Domenica 06 novembre

Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo

Per introdurci

  • Con quali occhi guardiamo la storia, le cose, il mondo, gli altri?
  • Con quale criterio giudichiamo le cose, il mondo, la storia, gli altri?

Sono due domande che vorrei tenessimo molto presenti mentre cerchiamo il filo rosso di queste scritture che ci vengono offerte nella domenica di Cristo Re.

La Parola di questa domenica

LETTURA Dn 7, 9-10. 13-14
Lettura del profeta Daniele

Io continuavo a guardare, quand’ecco furono collocati troni e un vegliardo si assise. La sua veste era candida come la neve e i capelli del suo capo erano candidi come la lana; il suo trono era come vampe di fuoco con le ruote come fuoco ardente. Un fiume di fuoco scorreva e usciva dinanzi a lui, mille migliaia lo servivano e diecimila miriadi lo assistevano. La corte sedette e i libri furono aperti. Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco venire con le nubi del cielo uno simile a un figlio d’uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui. Gli furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano: il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto.

SALMO Sal 109 (110)

Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato.

Oracolo del Signore al mio signore:
«Siedi alla mia destra
finché io ponga i tuoi nemici
a sgabello dei tuoi piedi».
Lo scettro del tuo potere
stende il Signore da Sion:
domina in mezzo ai tuoi nemici! R

A te il principato
nel giorno della tua potenza
tra santi splendori;
dal seno dell’aurora,
come rugiada, io ti ho generato. R

Il Signore ha giurato e non si pente:
«Tu sei sacerdote per sempre
al modo di Melchìsedek».
Il Signore è alla tua destra!
Sarà giudice fra le genti. R

EPISTOLA 1Cor 15, 20-26.28
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte. E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch’egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.

VANGELO Mt 25, 31-46
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Daniele

Il profeta Daniele vive il momento tragico della storia di Israele che è l’esilio. Percepisce il dramma del vuoto di potere che ha condotto Israele a questa condizione di essere popolo oppresso, senza una patria, senza una casa, senza un luogo dove abitare e senza punti di riferimento politici ma anche religiosi propri. Daniele è anche il profeta che ha visioni che si addicono perfettamente a Cristo. Come quella che abbiamo ascoltato. Il profeta si rivolge ad un popolo esiliato, che non ha capo, che non ha re, che non ha punti di riferimento e, in sostanza, dice che l’unico punto di riferimento costante nel tempo è Dio. È questo il punto di riferimento a cui bisogna guardare, è questo il punto di riferimento a cui bisogna costantemente rimandare. È così che, alla fine dei tempi, si incontrerà Colui al quale appartiene ogni potere. Non il potere temporale, non il potere che si ha presso gli uomini e che dura il tempo che deve durare, ma il potere eterno, che non è politico, che non è oppressione degli uomini ma, al contrario, potere che libera gli animi e le coscienze. Daniele ha il coraggio di annunciare questo mentre tutto sembra dire il contrario. Daniele è anche un profeta politico, se vogliamo, perché sa richiamare ai grandi del suo tempo che il loro potere è limitato, voluto o permesso da Dio, ma mai al pari di quello di Dio. Daniele sa guardare alla storia con l’occhio di Dio. Se si fosse limitato al suo sguardo, se si fosse limitato alla analisi del suo tempo, non avrebbe avuto da scrivere altro che parole di pianto, disfatta, solitudine, oppressione… tutte le realtà negative di un esiliato! Invece egli sa contemplare la storia dal punto di vista di Dio e sa comprendere cosa accadrà alla fine. A questo si appella per risvegliare le coscienze e per dire a tutti chi occorre davvero attendere. L’uomo vive per attendere Dio e la sua rivelazione.

