Settimana della 5 domenica dopo il martirio – Mercoledì
La terza giornata
La terza giornata di questa settimana di festa in onore della Madonna del Rosario ci raccoglie in preghiera, come è tradizione della nostra comunità, per i defunti del mese scorso. Certo vogliamo ricordare particolarmente loro, ma non dimentichiamo tutte le famiglie della nostra comunità che, quest’anno, sono state toccate dal lutto. Come di certo tutti noi abbiamo qualcuno da ricordare nelle nostre preghiere, perché non dobbiamo mai dimenticare i morti che sono state persone importanti per la nostra esistenza, pur nella semplicità delle loro vite.
Vangelo
Lc 20, 27-40
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Si avvicinarono al Signore Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui». Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più rivolgergli alcuna domanda.
La Scrittura più importante per questa celebrazione è certamente il Vangelo: una piccola parabola, evidentemente una storia inventata quella di questa donna che rimane vedova per 7 volte. Una storia che però ha un cuore. La domanda che sta al centro di questa breve narrazione è la domanda che ci facciamo tutti, la domanda che si fanno tutti gli sposi: fino a quando dura il nostro matrimonio? Che fine facciamo dopo la morte? Che cosa rimane del nostro matrimonio dopo la fine della vita? Certo sono le domande di sempre, le domande che, in modo più allargato, riguardano tutti, perché tutti ci chiediamo: che legame c’è ancora con i nostri cari defunti? Come viviamo rispetto a coloro che non ci sono più? In che relazione stanno con noi le persone che abbiamo avuto care?
La risposta viene dal Signore. “Dio è il Dio della vita”. Questa è la verità dalla quale partire. Dio è il creatore di ogni cosa, colui che ha impresso il suo segno in ogni cosa del creato. Dio è colui che dona la vita ad ogni essere vivente, colui che infonde nell’uomo il suo stesso alito di vita. Dio è colui che non si ferma nemmeno di fronte alla morte, ma promette, nella risurrezione di suo Figlio, di chiamare tutti alla risurrezione, di donare a tutti la contemplazione del suo volto di Verità, di Amore, di Essere. Dio non vuole la morte, ecco perché manda il suo Figlio ad infliggere al nemico una memorabile sconfitta e ad aprire le porte della vita eterna a tutti coloro che rispondono al suo amore e alla sua chiamata.
In quest’ottica, nell’ottica della vita eterna, trovano senso le scelte umane, ivi compresa quella di sposarsi. Gesù ricorda che l’amore tra un uomo e una donna è eterno e, proprio per questo, assomiglia all’amore di Dio per l’uomo, all’amore di Cristo per la Chiesa. Solo in questa prospettiva si comprende che, parlando in termini umani, il matrimonio finisce con la morte del coniuge. Se finisce l’istituto del matrimonio, non finisce, però, l’amore. Questo è eterno, e rimane per sempre davanti a Dio. È dunque vero che nella vita eterna non si prende né moglie né marito, nel senso che non c’è quel bisogno affettivo che tutti avvertiamo nel corso della vita. Tuttavia l’amore che abbiamo vissuto sulla terra ci aiuterà ad entrare nella comunione di quel volto di misericordia che è il centro di ogni nostra ricerca di fede. L’amore tra un uomo e una donna, l’amore di una famiglia, è così forte da poter vincere qualsiasi cosa, anche la morte. L’amore di una famiglia, l’amore che si prova in una famiglia rende davvero possibile ogni cosa e trasfigura ogni realtà.
Filemone
Fm 1, 1-7
Lettera di san Paolo apostolo a Filèmone
Paolo, prigioniero di Cristo Gesù, e il fratello Timòteo al carissimo Filèmone, nostro collaboratore, alla sorella Apfìa, ad Archippo nostro compagno nella lotta per la fede e alla comunità che si raduna nella tua casa: grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo. Rendo grazie al mio Dio, ricordandomi sempre di te nelle mie preghiere, perché sento parlare della tua carità e della fede che hai nel Signore Gesù e verso tutti i santi. La tua partecipazione alla fede diventi operante, per far conoscere tutto il bene che c’è tra noi per Cristo. La tua carità è stata per me motivo di grande gioia e consolazione, fratello, perché per opera tua i santi sono stati profondamente confortati.
Per noi
Anche in questo giorno la Madonna del Rosario ci ha preso per mano, ci ha guidato, ci ha illuminato attraverso la Parola del Figlio suo. Noi non siamo solo chiamati a ricordare i nostri cari, non siamo chiamati solo a ripensare alle loro piccole grandi cose. Noi siamo chiamati a ricordare ogni esempio di bene che abbiamo ricevuto non per crogiolarci in esso, ma per trarre nuova linfa, nuova forza nel vivere quelle situazioni di bene che possiamo. Il ricordo dei nostri defunti non deve essere quello struggente delle emozioni, ma quello di chi, ricordando il bene ricevuto, mette in circolo altro bene e chiama tutti a vivere di questo, a vivere per fare il bene.
Credo che tutti, questa sera, siamo in grado di riconoscere che i nostri morti ci hanno fatto del bene. Tutti siamo in grado di ricordare qualche cosa che abbiamo ricevuto con gratuità. Ecco, per avere ricevuto questo bene anche noi ci siamo “indebitati”. Siamo ora “obbligati” a compiere qualcosa di buono, se vogliamo far fruttare il bene che abbiamo ricevuto. Maria Santissima del Rosario ci aiuti oggi a vivere di questo e ci guidi a fare tutto il bene che possiamo, senza mai tenere conto di ciò che sprechiamo. Non ci sono lancette sull’orologio che segna il tempo del bene: è sempre tempo della carità.