Settimana della 4 domenica di Avvento – mercoledì
La spiritualità di questa settimana
In questa settimana, come abbiamo cercato di dire e di capire anche ieri, vogliamo riflettere su un altro tratto essenziale dell’identità del cristiano che la Parola di Dio ci offre: lo spirito di accoglienza.
La Parola di questo giorno
EZECHIELE 18, 1-9
Lettura del profeta Ezechiele
In quei giorni. Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Perché andate ripetendo questo proverbio sulla terra d’Israele: “I padri hanno mangiato uva acerba e i denti dei figli si sono allegati”? Com’è vero che io vivo, oracolo del Signore Dio, voi non ripeterete più questo proverbio in Israele. Ecco, tutte le vite sono mie: la vita del padre e quella del figlio è mia; chi pecca morirà. Se uno è giusto e osserva il diritto e la giustizia, se non mangia sui monti e non alza gli occhi agli idoli della casa d’Israele, se non disonora la moglie del suo prossimo e non si accosta a una donna durante il suo stato d’impurità, se non opprime alcuno, restituisce il pegno al debitore, non commette rapina, divide il pane con l’affamato e copre di vesti chi è nudo, se non presta a usura e non esige interesse, desiste dall’iniquità e pronuncia retto giudizio fra un uomo e un altro, se segue le mie leggi e osserva le mie norme agendo con fedeltà, egli è giusto ed egli vivrà, oracolo del Signore Dio».
SALMO Sal 78 (79)
Ci venga incontro, Signore, la tua misericordia.
Non imputare a noi le colpe dei nostri antenati:
presto ci venga incontro la tua misericordia,
perché siamo così poveri! R
Aiutaci, o Dio, nostra salvezza,
per la gloria del tuo nome;
liberaci e perdona i nostri peccati
a motivo del tuo nome. R
Perché le genti dovrebbero dire:
«Dov’è il loro Dio?».
Giunga fino a te il gemito dei prigionieri
con la grandezza del tuo braccio
salva i condannati a morte. R
E noi, tuo popolo e gregge del tuo pascolo,
ti renderemo grazie per sempre;
di generazione in generazione narreremo la tua lode. R
PROFETI Os 2, 16-19
Lettura del profeta Osea
Così dice il Signore Dio: «Ecco, io la sedurrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. Le renderò le sue vigne e trasformerò la valle di Acor in porta di speranza. Là mi risponderà come nei giorni della sua giovinezza, come quando uscì dal paese d’Egitto. E avverrà, in quel giorno – oracolo del Signore – mi chiamerai: “Marito mio”, e non mi chiamerai più: “Baal, mio padrone”. Le toglierò dalla bocca i nomi dei Baal e non saranno più chiamati per nome».
VANGELO Mt 21, 10-17
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Mentre il Signore Gesù entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui?». E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nàzaredi Galilea». Gesù entrò nel tempio e scacciò tutti quelli che nel tempio vendevano e compravano; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e disse loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera. Voi invece ne fate un covo di ladri”». Gli si avvicinarono nel tempio ciechi e storpi, ed egli li guarì. Ma i capi dei sacerdoti e gli scribi, vedendo le meraviglie che aveva fatto e i fanciulli che acclamavano nel tempio: «Osanna al figlio di Davide!», si sdegnarono, e gli dissero: «Non senti quello che dicono costoro?». Gesù rispose loro: «Sì! Non avete mai letto: “Dalla bocca di bambini e di lattanti hai tratto per te una lode”?». Li lasciò, uscì fuori dalla città, verso Betània, e là trascorse la notte.
Ezechiele
Il profeta sta introducendo in Israele una novità teologica importantissima. Tutti, al tempo, ma poi anche ben oltre il profeta e forse anche qualcuno di noi, si riteneva che fosse possibile che i peccati dei genitori venissero scontati dai figli. Era la famosa teologia della retribuzione, con la quale deve combattere anche il Signore Gesù e che, in fondo, non è mai sradicata dalla mente e dal cuore degli uomini. Il profeta, con notevolissimo senso di fede, ricorda che non è così e ciascuno è responsabile delle proprie azioni. Ecco perché insegna che chi accoglie i comandamenti di Dio e si propone di rispettarli, costui ha fede. L’accoglienza dei comandamenti che insegnano il rispetto di Dio e il rispetto del prossimo è quanto occorre fare per avere fede. Così il profeta insegna anche a noi che l’accoglienza dei comandamenti è sempre un utile percorso. Chi ama i comandamenti, chi segue i comandamenti, chi insegna a rispettare i comandamenti si incammina sulla via di Dio che è eternità.