Corinti

Anche San Paolo ha questa capacità, la capacità di rimandare all’incontro con Dio, la capacità di vedere la fine di tutto con gli occhi di Dio. Ecco perché Egli scriveva queste parole che, tra l’altro, si addicono ancora perfettamente al pensiero della morte che ha caratterizzato i giorni scorsi. Paolo ci insegna che tutti, ciascuno nel suo ordine, ci presenteremo davanti a Dio. Dopo Cristo, il principio di coloro che risorgono, si presenteranno davanti a Dio coloro che “sono di Cristo”, cioè i credenti e poi, via via, tutti gli uomini, fino all’ultimo di essi. Presentazione davanti a Dio che assume il termine di giudizio, ovvero di momento in cui si svelano le intenzioni dei cuori. Davanti alla verità di Dio ogni uomo apparirà per quello che è, per quello che ha fatto, ovvero per il suo modo di interpretare il tempo, la storia, il mondo, Dio stesso… modalità dalla quale nasce il concreto modo di vivere di ciascuno. Anche San Paolo ricordava che tutto sarà di Dio, in quel giorno, dopo le alterne vicende della storia che è fatta di momenti di grande adesione a Dio ma anche di momenti di grande distacco da Lui. Tutto è nelle sue mani e tutto sarà svelato nel “giorno del giudizio”, cioè nel giorno nel quale saranno davvero svelate le segrete intenzioni dei cuori.

Vangelo

Così anche Gesù con questa predicazione raccolta da San Matteo proprio sul tema del giudizio universale, che, come tutti comprendiamo facilmente, altro non è che il palese disvelamento dell’intenzione con cui abbiamo vissuto le cose della nostra vita. San Matteo è rimasto molto profondamente colpito dalla predicazione del Signore, tanto da scriverla per tutti, per ricordare a tutti che occorre guardare le cose dal punto di vista di Cristo se si vuole accogliere il suo permanente invito alla salvezza. Così capita che dove uno vede un povero, il cristiano vede un fratello da servire. Dove c’è un affamato, un assetato, il cristiano non si limita all’analisi della situazione o allo studio delle cause che hanno prodotto questo stato di vita; piuttosto si rimbocca le maniche per trattare da fratello colui che si è visto anzitutto come bisognoso. San Matteo ricorda come Gesù ha guardato alle singole persone che ha incontrato, sane e malate, ricche e povere, bisognose o meno di cose materiali, di affetto o di altri e comprende bene lo sguardo di misericordia che Gesù ha riservato per ciascuno di loro. San Matteo ricorda che ciascuno è stato trattato da Cristo in una forma unica, singolare, “speciale”. Il Signore riconosceva in ogni uomo e in ogni donna che ha incontrato un’immagine del Padre e, per questo, si disponeva a servire chi incontrava partendo dai suoi bisogni, materiali o spirituali che fossero. Ecco come Cristo guarda alla gente, come a dei fratelli da servire. Chi vive così, magari senza nemmeno accorgersene, fa del bene all’altro e, in questo, si “guadagna” la vita eterna. Questa dimensione di amore che diventa servizio è il modo proprio per entrare nella vita eterna, perché è il modo con il quale si cerca di imitare l’amore di Cristo, che può ogni cosa e che sostiene coloro che tentano di operare nel suo amore. Un modo unico e singolare di vedere le cose, di giudicare le situazioni, di vedere ciò che è nel cuore delle persone. Con la conseguente lezione che, per vivere come Cristo, per guardare alle persone come Cristo, altro non c’è da fare che mettere in campo le opere della misericordia. Quelle 7 opere con le quali San Matteo ha condensato tutto l’insegnamento sulla carità. Modo di fare concreto per dire come il credente vede chi è nel bisogno.

Per noi

È alla luce di questi brani della Parola di Dio che noi possiamo interrogarci su piste molto diverse.

Carità.

Anzitutto quella della carità. Proviamo a domandarci non tanto cosa facciamo o non facciamo, ma, piuttosto, come guardiamo gli uomini, le donne che incontriamo. Il nostro modo di incontrare le persone è sfuggevole o profondo? Sappiamo considerare ciò che c’è nel cuore delle persone? Sappiamo porci con esse in dialogo o c’è altro? Superiorità, fretta, incapacità di ascolto, oppure al contrario attenzione, premura, vivo interesse per l’altro… Cosa c’è, nel nostro modo di guardare agli atri, di quello di Cristo e cosa manca di esso?

