Venerdì Santo – Passione
Per introdurci
Non troviamo citati oggi Giovanni e Pietro, i due apostoli che seguiamo quest’anno in questo Sacro Triduo che giunge, oggi, al suo massimo giorno di dolore. La versione della passione di San Matteo, che leggiamo nella liturgia, non ce ne parla. Da San Giovanni sappiamo però che Giovanni fu presente, che rimase con Maria sotto la Croce del Signore per tutto il giorno della morte del Signore, fino alla sua deposizione. Non sappiamo di Pietro, ma possiamo presumere che, dopo il pianto liberatorio e dopo il pentimento delle prime ore del mattino, abbia, in qualche modo, seguito la via crucis del Signore e la scena della crocifissione. Così anche noi, in questa celebrazione al tempo stesso solenne e mesta del pomeriggio, vogliamo “stare presso la Croce del Signore”.
La Parola di questo giorno
I LETTURA Is 49,24-50,10
Lettura del profeta Isaia
Si può forse strappare la preda al forte? / Oppure può un prigioniero sfuggire al tiranno? / Eppure, dice il Signore: / «Anche il prigioniero sarà strappato al forte, / la preda sfuggirà al tiranno. / Io avverserò i tuoi avversari, / io salverò i tuoi figli. / Farò mangiare le loro stesse carni ai tuoi oppressori, / si ubriacheranno del proprio sangue come di mosto. / Allora ogni uomo saprà / che io sono il Signore, il tuo salvatore / e il tuo redentore, il Potente di Giacobbe». / Dice il Signore: / «Dov’è il documento di ripudio di vostra madre, / con cui l’ho scacciata? / Oppure a quale dei miei creditori io vi ho venduti? / Ecco, per le vostre iniquità siete stati venduti, / per le vostre colpe è stata scacciata vostra madre. / Per quale motivo non c’è nessuno, ora che sono venuto? / Perché, ora che chiamo, nessuno risponde? / È forse la mia mano troppo corta per riscattare / oppure io non ho la forza per liberare? / Ecco, con una minaccia prosciugo il mare, / faccio dei fiumi un deserto. / I loro pesci, per mancanza d’acqua, restano all’asciutto, / muoiono di sete. / Rivesto i cieli di oscurità, / do loro un sacco per mantello». / Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, / perché io sappia indirizzare / una parola allo sfiduciato. / Ogni mattina fa attento il mio orecchio / perché io ascolti come i discepoli. / Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio / e io non ho opposto resistenza, / non mi sono tirato indietro. / Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, / le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; / non ho sottratto la faccia / agli insulti e agli sputi. / Il Signore Dio mi assiste, / per questo non resto svergognato, / per questo rendo la mia faccia dura come pietra, / sapendo di non restare confuso. / È vicino chi mi rende giustizia: / chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci. / Chi mi accusa? Si avvicini a me. / Ecco, il Signore Dio mi assiste: / chi mi dichiarerà colpevole? / Ecco, come una veste si logorano tutti, / la tignola li divora. / Chi tra voi teme il Signore, / ascolti la voce del suo servo! / Colui che cammina nelle tenebre, / senza avere luce, / confidi nel nome del Signore, / si affidi al suo Dio.
SALMELLO Cfr. Sal 21 (22), 17c-20. 23-24b
Hanno forato le mie mani e i miei piedi, *
posso contare tutte le mie ossa.
Essi mi guardano, mi osservano:
si dividono le mie vesti,
sul mio vestito gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, accorri in mio aiuto.
Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all’assemblea.
Lodate il Signore, voi che lo temete,
gli dia gloria la stirpe di Giacobbe.
