Martedì 07 marzo

Settimana della 2 domenica di quaresima – martedì 

La spiritualità di questo giorn0 di quaresima

Il valore della parola.

  • Che valore diamo alla parola?

Mi pare di vedere che ci sia molta attenzione a questo tema e che non siano poche le trasmissioni televisive, per esempio, che richiamano l’origine delle parole, o il loro senso, o il loro uso. Così come in molti articoli e interventi anche di esperti in materia. Per noi credenti è imprescindibile il richiamo e l’illuminazione della Parola di Dio.

La Parola di questo giorno

GENESI 13, 12-18
Lettura del libro della Genesi

In quei giorni. Abram si stabilì nella terra di Canaan e Lot si stabilì nelle città della valle e piantò le tende vicino a Sòdoma. Ora gli uomini di Sòdoma erano malvagi e peccavano molto contro il Signore. Allora il Signore disse ad Abram, dopo che Losi era separato da lui: «Alza gli occhi e, dal luogo dove tu stai, spingi lo sguardo verso il settentrione e il mezzogiorno, verso l’oriente e l’occidente. Tutta la terra che tu vedi, io la darò a te e alla tua discendenza per sempre. Renderò la tua discendenza come la polvere della terra: se uno può contare la polvere della terra, potrà contare anche i tuoi discendenti. Àlzati, percorri la terra in lungo e in largo, perché io la darò a te». Poi Abram si spostò con le sue tende e andò a stabilirsi alle Querce di Mamre, che sono ad Ebron, e vi costruì un altare al Signore.

SALMO Sal 118 (119), 33-40

Guidami, Signore, sulla tua via.

Insegnami, Signore, la via dei tuoi decreti
e la custodirò sino alla fine.
Dammi intelligenza, perché io custodisca la tua legge
e la osservi con tutto il cuore. R

Guidami sul sentiero dei tuoi comandi,
perché in essi è la mia felicità.
Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti
e non verso il guadagno. R

Distogli i miei occhi dal guardare cose vane,
fammi vivere nella tua via.
Con il tuo servo mantieni la tua promessa,
perché di te si abbia timore. R

Allontana l’insulto che mi sgomenta,
poiché i tuoi giudizi sono buoni.
Ecco, desidero i tuoi precetti:
fammi vivere nella tua giustizia. R

PROVERBI 4, 20-27
Lettura del libro dei Proverbi

Figlio mio, fa’ attenzione alle mie parole, porgi l’orecchio ai miei detti; non perderli di vista, custodiscili dentro il tuo cuore, perché essi sono vita per chi li trova e guarigione per tutto il suo corpo. Più di ogni cosa degna di cura custodisci il tuo cuore, perché da esso sgorga la vita. Tieni lontano da te la bocca bugiarda e allontana da te le labbra perverse. I tuoi occhi guardino sempre in avanti e le tue pupille mirino diritto davanti a te. Bada alla strada dove metti il piede e tutte le tue vie siano sicure. Non deviare né a destra né a sinistra, tieni lontano dal male il tuo piede.

VANGELO Mt 5, 31-37
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio. Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno».

Il discorso della montagna

Partiamo, dunque, dall’antitesi che ci presenta il Vangelo, la seconda nel suo ordine, giacché la prima rientra pienamente in quel discorso che abbiamo affrontato ieri sull’educazione degli affetti. “Avete inteso che fu detto agli antichi, non giurerai il falso, ma adempirai i tuoi giuramenti verso il Signore”. Il tema, come sempre, viene dalla legge di Mosè. Il suo contesto di nascita è giuridico. Il problema di indagare la verità, specie nel caso di controversie, accompagna, da sempre, la riflessione di tutti gli uomini. Ecco perché Mosè ha avvertito il problema di far rientrare nella legge fondamentale di Israele questo tema. In tribunale, quando si è chiamati in un contesto giuridico, non si può mentire. Quando si giudica l’operato delle persone, che vuol dire anche la loro vita, non si può mentire, non si può dichiarare il falso, perché ciò comporterebbe un giudizio viziato da parte del giudice e la rovina della vita di alcune persone. Il richiamo che Mosè offre è, quindi, per tutti coloro che operano in questo settore, ma anche per ogni uomo, ogni donna di Israele: quando si è immersi in qualcosa di questo genere non si deve mentire, si giura davanti al Signore.