In questa dimensione suggerirei di chiederci cosa vogliamo dalla Caritas? Vogliamo che sia un’organizzazione di aiuti o un luogo di incontro, di discernimento, certo anche di aiuto ma personalizzato, in base alle cose di ogni singola situazione? Se scegliamo questo secondo modo, certamente agiamo in modo più cristiano, ma, evidentemente, saremo anche più lenti, meno capaci di un aiuto immediato, più impegnati a curare delle situazioni che si protraggono nel tempo. Io, personalmente, credo molto in questo modo di essere vicino e di aiutare, che non è l’immediato esaudirsi di ogni richiesta, ma il discernere dove c’è un vero bisogno ed educare a fare quei passi che possono essere utili in vista dello scioglimento di una situazione.

Credo che la Caritas non sia il luogo dove noi deleghiamo qualcuno a fare opere di carità, ma ricordandoci che tutti abbiamo la richiesta di Cristo di essere uomini e donne di carità, creiamo un’associazione e chiediamo a questa associazione di aiutarci, di educarci, di seguirci, di indicarci dove sono le priorità…

Vorrei che guardassimo così alla Caritas, come al luogo dove si vive un richiamo che è anche una profezia. Vorrei che tutti sentissimo nostri i suoi richiami, per evitare che uno se ne stia con la coscienza tranquilla, pensando di aver delegato ogni opera di carità ad essa. Vorrei che partecipassimo ad essa: con il tempo, con le nostre persone, con la nostra carità che non sostituisce l’impegno diretto, ma richiama la nostra attenzione ai bisogni di una comunità.

  • Ho occhio per vedere così e per interpretare così la vita nella e della società?

Storia e politica.

Certo il discorso del profeta e delle altre scritture, proprio perché discorsi molto spirituali e molto fortemente improntati all’eternità, diventano anche discorsi per il tempo e richiami a vivere bene il tempo presente, in vista di quello futuro. È bene anche che ricordiamo che questa festa, la festa di Cristo Re, con queste sue letture, venne introdotta proprio in mezzo al tempo dei grandi totalitarismi. All’inizio degli anni ’30, papa Pio XI avvertì l’esigenza di dire ai suoi fedeli che non erano quelli che si andavano affermando i modelli da cercare, come non era quella l’affermazione del potere che poteva essere in accordo con le esigenze della fede. Al di là del tempo storico in cui questa festa è stata introdotta, io credo che Cristo Re ci ricordi cosa dobbiamo cercare, come dobbiamo vivere il rapporto con la storia, la politica, il “potere”. Così come ci ricorda di vigilare, con attenzione, e di plasmare un modo di pensare comune che faccia comprendere come anche la politica deve essere vista come forma di servizio. La domanda, però, è per noi come credenti: sappiamo vedere così la storia? Sappiamo giudicarla con gli stessi occhi di Dio? Forse dobbiamo dirlo, su tutte queste cose noi abbiamo un sentire emotivo che è troppo preponderante che spesso vizia il nostro modo di interpretare tutto.

  • Cosa possiamo fare per crescere in questa dimensione?

Fede

Infine, certo, la domanda più personale sulla fede.

  • Come percepiamo il tema del giudizio universale?

Credo che ricordarci che la nostra vita termini con un momento di verità, con un momento di illuminazione dell’esistenza con la luce che viene da Dio, faccia bene a tutti. Intanto ci ricorda che dobbiamo avvicinarci a questo evento della storia personale e della storia del mondo con moltissima umiltà. Quell’umiltà che ci deve far dire che abbiamo bisogno della grazia di Dio, della sua benevolenza, del suo aiuto, della sua misericordia.

Ecco alcune piste diverse per meditare e per vivere pienamente questa festa di Cristo Re.

2022-11-04T08:18:00+01:00