II LETTURA Is 52,13-53,12
Lettura del profeta Isaia
Così dice il Signore Dio: / «Ecco, il mio servo avrà successo, / sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente. / Come molti si stupirono di lui / – tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto / e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –, / così si meraviglieranno di lui molte nazioni; / i re davanti a lui si chiuderanno la bocca, / poiché vedranno un fatto mai a essi raccontato / e comprenderanno ciò che mai avevano udito. / Chi avrebbe creduto al nostro annuncio? / A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore? / È cresciuto come un virgulto davanti a lui / e come una radice in terra arida. / Non ha apparenza né bellezza / per attirare i nostri sguardi, / non splendore per poterci piacere. / Disprezzato e reietto dagli uomini, / uomo dei dolori che ben conosce il patire, / come uno davanti al quale ci si copre la faccia; / era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. / Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, / si è addossato i nostri dolori; / e noi lo giudicavamo castigato, / percosso da Dio e umiliato. / Egli è stato trafitto per le nostre colpe, / schiacciato per le nostre iniquità. / Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; / per le sue piaghe noi siamo stati guariti. / Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, / ognuno di noi seguiva la sua strada; / il Signore fece ricadere su di lui / l’iniquità di noi tutti. / Maltrattato, si lasciò umiliare / e non aprì la sua bocca; / era come agnello condotto al macello, / come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, / e non aprì la sua bocca. / Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; / chi si affligge per la sua posterità? / Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, / per la colpa del mio popolo fu percosso a morte. / Gli si diede sepoltura con gli empi, / con il ricco fu il suo tumulo, / sebbene non avesse commesso violenza / né vi fosse inganno nella sua bocca. / Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. / Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, / vedrà una discendenza, vivrà a lungo, / si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. / Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce / e si sazierà della sua conoscenza; / il giusto mio servo giustificherà molti, / egli si addosserà le loro iniquità. / Perciò io gli darò in premio le moltitudini, / dei potenti egli farà bottino, / perché ha spogliato se stesso fino alla morte / ed è stato annoverato fra gli empi, / mentre egli portava il peccato di molti / e intercedeva per i colpevoli».
RESPONSORIO Cfr. Mt 27, 45-46. 51; Gv 19, 30. 34
R Dense tenebre coprirono tutta la terra,
mentre i Giudei crocifiggevano Gesù.
Verso le tre del pomeriggio,
Gesù gridò a gran voce:
«Mio Dio, mio Dio,
perché mi hai abbandonato?».
Uno dei soldati
gli trafisse il fianco con una lancia,
dopo che egli, chinata la testa,
emise lo spirito.
V Ecco sùbito un gran terremoto,
il velo del tempio si strappò
e la terra si scosse,
dopo che egli, chinata la testa,
emise lo spirito.
PASSIONE DEL SIGNORE NOSTRO GESÙ CRISTO SECONDO MATTEO Mt 27,1-56
Venuto il mattino, tutti i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Poi lo misero in catene, lo condussero via e lo consegnarono al governatore Pilato.
Allora Giuda – colui che lo tradì –, vedendo che Gesù era stato condannato, preso dal rimorso, riportò le trenta monete d’argento ai capi dei sacerdoti e agli anziani, dicendo: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente». Ma quelli dissero: «A noi che importa? Pensaci tu!». Egli allora, gettate le monete d’argento nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi. I capi dei sacerdoti, raccolte le monete, dissero: «Non è lecito metterle nel tesoro, perché sono prezzo di sangue». Tenuto consiglio, comprarono con esse il «Campo del vasaio» per la sepoltura degli stranieri. Perciò quel campo fu chiamato «Campo di sangue» fino al giorno d’oggi. Allora si compì quanto era stato detto per mezzo del profeta Geremia: «E presero trenta monete d’argento, il prezzo di colui che a tal prezzo fu valutato dai figli d’Israele, e le diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore».
Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Tu lo dici». E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla. Allora Pilato gli disse: «Non senti quante testimonianze portano contro di te?». Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito.
A ogni festa, il governatore era solito rimettere in libertà per la folla un carcerato, a loro scelta. In quel momento avevano un carcerato famoso, di nome Barabba. Perciò, alla gente che si era radunata, Pilato disse: «Chi volete che io rimetta in libertà per voi: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?». Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.
Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua».
Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò loro: «Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà per voi?». Quelli risposero: «Barabba!». Chiese loro Pilato: «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?». Tutti risposero: «Sia crocifisso!». Ed egli disse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora gridavano più forte: «Sia crocifisso!».
Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!». E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». Allora rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.
Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa. Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: «Salve, re dei Giudei!». Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo.
Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce.
Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. Dopo averlo crocifisso, «si divisero le sue vesti, tirandole a sorte». Poi, seduti, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: «Costui è Gesù, il re dei Giudei». Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.
Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!». Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo.
A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!». Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.
Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti.
Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!».
Vi erano là anche molte donne, che osservavano da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra queste c’erano Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedeo.
Passione
Come si sarà sentito Giovanni? Cosa avrà provato dentro di sé? Cosa avrà avvertito quando si è sentito chiamare per nome dalla Croce?
