Martedì 05 dicembre

Settimana della 4 domenica di Avvento – martedì

La spiritualità di questa settimana

In questa settimana, come abbiamo cercato di dire e di capire anche ieri, vogliamo riflettere su un altro tratto essenziale dell’identità del cristiano che la Parola di Dio ci offre: lo spirito di accoglienza.

La Parola di questo giorno

EZECHIELE 16, 1. 3a-3b. 44-47. 57b-63
Lettura del profeta Ezechiele

In quei giorni. Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Dirai loro: Così dice il Signore Dio a Gerusalemme: Ecco, tutti quelli che usano proverbi diranno di te: “Quale la madre, tale la figlia”. Tu sei degna figlia di tua madre, che ha abbandonato il marito e i suoi figli: tu sei sorella delle tue sorelle, che hanno abbandonato il marito e i loro figli. Vostra madre era un’Ittita e vostro padre un Amorreo. Tua sorella maggiore è Samaria, che con le sue figlie abita alla tua sinistra. Tua sorella più piccola è Sòdoma, che con le sue figlie abita alla tua destra. Tu non soltanto hai seguito la loro condotta e agito secondo i loro costumi abominevoli, ma come se ciò fosse stato troppo poco, ti sei comportata peggio di loro in tutta la tua condotta. Perché ora tu sei disprezzata dalle figlie di Aram e da tutte le figlie dei Filistei che sono intorno a te, le quali ti deridono da ogni parte? Tu stai scontando la tua scelleratezza e i tuoi abomini. Oracolo del Signore Dio. Poiché così dice il Signore Dio: Io ho ricambiato a te quello che hai fatto tu, perché hai disprezzato il giuramento infrangendo l’alleanza. Ma io mi ricorderò dell’alleanza conclusa con te al tempo della tua giovinezza e stabilirò con te un’alleanza eterna. Allora ricorderai la tua condotta e ne sarai confusa, quando riceverai le tue sorelle maggiori insieme a quelle più piccole, che io darò a te per figlie, ma non in forza della tua alleanza. Io stabilirò la mia alleanza con te e tu saprai che io sono il Signore, perché te ne ricordi e ti vergogni e, nella tua confusione, tu non apra più bocca, quando ti avrò perdonato quello che hai fatto». Oracolo del Signore Dio.

SALMO Sal 79 (80)

Guarda dal cielo, o Dio, e visita questa vigna.

Tu, pastore d’Israele, ascolta,
tu che guidi Giuseppe come un gregge.
Seduto sui cherubini, risplendi
davanti a Èfraim, Beniamino e Manasse. R

Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci.
O Dio, fa’ che ritorniamo,
fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi. R

Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte. R

Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,
sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome. R

PROFETI Os 1, 6 – 2, 2
Lettura del profeta Osea

In quei giorni. La donna concepì di nuovo e partorì una figlia e il Signore disse a Osea: «Chiamala Non-amata, perché non amerò più la casa d’Israele, non li perdonerò più. Invece io amerò la casa di Giuda e li salverò nel Signore, loro Dio; non li salverò con l’arco, con la spada, con la guerra, né con cavalli o cavalieri». Quando ebbe svezzato Nonamata, Gomer concepì e partorì un figlio. E il Signore disse a Osea: «Chiamalo Non-popolo-mio, perché voi non siete popolo mio e io per voi non sono. Il numero degli Israeliti sarà come la sabbia del mare, che non si può misurare né contare. E avverrà che invece di dire loro: “Voi non siete popolo mio”, si dirà loro: “Siete figli del Dio vivente”. I figli di Giuda e i figli d’Israele si riuniranno insieme, si daranno un unico capo e saliranno dalla terra, perché grande sarà il giorno di Izreèl!».

VANGELO Mt 19, 23-30
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». A queste parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: «Allora, chi può essere salvato?». Gesù li guardò e disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile». Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi».

Ezechiele

Come il profeta ci sta abituando, anche la pagina di oggi è un durissimo attacco contro tutto Israele. Il profeta parte dal proverbio noto “Tale la madre, tale la figlia”, per dire che come c’è sempre stata un’anima ribelle in Israele, così, ora, nel suo tempo, ci si ribella continuamente a Dio. Il punto di riferimento erano le grandi città antiche della “Terra Santa” attraverso le quali il profeta ricorda ed insegna che sempre, nel popolo di Israele, ci si è ribellati a Dio con peccati evidenti, forti, gravi. Mai c’è stato un tempo in cui si è pensato di fare diversamente e di aderire alla voce di Dio, nonostante i numerosissimi richiami dei profeti, dei patriarchi, degli uomini e delle donne amati dal Signore. Eppure, continua il profeta, Dio non si stanca di accogliere un popolo peccatore e, ancora, continua a mostrarsi indulgente e capace di perdono per tutti coloro che, oppressi dal peccato, sanno rivolgersi a lui. Per questo Ezechiele fa appello a tutti coloro che ancora sono in grado di ascoltare la sua voce e, ancora, sono in grado di chiedere il perdono delle proprie colpe, perché possano tutti accorgersi di questo ritorno e tornare sui propri passi. La conversione di alcuni deve essere richiamo per molti, perché Dio apre a tutti la porta del proprio cuore. Un monito bellissimo che ci aiuta a capire il senso profondo di questi giorni di Avvento.

