Settimana della 4 domenica dopo l’Epifania – sabato
Introduzione / la parola del Papa
Terminiamo questa settimana dedicata alla famiglia e viviamo questo penultimo giorno di adorazione sorretti dalla Parola del Papa che ci invita ad un’ultima riflessione proponendoci di riflettere sulla AMABILITÀ. Come sempre partendo da Amoris Laetitia: “Amare significa anche rendersi amabili, e qui trova senso l’espressione aschemonei. Vuole indicare che l’amore non opera in maniera rude, non agisce in modo scortese, non è duro nel tratto. I suoi modi, le sue parole, i suoi gesti, sono gradevoli e non aspri o rigidi. Detesta far soffrire gli altri. La cortesia «è una scuola di sensibilità e disinteresse» che esige dalla persona che «coltivi la sua mente e i suoi sensi, che impari ad ascoltare, a parlare e in certi momenti a tacere». Essere amabile non è uno stile che un cristiano possa scegliere o rifiutare: è parte delle esigenze irrinunciabili dell’amore, perciò «ogni essere umano è tenuto ad essere affabile con quelli che lo circondano».[108] Ogni giorno, «entrare nella vita dell’altro, anche quando fa parte della nostra vita, chiede la delicatezza di un atteggiamento non invasivo, che rinnova la fiducia e il rispetto. […] E l’amore, quanto più è intimo e profondo, tanto più esige il rispetto della libertà e la capacità di attendere che l’altro apra la porta del suo cuore». Per disporsi ad un vero incontro con l’altro, si richiede uno sguardo amabile posato su di lui. Questo non è possibile quando regna un pessimismo che mette in rilievo i difetti e gli errori altrui, forse per compensare i propri complessi. Uno sguardo amabile ci permette di non soffermarci molto sui limiti dell’altro, e così possiamo tollerarlo e unirci in un progetto comune, anche se siamo differenti. L’amore amabile genera vincoli, coltiva legami, crea nuove reti d’integrazione, costruisce una solida trama sociale. In tal modo protegge sé stesso, perché senza senso di appartenenza non si può sostenere una dedizione agli altri, ognuno finisce per cercare unicamente la propria convenienza e la convivenza diventa impossibile. Una persona antisociale crede che gli altri esistano per soddisfare le sue necessità, e che quando lo fanno compiono solo il loro dovere. Dunque non c’è spazio per l’amabilità dell’amore e del suo linguaggio. Chi ama è capace di dire parole di incoraggiamento, che confortano, che danno forza, che consolano, che stimolano. Vediamo, per esempio, alcune parole che Gesù diceva alle persone: «Coraggio figlio!» (Mt 9,2). «Grande è la tua fede!» (Mt 15,28). «Alzati!» (Mc 5,41). «Va’ in pace» (Lc 7,50). «Non abbiate paura» (Mt 14,27). Non sono parole che umiliano, che rattristano, che irritano, che disprezzano. Nella famiglia bisogna imparare questo linguaggio amabile di Gesù. (99 e 100)
La Parola di Dio per questo giorno
LETTURA Es 25, 1-9
Lettura del libro dell’Esodo
In quei giorni. Il Signore parlò a Mosè dicendo: «Ordina agli Israeliti che raccolgano per me un contributo. Lo raccoglierete da chiunque sia generoso di cuore. Ed ecco che cosa raccoglierete da loro come contributo: oro, argento e bronzo, tessuti di porpora viola e rossa, di scarlatto, di bisso e di pelo di capra, pelle di montone tinta di rosso, pelle di tasso e legno di acacia, olio per l’illuminazione, balsami per l’olio dell’unzione e per l’incenso aromatico, pietre di ònice e pietre da incastonare nell’efod e nel pettorale. Essi mi faranno un santuario e io abiterò in mezzo a loro. Eseguirete ogni cosa secondo quanto ti mostrerò, secondo il modello della Dimora e il modello di tutti i suoi arredi».
SALMO Sal 96 (97)
Tu sei l’Altissimo su tutta la terra.
Si vergognino tutti gli adoratori di statue
e chi si vanta del nulla degli idoli.
A lui si prostrino tutti gli dèi!
Ascolti Sion e ne gioisca,
esultino i villaggi di Giuda
a causa dei tuoi giudizi, Signore. R
Perché tu, Signore,
sei l’Altissimo su tutta la terra,
eccelso su tutti gli dèi.
Odiate il male, voi che amate il Signore:
egli custodisce la vita dei suoi fedeli,
li libererà dalle mani dei malvagi. R
Una luce è spuntata per il giusto,
una gioia per i retti di cuore.
Gioite, giusti, nel Signore,
della sua santità celebrate il ricordo. R
EPISTOLA Eb 7, 28 – 8, 2
Lettera agli Ebrei
Fratelli, la Legge costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti a debolezza; ma la parola del giuramento, posteriore alla Legge, costituisce sacerdote il Figlio, reso perfetto per sempre. Il punto capitale delle cose che stiamo dicendo è questo: noi abbiamo un sommo sacerdote così grande che si è assiso alla destra del trono della Maestà nei cieli, ministro del santuario e della vera tenda, che il Signore, e non un uomo, ha costruito.
VANGELO Gv 14, 6-14
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù disse a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puòi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò».
Vangelo
Credo che il Papa ci ricordi che tutti i gesti di Gesù sono riferibili alla sua amabilità. Anche le parole del Vangelo di oggi. Siamo al termine della vita di Gesù. Gesù potrebbe anche spazientirsi per la richiesta di Filippo, perché Gesù aveva predicato molte volte sul cammino di fede che porta a vedere il Padre. Vedendo che Filippo ancora chiedeva lumi in merito, era proprio come dire che, ancora, non aveva capito molto. Eppure Gesù non si spazientisce, ma cerca di riprendere il dialogo con i discepoli, non solo con Filippo, perché tutti possano, ancora una volta, affidarsi all’amore misericordioso del Padre. Di fronte alla morte – siamo ormai nel contesto della Pasqua del Signore – Gesù trova ancora il modo e la forza di stimolare i suoi discepoli e di spronarli per un cammino di fede sempre in ascesa.
Per noi
Davvero oggi dobbiamo fermarci, dinnanzi all’Eucarestia, per chiederci:
- Sono amabile?
- Il mio modo di dire, di fare, si lascia ispirare da Gesù?
Credo che tutti, nel silenzio, dovremmo cercare di capire che noi non siamo sempre amabili, non sempre siamo pronti ad un dialogo che fortifica e che permette a tutti, anche a chi può averci ferito, di ripartire da capo. Non sempre il nostro ascolto è amabile. Non sempre il nostro modo di fare è amabile. Non sempre, soprattutto, siamo in grado di dire parole di incoraggiamento e di stima che diventano preziose per chi le ascolta.
Davanti alla Santissima Eucarestia, oggi, dobbiamo proprio chiedere questa grazia, perché impariamo ad essere più amabili e più attenti al cammino di fede degli altri.
Il Signore ci benedica e benedica il nostro desiderio di approfondire con maggiore attenzione quella Parola di Dio che rende vero il nostro cammino verso l’eternità.