Settimana dopo Pentecoste – Venerdì
Esodo
Es 19, 20-25
Lettura del libro dell’Esodo
In quei giorni. Il Signore scese sul monte Sinai, sulla vetta del monte, e il Signore chiamò Mosè sulla vetta del monte. Mosè salì. Il Signore disse a Mosè: «Scendi, scongiura il popolo di non irrompere verso il Signore per vedere, altrimenti ne cadrà una moltitudine! Anche i sacerdoti, che si avvicinano al Signore, si santifichino, altrimenti il Signore si avventerà contro di loro!». Mosè disse al Signore: «Il popolo non può salire al monte Sinai, perché tu stesso ci hai avvertito dicendo: “Delimita il monte e dichiaralo sacro”». Il Signore gli disse: «Va’, scendi, poi salirai tu e Aronne con te. Ma i sacerdoti e il popolo non si precipitino per salire verso il Signore, altrimenti egli si avventerà contro di loro!». Mosè scese verso il popolo e parlò loro.
Anche oggi, giorno in cui si conclude il ciclo delle letture settimanali prima del Sabato che ha sempre un tema diverso, i due testamenti ci offrono la visione del tema trattato in modo differente.
Nell’Esodo il tema della chiamata è trattato in modo conseguente a quello dei giorni scorsi. Dio si rivela in modo teofanico, con i segni che abbiamo già descritto nei giorni scorsi, parlando attraverso Mosè. Il popolo può conoscere la rivelazione di Dio solo attraverso Mosè e la sua opera, così come ci sono altre persone che possono avvicinarsi al monte di Dio, i sacerdoti, dopo aver vissuto le pratiche della purificazione rituale, che già abbiamo commentato e che ribadiscono quel tema della sacralità delle cose che abbiamo affrontato l’altro giorno. Emerge sempre un senso di distanza dalla scena: anche i sacerdoti e leviti devono tenersi a distanza dal monte, non devono precipitarsi su di esso, per non mancare di rispetto a Dio. Ne va della vita.
Vangelo
Lc 6, 12-16
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Il Signore Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.
Ovviamente la trattazione del tema è diversissima nel Vangelo. C’è sempre il monte, come elemento comune, ma è una delle dolci colline che affacciano sul lago di Tiberiade che molti hanno visto nei propri pellegrinaggi in Terra Santa.
C’è Gesù, il figlio di Dio, il Messia incarnato, che sta portando a termine la rivelazione del volto di misericordia del Padre: egli non parla dalla cima di una vetta, non “tuona” con parole di fuoco, la sua è una predicazione dolce. Non solo. Egli attira a sé, non tiene distante nessuno, anzi, chiama per nome alcuni che dovranno stare per sempre con lui e che dovranno poi portare la sua parola e la sua presenza nel mondo. C’è una differenza enorme tra le due pagine. Eppure questa è il compimento di quella. Ciò che era iniziato con quella forza, con quella rivelazione potente, si compie nell’umile figura del Messia che chiama a sé gli uomini, che dice una parola che è di bontà, che è di misericordia, che è attrazione verso il mistero del Padre che si rivela.
In questa rivelazione non solo c’è posto per tutti, ma anche chi si sta accostando a Gesù con quell’animo impuro che sfocerà, poi, nel contesto pasquale, con il tradimento, non viene né allontanato né minacciato, né, tantomeno “fulminato”, come invece si diceva nella pagina dell’Esodo!
Nella rivelazione di Dio c’è un posto di accoglienza per ciascuno. Ecco cosa ci dicono le scritture di oggi, soprattutto quella del Vangelo.
Per noi
Potrebbe essere dentro di noi una tentazione: quella di scartare a priori la pagina dell’Esodo e dire che quelle parole non sono più attuali, che sono state superate, che non contano più! Se così fosse, non dovremmo nemmeno leggerle! Invece la sapienza della Madre Chiesa ci fa scontrare anche con questi testi. L’intento non è solo pedagogico – didattico: farci sapere che la rivelazione è avvenuta per gradi. Piuttosto la Chiesa ci fa leggere questa pagina per dirci che Dio parla sempre in maniera comprensibile all’uomo. Dio si fa comprendere dal suo popolo, da quel popolo che era fatto in un certo modo, che aveva quelle caratteristiche, che stava vivendo quel momento della storia della salvezza, esattamente come Dio si fa capire nella rivelazione di Gesù, esattamente come Dio si fa capire oggi. Questo è il culmine di quella rivelazione che è iniziata con il popolo ebraico. Poiché siamo nella settimana dopo Pentecoste e poiché vogliamo guardare al mistero della chiesa, come abbiamo detto, illuminati dalla Parola di Dio, dobbiamo anche dire che, allora, Dio si fa capire anche dall’uomo di oggi e anche attraverso il compito affidato alla Chiesa. Il che significa che la Chiesa, nel suo essere istituzione, parla a noi e rende possibile l’incontro con Cristo. Ma anche che noi, che siamo chiesa, popolo di Dio, popolo sacerdotale attraverso il Battesimo, abbiamo il compito preciso di far conoscere qualcosa del mistero di Dio attraverso le nostre parole e le nostre azioni.
- Cosa comprendo della voce di Dio che giunge a me attraverso la vita della Chiesa?
- Come mi rendo disponibile per essere io trasparenza della voce di Dio con il mio essere parte della Chiesa?
- Alla luce di tutte le scritture di questa settimana, cosa ho compreso del rivelarsi di Dio nella storia?