Lunedì 06 luglio

Settimana della quinta domenica dopo Pentecoste – Lunedì

La settimana che iniziamo ha un culmine che coinciderà proprio con il suo termine: sabato, infatti, celebreremo la festa di San Benedetto patrono di europa. Avremo quindi la possibilità di svolgere una “lectio continua”, cioè senza interruzioni, sui due testi dell’antico e del nuovo testamento che la liturgia ci propone.

Vangelo

Lc 8, 4-15
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Poiché una grande folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, il Signore Gesù disse con una parabola: «Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!». I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché “vedendo non vedano e ascoltando non comprendano”. Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza».

Partiamo, oggi, dal vangelo, che ci ha riproposto una delle parabole più famose di Gesù. Cosa vuol dire che il Signore parla in parabole? E perché le parabole, a detta dello stesso Signore Gesù, non sono immediatamente comprensibili da tutti? La risposta è semplice. La fede non è una realtà di cui ci si possa appropriare. La fede è una realtà che chiede molto impegno e, al tempo stesso, anche molto rispetto. Dove non c’è rispetto, dove non c’è interesse, la Parola stessa di Dio e tutte le realtà della fede, non possono parlare all’uomo. Dove c’è una libertà che non accoglie, i tesori di Dio non si comunicano. Cosa si oppone alla fede? Cosa rende oscura la comprensione della parola del Signore e il bene che da essa deriva? Gesù enumera molte realtà:

  1. Il diavolo, che, invidioso della salvezza, opera perché la Parola di Dio non trovi posto nei cuori e non dischiuda l’orizzonte di salvezza ai figli di Dio. È una realtà che poco spesso consideriamo, ma il Signore ci ricorda con forza che il primo ad opporsi alla salvezza è il mistero del male in persona, il demonio.
  2. L’incostanza: ci sono persone che credono “per un certo tempo!”. Magari anche noi! Magari ci siamo appassionati alla fede da ragazzi, ma, poi, nella giovinezza, abbiamo lasciato perdere il richiamo alla vita di fede. Oppure da genitori ci siamo lasciati coinvolgere nel cammino di fede dei nostri figli, ma poi abbiamo lasciato perdere, o ci sono state altre occasioni della vita che ci hanno infiammato il cuore ma solo per un certo tempo.
  3. Le preoccupazioni e, tra queste, quella per la ricchezza. Ci sono persone che, per gli affari, per il proprio patrimonio o per qualsiasi altro genere di ricchezza che può essere nel cuore dell’uomo, farebbero qualsiasi cosa. Persone che, per questo motivo, abbandonano la Parola di Dio e la ricerca della fede.
  4. A tutto questo si oppone, invece, la perseveranza, che è l’unico antidoto a tutto ciò che ci porta via dalla Parola e da quell’universo di realtà collegate alla fede che salvano l’anima.

Deuteronomio

Dt 19, 15-21
Lettura del libro del Deuteronomio

In quei giorni. Mosè disse: «Un solo testimone non avrà valore contro alcuno, per qualsiasi colpa e per qualsiasi peccato; qualunque peccato uno abbia commesso, il fatto dovrà essere stabilito sulla parola di due o di tre testimoni. Qualora un testimone ingiusto si alzi contro qualcuno per accusarlo di ribellione, i due uomini fra i quali ha luogo la causa compariranno davanti al Signore, davanti ai sacerdoti e ai giudici in carica in quei giorni. I giudici indagheranno con diligenza e, se quel testimone risulta falso perché ha deposto il falso contro il suo fratello, farete a lui quello che egli aveva pensato di fare al suo fratello. Così estirperai il male in mezzo a te. Gli altri verranno a saperlo e ne avranno paura e non commetteranno più in mezzo a te una tale azione malvagia. Il tuo occhio non avrà compassione: vita per vita, occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede».

Qualcosa del genere ci ha detto anche il libro del Deuteronomio, che ci ha ricordato che la Parola di Dio si rivela poco a poco nella coscienza. Ci sembra, ad una prima superficiale lettura, che questa pagina ben poco abbia da dirci e che, soprattutto, si opponga con forza alla rivelazione della misericordia a cui ci ha abituati il Vangelo e, quasi d’istinto, ci verrebbe facile superarla e non leggerla. Non è così. Essa, appunto, ci ricorda che la Parola di Dio si rivela per gradi e che il cammino di fede dell’uomo non è mai immediato, totale, esaustivo. Passa attraverso alcune tappe. Fondamentale è la tappa che, per la ricerca della giustizia, pone un limite alla vendetta e consente, per così dire, di infliggere un castigo pari all’offesa subita. È già un passaggio da un’anima rozza, alla considerazione di quella misura che occorre avere in tutte le cose. È come se il testo ci avesse detto che, per tutto il popolo di Israele, ciò che conta non è la vendetta, ma la forza di lasciarsi attrarre da una parola che rinnova. Questo cammino di perseveranza compiuto con fede è quello che porta, poi, alla pienezza della rivelazione che è l’incontro con la misericordia di Dio.

Per noi.

  • Che perseveranza vivo nel mio cammino di fede?
  • Come argino quelle realtà di cui mi ha parlato il vangelo, perché il mio cammino di fede possa continuare con grinta, slancio e decisione?
  • Quali tappe vedo nel mio cammino di fede?

Credo che le provocazioni siano proprio queste! Infatti anche noi non abbiamo mai un cammino totale, perfetto, in perenne ascesa, ma solo piccoli passi compiuti, a volte con fatica e, quasi al rallentatore.

Chiediamo al Signore, quest’oggi, di proteggerci e di aiutarci a camminare nella sua misericordia perché la rivelazione del suo amore sia piena in noi.

2020-07-03T10:07:20+02:00