Epifania del Signore
La sapienza che abbiamo proposto e seguito per tutto l’avvento e per il tempo di Natale, conclude oggi il suo itinerario nell’incontro con le diverse forme di sapienza del Vangelo di oggi.
Isaia
Is 60, 1-6
Lettura del profeta Isaia
In quei giorni. Isaia disse: «Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te. Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te. Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere. Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio. Allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, perché l’abbondanza del mare si riverserà su di te, verrà a te la ricchezza delle genti. Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Madian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore».
Tito
Tt 2, 11 – 3, 2
Lettera di san Paolo apostolo a Tito
Carissimo, è apparsa infatti la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone. Questo devi insegnare, raccomandare e rimproverare con tutta autorità. Nessuno ti disprezzi! Ricorda loro di essere sottomessi alle autorità che governano, di obbedire, di essere pronti per ogni opera buona; di non parlare male di nessuno, di evitare le liti, di essere mansueti, mostrando ogni mitezza verso tutti gli uomini.
Vangelo
Mt 2, 1-12
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Nato il Signore Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele ». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo». Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.
La sapienza di Erode
C’è la sapienza di Erode in primo piano. Normalmente non consideriamo Erode un uomo sapiente. Sappiamo, infatti, che era dissoluto, amante dei piaceri della vita, poco interessato alla sorte del suo popolo, attaccato al potere, avido di denaro, violento e collerico. Sembra proprio il ritratto di un uomo privo di sapienza! Eppure anche il re Erode ha una sua sapienza! La sapienza di chi, sapendo di non poter fare da solo, non potendo contare sulle proprie forze, lascia fare agli altri. Erode sa di non avere la sapienza per confrontarsi con i Magi, sa di non avere studiato come loro, si sente assolutamente inferiore a loro. Ecco perché demanda. Chiama i suoi saggi, chiama gli esperti della scrittura, chiama i suoi consiglieri. Erode ha una sua sapienza, che è quella del cercare collaborazioni. Sentendosi inferiore agli altri, chiama collaboratori. Questo è, di per sé, un principio di sapienza. Solo che Erode non porta a termine quello che gli sarebbe permesso fare. Non ascolta il consiglio che gli viene proposto, non accetta di parlare con i saggi, non si lascia coinvolgere in quello che viene proposto. La sua diventa chiusura. La brama di potere, il desiderio di confermare la propria autorità, l’egoismo, la chiusura nelle stanze del palazzo avranno il sopravvento e, come sappiamo, scateneranno, dopo la partenza dei Magi, quella follia omicida che sfocia nella strage degli innocenti. Erode avrebbe avuto la possibilità di lasciarsi coinvolgere in un itinerario di ricerca della Verità, ma non lo fa. Si ferma alle considerazioni della propria mente e del proprio cuore e soccombe sotto di essi.
Erode rappresenta il fine calcolatore, l’uomo che pensa al proprio interesse, l’uomo che si serve della sapienza degli altri per raggiungere il proprio scopo. Erode è l’uomo che usa le persone per un guadagno privato e personale.
La sapienza dei Saggi
La seconda sapienza di cui ci parla il Vangelo è quella dei saggi di corte, degli esperti della scrittura, di coloro che affollano biblioteche e luoghi di discussione, abituali frequentatori del tempio. Costoro sono davvero saggi. Sanno rispondere alle interrogazioni dei Magi e di Erode, sanno andare nel punto esatto della scrittura dove è possibile trovare la risposta ai loro interrogativi, sanno dare ragione delle loro risposte, sanno argomentare. Sono sapienti per studio. Eppure, questa loro sapienza, non li coinvolge minimamente nella vicenda che viene loro narrata. Essi sono gli esperti che stanno nella loro torre di avorio, che si barricano dietro i libri delle biblioteche, uomini che sanno dare tutte le risposte possibili del caso, ma che vivono altrove, vivono con altri pensieri, vivono anche loro ripiegati su loro stessi, preoccupati di fare bella figura, preoccupati di incrementare il loro sapere, per confrontarsi con chiunque. Uomini da convegno, uomini da cattedra, non uomini che vivono quel gusto per la Verità a cui dovrebbe spingerli la loro stessa sapienza e la loro stessa ricerca.
I Saggi rappresentano coloro che vivono uno studio disanimati, uno studio lontano dalla vita, uno studio fine a sé stesso, non volto a quella ricerca di verità e di bene per il quale lo studio stesso è stato creato. Uomini del tutto privi di senso del bene comune, uomini che ricercano l’isolamento come forma di sicurezza e il confronto tra pari come unica via di certezza.
La sapienza dei Magi
La sapienza dei Magi è differente. È la sapienza di chi studia, ma non in modo tale che il proprio studio sia fine a sé stesso.
