2 Domenica dopo il martirio di San Giovanni il Precursore
Quale sapienza di vita esprimiamo? Come singole persone, anzitutto: che sapienza di vita abbiamo? E, poi, conseguentemente, come popolo, come gruppo, come Chiesa: che sapienza esprime il mio gruppo, il mio movimento, la chiesa universale della quale sono figlio? Il tema della sapienza è quello sul quale il nostro Arcivescovo ci chiede di riflettere, insieme a lui, per il prossimo anno pastorale che si aprirà martedì con la festa della natività di Maria. Noi già oggi vogliamo riflettere su questo tema e andiamo in cerca di tracce di sapienza nelle scritture.
Vangelo
Gv 5, 19-24
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù riprese a parlare e disse: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita».
Corinti
1Cor 15, 17-28
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini. Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché «non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi». L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, perché «ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi». Però, quando dice che ogni cosa è stata sottoposta, è chiaro che si deve eccettuare Colui che gli ha sottomesso ogni cosa. E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch’egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.
Isaia
Is 60, 16b-22
Lettura del profeta Isaia
Così dice il Signore Dio: «Saprai che io sono il Signore, il tuo salvatore e il tuo redentore, il Potente di Giacobbe. Farò venire oro anziché bronzo, farò venire argento anziché ferro, bronzo anziché legno, ferro anziché pietre. Costituirò tuo sovrano la pace, tuo governatore la giustizia. Non si sentirà più parlare di prepotenza nella tua terra, di devastazione e di distruzione entro i tuoi confini. Tu chiamerai salvezza le tue mura e gloria le tue porte. Il sole non sarà più la tua luce di giorno, né ti illuminerà più lo splendore della luna. Ma il Signore sarà per te luce eterna, il tuo Dio sarà il tuo splendore. Il tuo sole non tramonterà più né la tua luna si dileguerà, perché il Signore sarà per te luce eterna; saranno finiti i giorni del tuo lutto. Il tuo popolo sarà tutto di giusti, per sempre avranno in eredità la terra, germogli delle piantagioni del Signore, lavoro delle sue mani per mostrare la sua gloria. Il più piccolo diventerà un migliaio, il più insignificante un’immensa nazione; io sono il Signore: a suo tempo, lo farò rapidamente».
Vangelo
In primissimo piano c’è la sapienza di Gesù. In che cosa consiste la sapienza del Figlio di Dio?
Anzitutto potremmo dire così: la sapienza di Gesù consiste nella perfetta imitazione del Padre: “quello che Egli fa, anche io lo faccio, allo stesso modo”. C’è, dunque, una grande consapevolezza in Gesù rispetto alla sua missione, alla sua identità, al suo compito. Egli è venuto per rivelare l’amore del Padre, quindi il suo compito, la sua missione, consiste proprio nel fare quello che fa Dio Padre allo stesso modo. Poiché Dio Padre dona la vita, così fa anche il Figlio. In tutte le molteplici direzioni di quest’opera. Dio Padre dona la vita facendo sorgere le cose, permettendo loro di ricominciare da capo dopo momenti di negatività, addirittura Dio dona la vita dopo la morte. Questo è esattamente il ministero di Gesù, il ministero della consolazione che ha portato agli uomini, il ministero del conforto recato ai malati e ai peccatori, il ministero perfino del suo far ritornare alla vita coloro che erano già presi dai legacci della morte. Gesù fa questo perché riceve la vita dal Padre e la dona, a nome di Dio Padre, a tutti.
Il Figlio, poi, anche “giudica”. In che cosa consiste il giudizio a cui si fa riferimento nel Vangelo? a quella conformità rispetto alla Parola che Gesù pure vive in prima persona e predica. Tutto il ministero di Gesù è un servizio alla Parola che rende vera, vitale, preziosa, la vita di ogni uomo. Ogni uomo che accoglie la parola, partecipa della stessa dimensione di Dio ed è immerso nella sua grazia. Chi vive secondo la Parola rivelata partecipa già ora della dimensione dell’amore di Dio, che, un giorno, sarà eternamente tutto in tutti. Il giudizio a cui si riferisce il vangelo è quello che permette di passare da questa vita alla vita eterna. Chi vive nell’imitazione di Dio Padre e nella custodia della sua parola, come Gesù stesso fa, passa da questo orizzonte di vita alla vita eterna.
Il Vangelo, dunque, passa da un orizzonte in cui si parla della sapienza di Gesù, ad un altro orizzonte, quello della sapienza dell’uomo. Sapienza dell’uomo è quella che nasce dall’imitazione della sapienza del Figlio. Ci possono essere diversi modi di intendere e di interpretare la sapienza. Il Vangelo ci dice che, ultimamente, la vera sapienza del cristiano è solo una: è la sapienza di chi vive e custodisce la Parola che è vita eterna.
