volte con certezze che proviamo nel cuore, a volte per mezzo della parola che ci ispira, a volte per mezzo della presenza di altri uomini che sono sul nostro cammino al momento giusto, a volte con quell’insieme di sensazioni difficile da decifrare ma che ci fa capire che stiamo facendo la cosa giusta, a volte per mezzo di altri segni che Egli mette nel nostro cammino… Il Signore consola un po’ come vuole. Non lascia mai cadere invano il grido dei suoi figli che, nella preghiera, chiedono Consolazione o che pregano semplicemente per sentirsi consolati.
Il silenzio è fonte di consolazione. Non un silenzio qualsiasi, ma il silenzio abitato da Dio. Il silenzio nel quale si parla con il Signore, il silenzio nel quale ci si mette alla sua presenza e al suo cospetto, il silenzio nel quale è il cuore che parla al cuore, con sentimenti, emozioni, immagini, suoni… è davvero fonte di consolazione.
Lo Spirito Santo è fonte di consolazione. Lo Spirito è il grande consolatore. Lo Spirito che parla al cuore degli uomini in modo incomprensibile ma reale, differenziato per ciascuno. Lo spirito è il Grande consolatore. Il primo compito dello Spirito consolatore è proprio quello di infondere in noi la conoscenza di Dio, è quello di intercedere per noi, è quello di ispirarci tutte quelle azioni che concretizzano i 7 doni dello Spirito che sono fonte perenne di consolazione.
Maria è fonte di Consolazione. Uno sguardo ed un’ammirazione speciale dobbiamo poi nutrire per la Beata Vergine Maria che è al tempo stesso la “consolata” e la consolatrice. Maria è la consolata perché nei suoi sette dolori viene consolata dalla presenza e dalla potenza dello Spirito. Maria è anche consolatrice perché sostiene i figli che la invocano con quella stessa Consolazione che Lei ha sperimentato per prima. Una preghiera fortemente consolatrice perché preghiera di pace è il Santo Rosario, alla luce del quale tutto diventa più sopportabile.
Per il nostro cammino
La settimana che inizia è del tutto particolare. Celebriamo la solennità di Sant’Ambrogio, nostro massimo patrono, poi quella della Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. Vorrei che riassumessimo tutto ciò che abbiamo detto in tre consolazioni:
la Consolazione del silenzio abitato da Dio: perché non fare in modo che questa settimana ci sia un piccolo spazio di silenzio per riprendere le scritture che leggiamo in questi giorni di attesa?
La Consolazione della presenza di Dio che viene dall’Eucarestia: perché non vivere bene il richiamo alla S. Messa, tanto più che l’Immacolata è giorno di precetto?
La Consolazione dello Spirito e di Maria: perché non invocare lo Spirito direttamente come fonte di consolazione o perché non recitare il Rosario come modo di prepararci alla festa?
Sono davvero tante le consolazioni che possiamo sperimentare. Anche noi cerchiamo quella che più ci è vicina, per comprendere però che la preghiera è sempre fonte di consolazione e di speranza. In qualsiasi tribolazione della vita.