Settimana della 5 domenica dopo l’Epifania – lunedì
Per introdurci
Questa quinta settimana dopo l’Epifania ha un santo al giorno da farci ricordare: le sante Perpetua e Felicita; San Girolamo Emiliani; Santa Bakita; Santa Scolastica e, infine, la memoria della beata Vergine Maria di Lourdes. Non si interromperà però mai il lezionario tipico di questo tempo.
La Parola di Dio per questo giorno
LETTURA Sir 35, 5-13
Lettura del libro del Siracide
Cosa gradita al Signore è tenersi lontano dalla malvagità, sacrificio di espiazione è tenersi lontano dall’ingiustizia. Non presentarti a mani vuote davanti al Signore, perché tutto questo è comandato. L’offerta del giusto arricchisce l’altare, il suo profumo sale davanti all’Altissimo. Il sacrificio dell’uomo giusto è gradito, il suo ricordo non sarà dimenticato. Glorifica il Signore con occhio contento, non essere avaro nelle primizie delle tue mani. In ogni offerta mostra lieto il tuo volto, con gioia consacra la tua decima. Da’ all’Altissimo secondo il dono da lui ricevuto, e con occhio contento, secondo la tua possibilità, perché il Signore è uno che ripaga e ti restituirà sette volte tanto.
SALMO Sal 115 (116)
Salirò all’altare di Dio, al Dio della mia gioia.
Che cosa renderò al Signore
per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore. R
Ti prego, Signore, perché sono tuo servo;
io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.
A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore. R
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo,
negli atri della casa del Signore,
in mezzo a te, Gerusalemme. R
VANGELO Mc 7, 14-30
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco
In quel tempo. Chiamata di nuovo la folla, il Signore Gesù diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti. E diceva: «Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo». Partito di là, andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto. Una donna, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro, appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi. Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia. Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia. Ed egli le rispondeva: «Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». Ma lei gli replicò: «Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli». Allora le disse: «Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia». Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n’era andato.
Vangelo
“Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui possa renderlo impuro”. Le parole di Gesù, per chi lo ascoltava in quel tempo, suonavano come scandalose. Come non c’è nulla di impuro che non possa entrare nell’uomo? Così avranno protestato in moltissimi. C’era un elenco sterminato di cose impure dalle quali guardarsi. Come mai, questo Maestro, insegna che non c’è nulla di impuro? Gesù insegna che “ciò che esce dall’uomo, quello rende impuro l’uomo”, cioè sono le intenzioni che governano il cuore dell’uomo a dire la purezza di una cosa o a dire la sua impurità. “Dal cuore dell’uomo provengono i propositi di male: impurità, furto, omicidi, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza”. Quindi qualsiasi cosa che sia fatta con un preciso riferimento a una di queste categorie di peccato, rende del tutto impuro l’uomo. La malvagità non sta tanto nelle cose in sé, ci dice il Vangelo, ma nell’intenzione con cui un uomo le accosta, o le elegge, o le pratica. Dunque il centro della predicazione del Signore passa dalle cose all’uomo. Potremmo anche rileggere le parole del Signore come un inno a guardare bene alle cose che ci circondano, per gioire delle cose che sono state create o che abbiamo a disposizione: quando un uomo si pone di fronte alle cose con animo grato, con l’animo di chi vuole ringraziare Dio per quello che ha a disposizione, ecco che tutto acquista un senso. Quando si “usa” delle cose o quando, peggio, si “usano” le persone per scopi impropri, nasce l’impurità. Se la morale di quel tempo era tutta governata da una serie infinita di casi che portavano ad avere paura di tutto, Gesù ribalta completamente la situazione e insegna che non bisogna avere paura di niente se non del male che c’è nel cuore e dell’impurità con la quale si possono accostare cose, situazioni, persone. È questa l’unica realtà da temere perché è questa l’unica realtà che può rovinare tutto.
Siracide
“Cosa gradita al Signore è tenersi lontano dalla malvagità”. La parola del Siracide è molto simile a quella del Vangelo. Il sapiente insegna che quando un cuore è in grado di fare questo, allora trova senso tutto il resto, anche le realtà più belle della fede, come la preghiera, o come il prendere del proprio per donarlo agli altri in offerta. Senza questo atteggiamento, ovvero quando ci si dedica alla malvagità, tutto, in qualche maniera, è deturpato, anche la più generosa delle offerte, anche il più grande dei sacrifici, non serve a niente. Solo quando ci si astiene dalla malvagità Dio concede le sue grazie. Dove c’è un cuore malvagio la ricchezza della grazia di Dio non può operare.
Per noi
Forse anche noi siamo cresciuti con una morale dei casi. Forse anche a noi è stato insegnato a guardarsi dalle cose, da alcune situazioni giudicate moralmente pericolose. Forse è stato anche insegnato a tenerci lontano dalle persone, per evitare guai peggiori. Forse abbiamo anche noi insistito su queste categorie, dimenticando che l’unica vera cosa necessaria è il richiamarci noi per primi per poi richiamare gli altri, che l’unica vera cosa da temere è la malvagità. Quando non c’è malvagità nel cuore, le cose si sistemano, si aggiustano, si rimettono in sesto. Quando c’è malvagità nel cuore, non è possibile invece nulla. Potremmo anche dire che fino a quando la malvagità è presente nel cuore delle persone, non è certamente possibile nessun progresso spirituale. Solo quando si è tolta questa malvagità del cuore è possibile pensare ad un cammino spirituale che sia tutto in ascesa.
- Quale forma prende la malvagità che è nel mio cuore?
- Di che cosa devo liberarmi se voglio che il mio cammino proceda spedito verso l’incontro con Dio?
Chiediamo alle sante Perpetua e Felicita che ricordiamo in questo giorno, di aiutarci a capire quale malvagità che è dentro di noi è bene togliere dal cuore. Chiediamolo con fede per vivere un itinerario spirituale che sia, davvero, sempre in progressiva ascesa.