È la sapienza di chi si confronta con i propri pari, ma non in modo da gareggiare per primeggiare. Il confronto dei Magi è il confronto di chi cerca ulteriormente la Verità anche grazie alla testimonianza degli altri.
La sapienza dei Magi è la sapienza di chi non esclude ma di chi associa,
la sapienza dei Magi è la sapienza di chi esce dal proprio palazzo, dalle proprie biblioteche e si mette in cammino e in ricerca. La sapienza die Magi è la sapienza di chi lascia per trovare, è la sapienza di chi abbandona per cercare, è la sapienza di chi si fida di Dio e dei suoi segni, è la sapienza di chi cerca nella piccolezza di un bambino il segno di grandezza per il quale si è messo in moto. La sapienza dei Magi è la sapienza di chi sa ascoltare culture diverse, popoli diversi, tradizioni diverse per arrivare a quell’essenziale della vita che è Dio.
La sapienza dei Magi è la sapienza di chi dona, la sapienza di chi apre scrigni, la sapienza di chi condivide, la sapienza di chi sovviene, da re, colui che vede nella povertà, nell’essenzialità di una povera casa.
La sapienza dei magi è anche e infine la sapienza di chi sa tornare indietro, alla propria casa, alla vita di sempre, sorretto dalla gioia per aver trovato l’origine, il principio e la fine di tutto.
Molti dei tratti della sapienza dei Magi, sono i tratti della sapienza del Vangelo rivelata dal Signore. Quella sapienza che è fatta di ricerca, condivisione, dono, compagnia di Dio nelle cose essenziali della vita.
Provocazioni di sapienza:
Abbiamo celebrato questo Natale diverso, abbiamo celebrato questo Natale differente dal solito per molti motivi che ci siamo detti. Abbiamo fatto una sosta di contemplazione nelle diverse celebrazioni e feste natalizie. Come riprendiamo la vita comune? Come riprendiamo la vita di tutti i giorni che poco sarà diversa da come siamo giunti al Natale? Abbiamo ancora la paura di ciò che accade, abbiamo ancora l’incertezza del futuro, abbiamo ancora la fretta di arrivare ad una situazione di stabilità che rende più certi i nostri giorni… Sono tutte cose vere, e tutti abbiamo il desiderio di tornare ad una “normalità” di vita, di relazioni, di lavoro, di impegni come già altre volte ci siamo detti. Riponiamo tutti molta fiducia nell’efficacia dei vaccini, che attendiamo anche per noi.
Eppure, io credo, avvertiamo che tutto questo non basta. Non basta la fiducia nella scienza, che pure ci vuole e che è cosa buona. Non basta l’attesa, perché, comunque, le incognite sono troppe e non sappiamo come si svilupperanno le cose.
Io credo che ci sia un atteggiamento di sapienza che ci viene proposto e per il quale dobbiamo continuare a darci da fare.
L’atteggiamento di sapienza di chi si sente in cammino con Dio e sente che senza la fede viene meno una parte determinante della vita. Queste feste natalizie, spero ci abbiano lasciato con questo gusto per le cose di Dio senza le quali vien meno tutto il senso di un’esistenza. La sapienza di chi sa interpretare il tempo delle feste non come una sosta dentro un tempo ordinario, una parentesi tra le cose della vita, ma come un tempo di ricarica e di approfondimento dell’esperienza di fede per dare sapore, colore, spessore alla vita di tutti i giorni.
L’atteggiamento di sapienza di chi sente di avere bisogno di condividere con gli altri non solo la propria vita – è questo il senso di comunità di cui già parlavo la notte di Natale – ma la fede. Abbiamo bisogno di quella condivisione della fede che diventa percorso, formazione, ma anche condivisione, racconto, messa in comune delle proprie certezze e dei propri dubbi. Questo è ciò che solo una comunità cristiana può fare, è solo ciò che una chiesa può dare. È per questo che è sapienza cercare di costruire, come ci sarà possibile e nel tempo che ci è dato, forme di vita comunitaria a tutti i livelli. È la sapienza di chi non solo prega da solo, non solo studia da solo, ma si sente parte di un popolo che è tutto in cammino verso Dio. È la sapienza di chi imita i Magi che condividono la loro ricerca con il loro racconto ma anche che chiedono aiuto alla fede di altri e ascoltano il racconto di fede degli altri. È la sapienza di chi costruirà comunione e comunità.
Vorrei che questa festa dell’Epifania ci facesse concludere così il ciclo delle feste natalizie. Solo così custodiremo la sapienza che già abbiamo scoperto e solo così cammineremo, ancora, alla scuola della sapienza di Dio che si rivela.