Osea
Chi può fare questo? Chi sa accogliere la Parola di Dio e sa rispettarla? Chi ama la legge di Dio? Chi sa accogliere l’invito di Dio ad andare nel deserto. Figura, simbolo di chi sa accogliere la chiamata all’interiorità. Osea sta insegnando che solo chi si raduna in solitudine con Dio sa amare la sua legge, sa fare discernimento vero per la vita, sa accogliere la sua volontà. Quando manca questa intimità con il Signore, allora tutto sembra impossibile e il cammino di fede sembra, addirittura, assurdo. Quando si accoglie l’invito al silenzio, all’ascolto della Parola, alla meditazione, che sono gli “ingredienti” classici del deserto, allora si entra in una dimensione che permette a tutti di scoprire quanto Dio ama le anime. Questa dimensione di deserto è una costante vera e propria della vita degli uomini ed è qualcosa alla quale siamo chiamati anche noi tutti. Il deserto a cui siamo chiamati è l’intimità con il Signore mentre stiamo preparando la sua nascita.
Vangelo
Tutti conosciamo molto bene il brano di Vangelo che ci ha mostrato, ancora una volta, l’accoglienza riservata a Gesù in un momento particolare e decisivo della sua vita. Un’accoglienza fatta di gesti e fatta di parole. Il Signore lascia che la gente si esprima come è capace, come può, ma sfrutta questa occasione per dire che l’accoglienza che Egli cerca è quella del cuore. È nel cuore di ogni singola persona che Gesù vuole essere accolto; è nel cuore di ogni singola anima che Dio spera di trovare posto, abitazione, dimora. Il Natale ce lo ricorda con forte urgenza. Dio, che un tempo ha cercato un alloggio per la nascita di suo figlio, oggi cerca nel cuore di tutti un luogo dove nascere nuovamente. Tutti siamo chiamati a rispondere con accoglienza a questo desiderio di Dio, per non rimanere chiusi ed ostinati e, quindi, lontano dalla salvezza eterna. Il segno che Gesù compie, ovvero l’accoglienza di numerosi malati che cercano la sua vicinanza e il suo aiuto, dice chiaramente che Dio accoglie tutti. Proprio per questo nessuno deve mai disperare. Piuttosto, già sapendo che Dio accoglie tutti, occorre vivere un itinerario di avvicinamento a Colui che dell’Amore è la sorgente misericordiosa. Infine Gesù ci ricorda che tutto il creato accoglie Dio, perché sa riconoscere il suo creatore. C’è un dinamismo di accoglienza universale in cui si colloca l’accoglienza che l’uomo può riservare a Dio, accoglienza di risposta, dal momento che il primo ad accogliere tutti è sempre il Signore.
Marana Thà, Vieni Signore Gesù!
Così anche noi possiamo dire:
Marana Tha, vieni Signore Gesù nelle nostre vite e sollecita quell’accoglienza che, spesso, siamo restii a darti.
Marana Tha, vieni Signore Gesù, anima la nostra vita di fede e ricordaci che accogliere il tuo comandamento è ancora segno di fede, stimolo per la vita interiore dell’anima, attenzione del cuore a ciò che realmente rende vera, piena, bella l’esistenza.
Marana Tha, vieni Signore Gesù e invitaci nel deserto, nel tempo della solitudine con te. I giorni che seguono i prossimi giorni di festa e che ci separano dal Natale, siano davvero un po’ come giorni di deserto, giorni in cui rendere l’attesa sempre più intensa e sempre più vigilante. Aiutaci a non disperderci nelle cose della vita, nei molti richiami del mondo, se vogliamo festeggiare un Natale che sia davvero occasione di incontro con Te.
Marana Tha, vieni Signore Gesù!
Provocazioni dalla Parola
- Faccio miei i comandamenti?
- Quale tempo di deserto mi regalerò e regalerò a Dio prima di Natale?
- Nei tanti segni di accoglienza che Cristo ha vissuto, vedo anche l’accoglienza che Dio riserva a me?