Settimana della 5 domenica dopo il martirio – giovedì
Rimetti a noi i nostri debiti. Questa sera rifletteremo insieme, nel corso degli esercizi che stiamo proponendo, su questa invocazione della preghiera del Signore. Entriamo nelle letture di questa giornata sulla scorta di questa preghiera.
La Parola di Dio per questo giorno
EPISTOLA 2Tm 1, 13 – 2, 7
Seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
Carissimo, prendi come modello i sani insegnamenti che hai udito da me con la fede e l’amore, che sono in Cristo Gesù. Custodisci, mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il bene prezioso che ti è stato affidato. Tu sai che tutti quelli dell’Asia, tra i quali Fìgelo ed Ermògene, mi hanno abbandonato. Il Signore conceda misericordia alla famiglia di Onesìforo, perché egli mi ha più volte confortato e non si è vergognato delle mie catene; anzi, venuto a Roma, mi ha cercato con premura, finché non mi ha trovato. Gli conceda il Signore di trovare misericordia presso Dio in quel giorno. E quanti servizi egli abbia reso a Èfeso, tu lo sai meglio di me. E tu, figlio mio, attingi forza dalla grazia che è in Cristo Gesù: le cose che hai udito da me davanti a molti testimoni, trasmettile a persone fidate, le quali a loro volta siano in grado di insegnare agli altri. Come un buon soldato di Gesù Cristo, soffri insieme con me. Nessuno, quando presta servizio militare, si lascia prendere dalle faccende della vita comune, se vuol piacere a colui che lo ha arruolato. Anche l’atleta non riceve il premio se non ha lottato secondo le regole. Il contadino, che lavora duramente, dev’essere il primo a raccogliere i frutti della terra. Cerca di capire quello che dico, e il Signore ti aiuterà a comprendere ogni cosa.
SALMO Sal 77 (78)
Dite alla generazione futura
le meraviglie del Signore.
Ascolta, popolo mio, la mia legge,
porgi l’orecchio alle parole della mia bocca.
Aprirò la mia bocca con una parabola,
rievocherò gli enigmi dei tempi antichi. R
Ciò che abbiamo udito e conosciuto
e i nostri padri ci hanno raccontato
non lo terremo nascosto ai nostri figli,
raccontando alla generazione futura
le azioni gloriose e potenti del Signore
e le meraviglie che egli ha compiuto. R
Ha stabilito un insegnamento in Giacobbe,
ha posto una legge in Israele,
che ha comandato ai nostri padri
di far conoscere ai loro figli,
perché la conosca la generazione futura,
i figli che nasceranno. R
Essi poi si alzeranno a raccontarlo ai loro figli,
perché ripongano in Dio la loro fiducia
e non dimentichino le opere di Dio,
ma custodiscano i suoi comandi. R
VANGELO Lc 20, 41-44
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai Giudei: «Come mai si dice che il Cristo è figlio di Davide, se Davide stesso nel libro dei Salmi dice: “Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra finché io ponga i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi”? Davide dunque lo chiama Signore; perciò, come può essere suo figlio?».
Vangelo
Abbiamo spiegato poche settimane fa questo Vangelo che è stato letto nella liturgia domenicale. Illuminati dalla frase del Padre nostro che diventa oggetto della meditazione di questo giorno, possiamo dire che il Vangelo ci aiuta a capire che il Signore si incarna nella stirpe di Davide proprio per questo motivo, per togliere i peccati del mondo. La sua venuta è in ordine alla redenzione. Il suo essere presente tra gli uomini è in ordine al mistero della redenzione del mondo. È proprio contemplando continuamente questo mistero di divina condiscendenza che tutti possiamo capire come anche noi siamo chiamati a perdonare i “debiti” degli altri. Come ci ha ricordato San Francesco l’altro ieri, noi possiamo imparare a perdonare se e solo se guardiamo a Cristo e al suo modo di redimere il peccato del mondo.