Il contesto, poi, si è allargato a tutti gli aspetti della vita e non solamente al campo giuridico. Il punto essenziale è il valore che tutta la cultura di Israele, da sempre, attribuisce alla parola. “Dabar”, il termine che, nella lingua ebraica indica “parola”, è traducibile anche con il termine “atto”, “fatto”. Dunque, per la cultura semitica, la parola deve sempre corrispondere al fatto, a ciò che è stato messo in atto dagli uomini. Una menzogna reciderebbe questo legame e, per questo, è sempre da condannare. Il riferimento è a Dio, che, quando “dice” una “parola”, crea, porta alla luce le cose, indica una traccia che rimane come punto di riferimento imprescindibile per la vita degli uomini. Poiché così è la Parola di Dio, così deve essere quella degli uomini.

Attingendo da questo contesto e richiamandosi anche alla tradizione sapienziale di Israele, Gesù richiama a tutti il valore delle parole: “sia il vostro parlare sì, sì, no, no! Il di più viene dal maligno”. Con queste parole il Signore richiama anche l’essenzialità delle parole da dire. Senza vigilare su ciò che dicono le parole, si rischia di rovinare la vita degli uomini. Ci sono parole di menzogna che ledono la dignità degli altri. Ci sono pettegolezzi che permettono alla falsità di annidarsi nel cuore degli uomini. Ci sono parole ingiuriose che sono dirette contro Dio. Ci sono parole cattive, che puntano ad offendere, dividere, rovinare, chiudere… Con grandissima forza il Signore ci dice che queste cose vengono dal maligno, da colui che divide, rovina, mette zizzania tra gli uomini, ispira quella falsità che rovina i rapporti tra le persone e conduce chi si lascia andare in tutte queste cose alla rovina. Rovina di sé stesso perché la menzogna rovina chi la dice, ma anche rovina degli altri, perché qualsiasi opera della falsità fa scivolare in questo terreno insidioso dal quale non è possibile risalire.

Il richiamo del discorso della montagna è anche al silenzio, il silenzio di meditazione, il silenzio che diventa pensiero che soppesa le cose da dire, il silenzio che custodisce le cose che devono essere poi dette. Un richiamo importante, che insegna a ciascuno di noi che la parola nasce sincera dove c’è un cuore abituato a custodire il silenzio. È così anche in Dio. È dal silenzio dell’eternità che nasce la sua parola creatrice. Come è nel silenzio della notte del mondo che si incarna la sua Parola, Gesù Cristo, la parola di verità e di vita donata a noi.

Il nostro cammino di fede

Il nostro cammino quaresimale trova oggi un chiaro richiamo al nostro modo di parlare, di dire parole, di regolarci nei rapporti con gli altri.

  • Cosa dicono di me le mie parole?
  • Quanto le mie parole nascono dal silenzio?
  • In che modo rispetto e trasmetto la verità?

Credo che questa pagina del discorso della montagna sia fortissima per ciascuno di noi! Il richiamo rispetto a quello che viviamo è comprensibile a tutti. Noi viviamo in un mondo nel quale non diamo valore alle parole che sono mutevoli quanto i sentimenti dell’uomo. È facile, è probabile che ciò che diremo e sentiremo oggi non varrà più domani. Così è per tutta quella valanga di parole che ci vengono propinate dai media, che diventano per noi una fonte alla quale attingiamo anche inconsapevolmente, come se fosse una sorgente di verità. Quante volte citiamo ciò che abbiamo sentito alla televisione, alla radio, o letto su un giornale o su un telefonino come se fossero un oracolo!

Il Vangelo ci chiede di fare un altro esercizio. Ci chiede di pensare, ci chiede di custodire nel silenzio la Parola di Dio, unica sorgente di verità, per curare quella sorgente alla quale dobbiamo alimentare anche le nostre parole. Quaresima può essere il momento opportuno per questa verifica e per lasciare che ci sia davvero un silenzio attorno a noi che diventa occasione di riflessione, cura, attenzione.

Penso che tutti conosciamo i richiami frequentissimi del Papa al tema del pettegolezzo, della menzogna, della rovina delle altre persone che, poi, spesso è anche la rovina di una comunità cristiana. Non siamo esenti da questo genere di richiamo e penso davvero che anche nella nostra comunità pastorale un digiuno dalle parole offensive, divisive, critiche sia necessario. Anche tra noi c’è chi pensa di essere sempre nel giusto, chi crede di possedere la verità su ogni cosa, chi pensa di essere sempre modello di vita per gli altri, non mettendosi mai in discussione! Quaresima è il tempo opportuno anche per un esercizio di questo genere. Chiediamo al Signore questa grazia perché possiamo esprimere un digiuno da quelle parole che mortificano, rovinano, ledono la libertà e il rispetto che bisogna sempre portare agli altri.

Intenzioni di preghiera

Suggerirei di stare davanti alla Parola di Dio con rispetto, rimeditando il contesto nel quale è nato il detto del Signore, per dare forza alla nostra parola, sempre così fragile!

2023-04-01T17:06:38+02:00