Settimana della terza domenica di Quaresima – giovedì
La spiritualità di questa settimana
Il grande segno, che rimane comunque una benedizione, presentatoci oggi è la morte di Abramo.
La Parola di questo giorno
GENESI 25, 5-6. 8-11
Lettura del libro della Genesi
In quei giorni. Abramo diede tutti i suoi beni a Isacco. Invece ai figli delle concubine, che aveva avuto, Abramo fece doni e, mentre era ancora in vita, li licenziò, mandandoli lontano da Isacco suo figlio, verso il levante, nella regione orientale. Poi Abramo spirò e morì in felice canizie, vecchio e sazio di giorni, e si riunì ai suoi antenati. Lo seppellirono i suoi figli, Isacco e Ismaele, nella caverna di Macpela, nel campo di Efron, figlio di Socar, l’Ittita, di fronte a Mamre. È appunto il campo che Abramo aveva comprato dagli Ittiti: ivi furono sepolti Abramo e sua moglie Sara. Dopo la morte di Abramo, Dio benedisse il figlio di lui Isacco e Isacco abitò presso il pozzo di Lacai-Roì.
SALMO Sal 118 (119), 81-88
Mostrami, Signore, la luce del tuo volto.
Mi consumo nell’attesa della tua salvezza,
spero nella tua parola.
Si consumano i miei occhi per la tua promessa,
dicendo: «Quando mi darai conforto?». R
Io sono come un otre esposto al fumo,
non dimentico i tuoi decreti.
Quanti saranno i giorni del tuo servo?
Quando terrai il giudizio contro i miei persecutori? R
Mi hanno scavato fosse gli orgogliosi,
che non seguono la tua legge.
Fedeli sono tutti i tuoi comandi.
A torto mi perseguitano: vieni in mio aiuto! R
Per poco non mi hanno fatto sparire dalla terra,
ma io non ho abbandonato i tuoi precetti.
Secondo il tuo amore fammi vivere
e osserverò l’insegnamento della tua bocca. R
PROVERBI 12, 17-22
Lettura del libro dei Proverbi
Figlio mio, chi dice la verità proclama la giustizia, chi testimonia il falso favorisce l’inganno. C’è chi chiacchierando è come una spada tagliente, ma la lingua dei saggi risana. Il labbro veritiero resta saldo per sempre, quello bugiardo per un istante solo. L’inganno è nel cuore di chi trama il male, la gioia invece è di chi promuove la pace. Al giusto non può accadere alcun male, i malvagi invece sono pieni di guai. Le labbra bugiarde sono un obbrobrio per il Signore: egli si compiace di chiunque fa la verità.
VANGELO Mt 6, 25-34
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».
La morte di Abramo
Rileggendo il testo ci accorgiamo di alcune sottolineature narrative bellissime.
La prima riguarda il fatto che Abramo ebbe altri figli nati da varie concubine. Si legge anche che egli li licenziò tutti, come aveva fatto con Agar e con Ismaele. Eppure si dice che alla sua morte Isacco e Ismaele, cioè il figlio della schiava, che è il primo, e il figlio di Sara, che è logicamente il secondo, si trovarono insieme per seppellire il padre. Nulla ci viene detto degli altri, ma così facendo il testo sacro ci sta dicendo che, sebbene lontani, sebbene divisi, i due fratelli primogenito e secondogenito vissero insieme il lutto per la morte del padre. Rivali, distanti l’uno dall’altro, furono insieme e in pace nel momento della morte del padre. Nel nome di Abramo un segno di benedizione.
In secondo luogo abbiamo il gesto della sepoltura di Abramo in quello stesso sepolcro che il patriarca aveva comprato per sua moglie Sara. È il primo piccolo possedimento di terra che fa iniziare la storia del popolo di Israele. Abramo non vede il possesso della terra promessa da Dio se non questo piccolissimo appezzamento di terra sepolcrale. Eppure è il primo segno di quella benedizione che legherà per sempre Israele alla sua terra. Legame, come anche noi oggi vediamo bene, assolutamente fondamentale, inscindibile, di una fortezza che non ha pari. Ci viene anche detto che Abramo morì sazio di giorni e, quindi, vecchissimo. Un altro particolare molto importante, che ci dice che Abramo ha vissuto tutta la vita come una benedizione. Abramo vive tutta la vita alla presenza di Dio e non considera la morte una sciagura, ma la fine naturale di un’esistenza tutta centrata sulla ricerca di Dio e sull’ascolto della sua parola. È per questo che non muore stanco, non muore nell’agitazione, nel risentimento, nella rabbia o in qualsiasi altro sentimento negativo dell’uomo, ma addormentandosi nel Signore.
Infine c’è un altro segno: la benedizione di Dio che si posa definitivamente su Isacco. Se leggiamo la Genesi in tutta la sua ampiezza, ma anche insieme ad altri testi del Primo Testamento, ci accorgiamo che alla morte di un patriarca si dice che la benedizione di Dio che era stata su di lui si posa sul suo “successore” o erede. Un modo di dire per affermare che, mentre la vita dell’uomo è limitata e necessariamente finisce, la benedizione di Dio continua, non conosce fine, non conosce ostacoli. Anche questa dimensione dovrebbe farci riflettere ed aiutarci a comprendere che Dio è sempre più grande di ogni nostro limite.
L’importanza di una benedizione – invito alla riflessione
Anzitutto una prima piccola meditazione. Credo che capiti a tutti di avere persone con le quali non si va d’accordo, o che non vanno particolarmente a genio o con le quali non si è in sintonia. Il testo sacro ci dice però che è anche con queste persone che occorre avere momenti di pace, momenti di intesa, momenti felici. La concordia è qualcosa che si costruisce pian piano, grazie allo sforzo di ciascuno. La fraternità non è solo una grazia ma anche un compito.
Un secondo pensiero lo dedichiamo alla morte. Quaresima è sempre stato momento nel quale pensare alla fine della vita, alla morte come momento di verità dell’esistenza. In effetti credo che sia vero che un uomo muore così come è vissuto. Chi ha vissuto benedicendo, accetta la propria morte e muore sereno, mentre chi ha vissuto male e ha fatto vivere male, spesso, muore male, colmo di sentimenti negativi che rovinano il cuore dell’uomo anche nel momento supremo dell’esistenza. Credo che la Quaresima dovrebbe servirci per aiutare a mettere ordine dentro di noi e per farci capire che occorre pensare adesso a come vivere, per morire un giorno in pace con tutti, felici della vita fatta, nonostante le sue difficoltà e incertezze. Credo che pensare alla morte ci faccia bene e ci aiuti ad avere in noi quei sentimenti positivi che non solo rendono bella la vita ma anche sereno il morire.
Infine, credo che tutti siamo davvero invitati a capire che la benedizione di Dio sempre ci accompagna, anche oltre i limiti della vita. Così credo sia bello pensare che la benedizione della fede che ha accompagnato le generazioni precedenti alla nostra, ora si posa su di noi. Noi siamo gli eredi di questa benedizione che continuerà dopo di noi e che si poserà su chi verrà dopo di noi. Un respiro molto ampio per dire che Dio non finisce mai di benedire l’uomo che ha creato. Ogni uomo è sempre benedetto da Dio.
Per noi e per il nostro cammino
- Come vivo e come custodisco la fraternità?
- Come mi preparo alla morte? Con quali pensieri?
- Avverto che la benedizione di Dio non ha fine?