Settimana della 1 domenica dopo il martirio – Lunedì
La settimana che iniziamo è del tutto particolare, soprattutto per la festa della Natività della Beata Vergine Maria che, per noi, non è solo una festa di devozione, ma anche l’inizio del nuovo anno pastorale che rimettiamo già fin d’ora sotto la sua protezione. Naturalmente, iniziando una nuova sezione del tempo liturgico, cambia anche il lezionario. Poiché siamo nella sezione che concentra tutta la sua attenzione sulla figura di Cristo, leggeremo sempre due brani del Nuovo Testamento.
Vangelo
Lc 15, 8-10
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
Possiamo iniziare la nostra riflessione dalla pagina del Vangelo. Esempi di vita quotidiana. Cosa facciamo tutti noi quando perdiamo qualcosa? Cosa fa una massaia quando sa che ha perduto, nella sua casa, qualcosa di importante? Subito ci si mette in stato di ricerca. Subito ci si mette all’opera, per cercare ciò che non si trova più. Questo “stato di ricerca”, se vogliamo anche questa “ansia del cercare”, dovrebbe essere quell’atteggiamento spirituale che contraddistingue tutti i credenti rispetto al mistero di Dio. Se manca il gusto della ricerca, viene meno anche la fede, o meglio la fede si trasforma in routine, in tradizione, perdendo così quel gusto per la novità, quel mordente che, invece, dovrebbe sempre avere.
1 Giovanni
1Gv 1, 1-4
Lettura della prima lettera di san Giovanni apostolo
Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita – la vita infatti si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi –, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena.
È questo il contenuto anche della riflessione legata alla prima pagina biblica che abbiamo tutti ascoltato pochi minuti fa. San Giovanni si predispone a scrivere questa lettera con una convinzione: egli non sta trasmettendo un suo pensiero, una sua riflessione, un proprio ragionamento. Egli vuole parlare di una sua esperienza. Quell’esperienza che deriva dall’avere visto il Signore in persona, dall’averlo toccato, dall’aver parlato con lui, dall’averlo ascoltato. La narrazione che San Giovanni incomincia vuole essere una trasmissione di quell’esperienza che gli ha cambiato la vita, poiché il suo incontro con la persona di Cristo è stato fondamentale per la sua vita e per la sua fede. La fede non è mai “disincarnata”. È per questo che l’apostolo faceva riferimento proprio al suo personalissimo incontro con il Signore. Senza questo retroterra, senza questa serie di esperienze che gli hanno cambiato la vita, non sarebbe nata la sua riflessione sulla fede e su Cristo.
In questo orizzonte di esperienza, San Giovanni allarga da subito l’orizzonte della riflessione, precisando che “la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio Suo, Gesù Cristo”. Ecco, quindi, che l’apostolo passa dal piano dell’esperienza a quello della contemplazione; attraverso la persona di Cristo egli giunge alla comunione con il Padre. Quella comunione che attende ancora la sua piena realizzazione che avverrà nella vita eterna.
Infine una terza riflessione: “noi annunciamo questo a voi, perché anche voi siate in comunione con noi”. La dimensione si allarga ulteriormente. Chi si dispone all’annuncio del Vangelo di salvezza, vive non solo in comunione con Dio, ma anche con tutti coloro che crederanno a questo annuncio. È la dinamica della trasmissione della fede che passa sempre attraverso una esperienza umana.
Per noi
- La fede è per noi un tesoro prezioso da continuare a cercare?
- La fede insegna il desiderio di coinvolgere altri, di trasmettere il proprio tesoro ad altri?
Credo che le due domande che la Parola di Dio vuole mettere dentro di noi, sono proprio queste. La fede deve essere per noi ricerca di Cristo. Togli questo gusto e allora rimane solo la tradizione. Purtroppo, spesso, accade così. Quando accade così la fede si impoverisce, muore, rimane, per lo meno, limitata. Lo sappiamo anche noi perché credo che tutti noi passiamo da esperienze di questo genere.
Mi pare poi che, per molti, la fede rimanga un fatto privato, intimistico, rinchiuso nel proprio spazio gelosamente custodito. Non sempre siamo capaci di vivere bene tutto questo. Non sempre siamo capaci di fare in modo che, davvero, ci sia una vera comunità all’interno della quale diventa bello cercare insieme il Signore.
Cosa fare? Credo che anche a noi tutti occorra solo che ci lasciamo prendere per mano dal Signore e ci lasciamo coinvolgere in quell’avventura personale che è ricerca e che è gusto per la vita di comunità. Da qui nasce la gioia del credere.