Anzitutto credo che Giovanni sia andato sotto la Croce per senso di verità. Giovanni ha voluto vedere come finiva la vita del Signore per non perdere nemmeno un attimo della sua rivelazione. Egli aveva compreso, dalla predicazione del Signore, che in qualche modo quello sarebbe stato il momento supremo della sua vita e, benché giovane, non si sottrae ad esso, non fugge impaurito, ma vuole vedere, vuole ascoltare, vuole conoscere. Il primo desiderio di San Giovanni fu, quindi, quello della verità.
Il secondo pensiero di San Giovanni fu soprattutto quello della presenza accanto a Maria, fu un pensiero di responsabilità. Giovanni, che era il più giovane, avrà ricevuto molte attenzioni da Maria mentre egli, con gli altri discepoli, seguiva il Signore. Quel giorno, Giovanni, vedendo Maria sola, nel dolore, cercando di interpretare quel suo dolore di Madre, decise di starle vicino. Fu proprio in questo momento di vicinanza che egli venne chiamato alla nuova responsabilità. Giovanni sentì la voce del Crocifisso che gli diceva: “Ecco tua madre”. Fu, per lui, una nuova chiamata. Una chiamata al prendersi cura di lei, una chiamata allo starle vicino in ogni ulteriore momento di vita, una chiamata alla comunione. Comunione, ora, nel dolore. Comunione, poi, nella gioia di Pasqua. Comunione, infine, fino al termine dell’esistenza.
Il terzo sentimento di Giovanni fu quello terribile di una fine. Insieme con gli altri che erano presenti a quella scena, come ci è stato ricordato dal Vangelo, egli vide la fine della vita del Signore. Sentì il suo ultimo straziante grido: “Elì, Elì, lemà sabactani?”. Comprese subito che Gesù stava recitando un salmo e che il suo grido non era il grido di un uomo disperato che muore da solo, ma l’ultimo atto di fede del Figlio di Dio che si affida al Padre citando la Scrittura, utilizzando le parole della fede di Israele. Fu così che Giovanni, insieme con chi fu presente a quel momento terribile, conservò per sempre il ricordo di quel grido, il ricordo di quel dolore, il ricordo di quell’ultimo atto di fede del Signore che invocava il Padre nel momento del ritorno a Lui, sperimentando ciò che sperimentano molti uomini, il dolore, la sofferenza, il senso di abbandono, la solitudine.
Nulla sappiamo di Pietro, come dicevo. Eppure io credo sia possibile dire che egli continuò a guardare, con gli occhi intrisi di pianto, la scena della crocifissione. Forse, in quei momenti, passò davanti alla mente dell’apostolo, tutta la sua vita. Forse ricordò i giorni felici della chiamata, del ministero in Galilea, dei miracoli, della predicazione seguita, ascoltata da tanti. Forse Pietro si domandò: perché? Perché nella notte lo avesse rinnegato, perché, nell’ora decisiva della sua vita, lo avesse tradito, perché, nel momento in cui gli era stata richiesta fermezza grande, lui si era sottratto a quel dovere e si era lasciato andare a ben altri sentimenti e a ben altri pensieri. Così Pietro dice a tutti e ricorda a tutti che si fa fatica a contemplare il crocifisso, non è spontaneo contemplare il crocifisso, ci si sente a disagio di fronte alla sofferenza incredibile del Figlio di Dio che, su quella Croce, porta alla salvezza l’umanità intera. Pietro, con la sua assenza sotto la Croce, ma con la sua autorevole testimonianza di difficoltà, ci parla di una fede provata dalla Croce, di una fede che, sebbene sincera ed autentica, ha fatto fatica a confrontarsi con il momento della morte del Signore. Così che l’uno e l’altro apostolo giovano alla fede di ciascuno di noi.
Noi davanti alla Croce
Così noi non dobbiamo certo vergognarci se facciamo fatica a stare sotto la Croce, se non abbiamo la forza di fede di Giovanni, se non siamo abituati a questa visione che, sempre, ci sconvolge, anche se non è la prima volta che celebriamo la passione del Signore, anche se non è la prima volta che partecipiamo alla sua passione. Facciamo tutti un po’ fatica a pensare alla passione, al dolore fisico, al dolore spirituale del Signore. Facciamo ancora più fatica a pensare che il Signore sia lì per noi. Facciamo fatica a comprendere che, fossimo anche proprio noi gli unici ad avere bisogno di redenzione, il Signore rifarebbe tutto ciò che ha fatto, animato da quel suo amore viscerale, da quella sua passione per l’uomo, che non conosce limiti né offuscamenti.
