Martedì 07 luglio

Settimana della quinta domenica dopo Pentecoste – Martedì

Vangelo

Lc 8, 16-18
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce. Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce. Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».

Commentando la parabola del seminatore, abbiamo detto proprio ieri che la “resa” della seminagione dipende da quanto ci si oppone alla novità che la Parola di Dio porta nella vita di ogni uomo. Il Vangelo di oggi ci permette di continuare la riflessione. Infatti alla luce della parabola possiamo comprendere la Parola di Dio che vi viene donata oggi: “non si nasconde una lucerna, ma la si pone sul lucerniere”. Ovviamente una piccola parabola, un piccolo paragone che intende insegnare questo: ogni uomo di fede è come una luce. Ogni testimonianza di fede è come una lampada che deve essere posta sul lucerniere, in modo che sia evidente da dove proviene la luce, per far sì che tutti possano beneficiare di essa. Ogni testimonianza di fede è, quindi, realtà preziosissima, che aiuta tutti a scoprire come Dio opera nella vita del mondo. Questo è l’identikit del cristiano. Ogni cristiano, ogni anima che accoglie quella Parola che Dio semina nel cuore delle persone, fa di se stesso una lampada che risplende su un lucerniere e che sa fare luce anche agli altri che sono nella stanza. Se così non fosse, il cristiano diventerebbe come una lampada che viene messa sotto il moggio, ovvero che viene nascosta da una copertura che non rende possibile il passaggio della luce. Ma come una lampada accesa e nascosta non serve a nulla, così un cristiano che non dà luce agli altri, serve a poco. Non è mai questione di vanto personale, ma, sempre, di attenzione a come proporsi agli altri per richiamare tutti alla Verità di Dio.

Deuteronomio

Dt 25, 5-10
Lettura del libro del Deuteronomio

In quei giorni. Mosè disse: «Quando i fratelli abiteranno insieme e uno di loro morirà senza lasciare figli, la moglie del defunto non si sposerà con uno di fuori, con un estraneo. Suo cognato si unirà a lei e se la prenderà in moglie, compiendo così verso di lei il dovere di cognato. Il primogenito che ella metterà al mondo, andrà sotto il nome del fratello morto, perché il nome di questi non si estingua in Israele. Ma se quell’uomo non ha piacere di prendere la cognata, ella salirà alla porta degli anziani e dirà: “Mio cognato rifiuta di assicurare in Israele il nome del fratello; non acconsente a compiere verso di me il dovere di cognato”. Allora gli anziani della sua città lo chiameranno e gli parleranno. Se egli persiste e dice: “Non ho piacere di prenderla”, allora sua cognata gli si avvicinerà in presenza degli anziani, gli toglierà il sandalo dal piede, gli sputerà in faccia e proclamerà: “Così si fa all’uomo che non vuole ricostruire la famiglia del fratello”. La sua sarà chiamata in Israele la famiglia dello scalzato».

Così come è anche nella prima lettura, che ci presenta una istituzione lontanissima dal nostro modo di vedere e di sentire e, quindi, al limite del comprensibile. In Israele è benedizione di Dio il far continuare il “nome” della propria famiglia nel tempo. Un figlio è sempre una grazia. Capita che ci possa essere una giovane sposa che rimane anzitempo vedova e senza figli. In questo caso tocca al fratello del marito garantire discendenza al proprio fratello, per permettere che si rinnovi anche in quella famiglia una benedizione di Dio. Rifiutarsi di compiere questo atto significa lasciare che una donna sia maledetta, rovinare la sua buona fama, impedirle di essere famiglia.  Concetto per noi occidentali inconcepibile, ma inquadrato nella storia di Israele, ben comprensibile. Forse, facendo le opportune considerazioni, applicabile anche a noi.

Per noi

Potremmo infatti dire che questa scrittura ci parla della necessità e anche del dovere di essere testimoni dei valori del Vangelo a proposito del tema della famiglia. Tema sempre molto complesso e molto delicato perché idee contrarie alla verità del Vangelo su questo tema sono riscontrabili ogni giorno. Il cristiano, ci dice il vangelo, è chiamato, proprio sul tema della famiglia, a far brillare la verità di cui è portatore grazie alla Parola di Dio che è stata seminata in lui. La famiglia fondata sulla comunione e sulla reciproca accoglienza di un uomo e di una donna, il bene dei figli e l’importanza della libera educazione cristiana, il giudizio su forme “liquide” di convivenza alle quali aderiscono anche molti giovani che si sono formati nei nostri oratori, sono cardini che non possiamo assolutamente superare. Altre concezioni e modalità di vivere la sessualità e l’affettività, pur essendo oggetto della comprensione del cristiano e pur rimanendo fermo il dovere di non giudicare nessuno e di accogliere ogni persona, non sono parte della fede che professiamo. Occorre quindi una certa capacità di discernimento e di comprensione per condurre a termine le proprie scelte e per decidere di vivere con i valori del Vangelo questo aspetto importantissimo della vita dell’uomo. Noi tutti siamo chiamati a professare questi valori e a proporre al mondo intero la concezione di famiglia che si basa sulla rivelazione di Cristo come luce per tutte le genti. Il compito non è facile ma, d’altro canto, nemmeno impossibile! Lo Spirito Santo ci sostiene e Maria, che a Fatima si è rivelata come colei che sostiene la famiglia, ci donano ogni giorno tutti gli aiuti necessari per vivere questa dimensione di testimonianza assolutamente singolare ed importante. Chiediamo oggi la forza per essere tutti insieme pronti ad agire in questa direzione di fede.

    • Sono luce sul tema della famiglia?
    • Come vivo i valori della fede su questo tema?
    • Con chi mi confronto e come educo alla Verità di questi valori?
2020-07-03T10:11:36+02:00