Timoteo
Ancora più esplicito è il testo della prima lettura. San Paolo fa riferimento a fatti che hanno riguardato la sua persona. “Tu sai che tutti quelli dell’Asia, tra i quali Figelo ed Ermegene, mi hanno abbandonato”. Parole molto forti, che lasciano capire come Paolo si sia trovato più volte di fronte a persone che, invece di essere di aiuto al suo ministero, gli hanno procurato dei guai e sono diventati oppositori del suo stesso modo di predicare il Vangelo. Paolo perdona a tutti costoro di vero cuore. Paolo non tiene conto dei torti ricevuti e chiede a tutti di imitare il suo esempio. Paolo è un uomo che ha saputo perdonare i “debiti” degli altri perché ha saputo seguire l’esempio di Cristo.
Per questo, poi, sul finire della prima lettura, Paolo proponeva anche un esempio tratto dalla vita militare: nessuno prende servizio per dispiacere a chi lo ha arruolato. Così è nella fede. Se siamo “arruolati” come cristiani, il nostro compito è quello di non dispiacere a colui che ci ha arruolato, a colui che ci ha preso con sé e cioè a Cristo Signore. Ecco perché pregare perché tutti noi possiamo continuamente guardare all’esempio di Cristo e rimettere i debiti agli altri come noi riconosciamo che sono rimessi a noi.
Intenzioni di preghiera
Anche oggi dalla Parola di Dio alcune intenzioni di preghiera.
- Preghiamo per imparare a perdonare di vero cuore. L’arte del perdono è la più difficile della vita cristiana. Conosco molte persone che, pur essendosi esercitate per una vita a perdonare, con molta saggezza, alla fine dell’esistenza ancora dicono: perdonare mi è difficile, non riesco a perdonare di vero cuore… credo che siano posizioni molto veritiere, molto forti ma molto vere. L’arte del perdono è un’arte che impara solamente chi contempla l’agire di Cristo che è sempre agire di perdono. L’arte del perdono passa sempre attraverso la continua ri-meditazione del messaggio della misericordia di Dio. Noi non dovremmo mai stancarci di contemplare la misericordia del Padre su di noi, per imparare ad essere misericordiosi come Lui. L’esercizio di oggi è molto più difficile di quello che sembra. La preghiera di oggi deve essere molto più forte del solito perché noi tutti dobbiamo imparare continuamente cosa significa il perdono. Riconosciamoci poveri e bisognosi di questo. Diciamo tranquillamente al Signore, nella nostra preghiera, che senza di lui non siamo nulla, non siamo nessuno. Diciamo al Signore che abbiamo continuamente bisogno di Lui, del suo amore, della sua misericordia, della sua vicinanza. Solo così riusciremo ad essere attenti ai continui richiami alla vita di fede.
- Preghiamo per imparare a non tenere conto dei torti ricevuti. San Paolo ci insegna anche questo, ci insegna a rimettere nelle mani di Dio tutte le cose che non sappiamo perdonare. Credo che questo sia l’atteggiamento più sapiente che si possa suscitare nel nostro cuore. Impariamo a non tenere conto del male ricevuto e riusciremo ad essere più buoni, più semplici, più capaci di valorizzare la presenza di bene che è negli altri. Impariamo anche a rileggere la nostra storia con gli occhi di chi vuole rimettere nelle mani della misericordia di Dio le cose che non sono andate bene, le cose che non sono state vissute come avrebbero meritato, le cose che ci sono sfuggite o che sono sfuggite ad altri.
- Mettiamo al centro della nostra preghiera di ogni giorno la bellezza del mistero dell’incarnazione. Recitiamo oggi l’Angelus almeno una volta, soffermiamoci sulle parole: “e il Verbo si fece carne”. Ricordiamoci il motivo della sua venuta. Chiediamo perdono per tutte le volte in cui non siamo capaci di fissare lo sguardo in lui e di vivere quel perdono che egli è venuto a portare sulla terra.