Signore, accoglici nelle nostre difficoltà. Accoglici nella difficoltà di contemplare la tua Croce. Accoglici nella difficoltà di guardare alle tue piaghe. Accoglici anche nelle nostre fughe, quando increduli, o incerti, o affaticati, non sappiamo ricorrere al patrimonio della fede e siamo tentati di lasciare tutto e di abbandonare te, che sulla Croce muori, da solo, per noi.
Anche noi, come Giovanni, possiamo sperimentare però il senso della presenza, il senso della vigilanza, la forza che viene dalla ricerca della verità, o la forza che viene dalla responsabilità di un accompagnamento, o dalla luce della preghiera.
Molti di noi, con generosità grande, si dedicano alla ricerca di una verità per la propria vita, di un appiglio a cui ancorare i giorni dell’esistenza. Molti cercano sinceramente e con forza il punto fermo della propria esistenza, molti si dedicano con fede alla ricerca del senso dei propri giorni, perché i giorni non siano semplicemente un tempo che passa.
Voglio anche pensare a chi vive con altissimo senso di responsabilità la compagnia, la vicinanza, l’accoglienza di qualche situazione di croce. Penso, soprattutto, a chi si dedica all’assistenza dei malati, a chi rimane fermo nel vivere la propria vita a servizio di chi è nel dolore, o di chi vive altre forme di fragilità anche psichiche e gravi. Penso a tutti coloro che si rendono prossimo alle persone affette da qualche forma di disabilità. Ci sono storie di fedeltà molto simili a quella di San Giovanni che vogliamo presentare oggi, mentre siamo qui a contemplare la Croce del Signore, perché sono segno prezioso di come la fedeltà dei discepoli può continuare nel tempo.
Voglio pensare anche a tutti coloro che, in questo anno della preghiera, hanno saputo, come il Signore, rivolgersi con fiducia, con fedeltà, con intensità a Dio Padre proprio contemplando la Croce del Figlio. Solo il Signore, che vede nel segreto dei cuori, sa con quanta fede molte persone hanno pregato, con quanta fede molti gli si sono accostati, utilizzando le parole dei salmi, dei Vangeli o dei grandi oranti di ogni tempo.
Soprattutto, anche oggi pomeriggio come già la sera scorsa nella Coena Domini, vorrei che queste parole fossero rivolte ai giovani. Ai giovani che sperimentano, come Pietro, una fede instabile e malferma, ai giovani che, come San Giovanni, sperimentano, invece, l’amore per il Crocifisso, l’intensità di un percorso di fede, o che vivono con sincera dedizione la ricerca della Verità come punto focale della propria esistenza. Vorrei che i giovani avvertissero tutti la necessità di rimanere sotto la Croce, come San Giovanni, così come vorrei che tutti i giovani avvertissero la necessità di avere come compagna di viaggio la Vergine Maria, che sa consolare, spronare, custodire, accompagnare, portare a compimento. Così come pure vorrei che i giovani che non incontriamo più, i giovani che si sono allontanati, sapessero che la porta rimane aperta anche per loro. Vorrei che sapessero che ciascuno ha il proprio tempo per pensare, riflettere, ragionare e magari tornare sui propri passi. Prego perché il Signore custodisca anche questo tempo non inutile alla conversione dei cuori.
Così preghiamo lei per tutti:
Beata Vergine Maria, tu che stai sotto la croce come avvolta dal tuo dolore che si fa silenzio; tu che accetti la compagnia discreta e silenziosa di San Giovanni; tu che custodisci tutti i sentimenti dei discepoli, anche quelli che, quel pomeriggio, fuggirono e non videro la morte del tuo Figlio, custodisci noi tutti.
Insegnaci che solo nella ricerca della verità che è Dio sta il segreto dei nostri giorni.
Insegnaci che solo nella dedizione amorosa si ripete quella donazione che Tuo Figlio ha chiesto a ciascun uomo, quando ha detto di prendere la propria croce e di seguirlo.
Insegnaci, Maria, che solo la forza della preghiera è ciò che ci aiuta a sostenere le difficoltà del cammino, anche quando tutto sembra buio, o insopportabile, o perduto, come in questo venerdì santo di passione.
Maria, tu che rimani in silenzio in attesa, tu che vivi il Sabato Santo nella certezza che Dio farà qualcosa, insegnaci a vivere le nostre attese con questo tuo profondo senso di fede, così che anche noi impariamo ad attendere e a gustare la risurrezione del Tuo Figlio Gesù.