Corinzi
Questa è propriamente la sapienza di San Paolo. L’apostolo ha ben compreso che la sapienza della vita credente è solo quella di chi si abbandona, con fiducia, al pensiero della vita eterna. Quando una vita vale? Quando una vita diventa grande? San Paolo risponde molto semplicemente: quando una vita si apre all’orizzonte dell’eternità, quando non si rimane rinchiusi e imbrigliati nelle cose del tempo, quando si rimette tutto nelle mani di Dio e, con fiducia, si attende quella vita eterna che è suo dono. Questa è la vera sapienza, questa è la vera grandezza della vita di un uomo. San Paolo dunque spiega: Cristo è il primo di coloro che risorgono dai morti. Ogni uomo, nel mistero della sua morte, si presenta, con la sua anima, davanti a Dio, per comprendere, nella luce della Verità di Dio, quale progetto di sapienza uno ha cercato di vivere. Si apre un tempo di attesa: pur conoscendo l’esito della propria esistenza, che sarà di redenzione o di dannazione o di ulteriore purificazione prima di entrare nella visione del volto di Dio, si aprirà un tempo di attesa della risurrezione della carne che avverrà quando Dio porrà termine al mondo, al tempo, alla storia. Quando terminerà il tempo, tutto sarà sottomesso a Dio, compresa la morte, quella realtà che spaventa la vita dell’uomo, che pone l’uomo in situazione di sofferenza e di scacco.
Sono le parole del Vangelo: Dio che dona la vita anche dopo la morte, Dio che nella risurrezione del Figlio ha già sconfitto la morte, nella risurrezione finale sconfiggerà per sempre questo nemico dell’uomo e donerà quella vita eterna che è piena comunione con il suo mistero. Questa è la sapienza dei credenti, la sapienza dei cristiani.
Isaia
Anche il profeta parlava di un tempo che verrà, di un tempo che ancora dovrà raggiungere la sua pienezza e il suo apice. La visione che sta dinnanzi al profeta e che il profeta descrive, richiama il tempo futuro, il tempo che verrà in Dio, quello stato di vita che chiamiamo eternità beata. Isaia vede come un pellegrinaggio, come un continuo dirigersi degli uomini verso questa meta. Meta che riempirà la vita di ciascuno e che darà senso ai giorni dell’uomo.
Per noi
Mi domando seriamente con quale sapienza di vita viviamo noi. Quale sapienza riescono ad esprimere i nostri giorni? Quale sapienza vogliamo sperimentare nell’esistenza? Quale sapienza vogliamo lasciare in eredità a chi viene dopo di noi? Quale sapienza abbiamo il compito di sostenere tutti insieme, come cristiani, come popolo di Dio, come Chiesa, come popolo che, nella storia, rende presente il mistero di Cristo?
Credo che la domanda ci debba far soffermare molto su quello che abbiamo vissuto quest’anno e che, in verità, stiamo ancora vivendo. Cosa ci può avere insegnato una esperienza del genere? Cosa ha detto a noi un tempo come quello che abbiamo vissuto e dal quale non siamo certo usciti?
Io credo che tutti questi richiami ci dicano che tocca noi entrare in un orizzonte di sapienza molto diverso da quello consueto. Per anni, per decenni, abbiamo vissuto nel credere che la sapienza della vita umana consistesse nel cercare una vita riuscita, nel guadagno, nell’affermazione di se stessi, nell’apparire, nel gustare delle cose della vita cogliendo l’attimo presente… potremmo declinare in vario modo un progetto di sapienza umana.
Ciò che abbiamo vissuto ci chiede di fare un passo oltre. Di fronte alle fragilità della vita dell’uomo, di fronte al mistero della morte che abbiamo visto ed incontrato e del quale non possiamo non essere memori, io credo che l’unico progetto di vita sapiente sia davvero quello di chi si rimette nelle mani di Dio per cercare l’eternità.
Dovremmo quindi chiederci:
- Il mio progetto di sapienza di vita, mira all’eternità?
- Guardo con fiducia a quella dimensione di vita che è la vita in Dio e che ancora deve venire?
Senza pensiero dell’eternità, non esiste salvezza dell’anima. Senza pensiero dell’eternità, non esiste cammino verso la vita in Dio.
Proviamo, allora, a chiederci davvero quale sapienza di vita vogliamo sostenere. Maria, di cui ci prepariamo a celebrare la nascita, ci consenta di incontrare la sapienza rivelata nel suo Figlio e ci guidi a quella sapienza di vita che è la sapienza dei credenti che attendono la manifestazione delle cose future e la vita del mondo che verrà!.