Osea

Le parole del profeta Osea continuano la riflessione. Il profeta è chiamato a dare nomi simbolici ai suoi figli: “Non mio popolo”, “Non amata”. Nomi che dicono cosa dovrebbe fare Dio di fronte ad un popolo ribelle. Egli dovrebbe chiamarlo non più suo popolo, popolo non più amato. Ma l’amore di Dio è troppo forte. Dio non riesce a pronunciare effettivamente queste parole, appunto perché in Dio prevale sempre lo spirito di accoglienza. Ecco il compito del profeta che è chiamato a dire queste parole dure perché siano richiamo per gli uomini. La durezza della parola profetica dovrebbe indurre tutti alla contrizione, perché solo un popolo contrito, solo un popolo ben disposto può effettivamente incontrare Dio. Ecco il senso del richiamo per noi, in questi giorni santi di attesa. Noi dobbiamo continuare a lavorare su noi stessi se non vogliamo correre a nostra volta il rischio di diventare un non popolo di Dio, un popolo di gente che si allontana facendosi “popolo non amato”.

Vangelo

Il discorso si fa ancora più esplicito nel Vangelo, perché il Signore ricorda che la chiamata ad avere fede è anche una chiamata a lasciare qualcosa. Chi accoglie la chiamata di Dio deve essere pronto a questo. Il lasciare qualcosa è però sempre superato dall’accoglienza che il Signore riserva a tutti coloro che sanno entrare in questa logica, come Pietro, come gli apostoli. Essi hanno lasciato fisicamente qualcosa, hanno abbandonato una casa, un territorio, una famiglia, degli affetti, oltre che le loro cose. Eppure, dice il Signore, riceveranno molto di più, fino a quando, nell’eternità, saranno chiamati ad essere con Dio giudici della storia. Un’immagine per dire che l’accoglienza di Dio produce cose grandiose. Chi accoglie la chiamata di Dio non rimane mai a mani vuote. La ricompensa, per così dire, che Dio dona è infinitamente superiore a quello che si è lasciato. Questa è la confortante speranza dell’uomo. Ciò vale anche per noi. In effetti si potrebbe dire che, per molti versi, la fede è un lasciare molte cose. Ma il Signore ci rassicura: nessuno lascia qualcosa nel suo nome se non per trovare molto di più. Come dire: Dio ricambia l’accoglienza dei suoi inviti con un’accoglienza infinitamente più grande.

Tre testi diversi che ci ricordano che Avvento è anche tempo utile per lasciarsi purificare, per continuare l’impegno dei giorni feriali nella ricerca del bene, ed è anche attesa di quel giorno nel quale appare la verità delle cose, delle intenzioni, dei cuori.

Le tre Scritture di oggi, nel loro insieme, vogliono essere un invito alla fiducia, la fiducia in Dio. Noi che leggiamo la Parola, noi che non vediamo miracoli, siamo chiamati ad affidare il nostro cammino e tutta la nostra vita al Dio che risponde sempre alla voce degli uomini che lo chiamano, offrendo la sobrietà della vita e la penitenza sincera come segni che avvalorano l’attesa. L’attesa di quell’incontro con il Signore che ha aperto il nostro Avvento e che deve far crescere in noi il desiderio di questa visione man mano che si avvicina il prezioso Natale di Cristo.

Marana Thà, Vieni Signore Gesù!

Così anche noi possiamo dire:

Marana Tha, vieni Signore Gesù nelle nostre vite e insegnaci che la tua accoglienza non ha paragoni e che anche le cose che dobbiamo lasciare sono poca cosa rispetto a quello che tu doni.

Marana Tha, vieni Signore Gesù e ricordaci che il Natale serve proprio per capire che, nonostante tutto, nonostante i nostri allontanamenti, tu continui ad amarci di amore eterno.

Marana Tha, vieni Signore Gesù e insegnaci l’umiltà di pensare che noi non siamo meglio dei nostri padri, eppure siamo chiamati ad un’alleanza che non finisce e che non ha paragoni.

Marana Tha, vieni Signore Gesù!

Provocazioni dalla Parola

  • Mi sento parte di un popolo sempre amato?
  • Cosa sono chiamato a lasciare per celebrare meglio il mio Natale?
  • Come mi sto preparando a vivere un cammino di carità per una seria conversione?
2023-12-01T08:23:30+01:00