Settimana della 4 domenica dopo Pentecoste – giovedì
La Parola di Dio per questo giorno
LETTURA Dt 15, 1-11
Lettura del libro del Deuteronomio
In quei giorni. Mosè disse: «Alla fine di ogni sette anni celebrerete la remissione. Ecco la norma di questa remissione: ogni creditore che detenga un pegno per un prestito fatto al suo prossimo, lascerà cadere il suo diritto: non lo esigerà dal suo prossimo, dal suo fratello, poiché è stata proclamata la remissione per il Signore. Potrai esigerlo dallo straniero; ma quanto al tuo diritto nei confronti di tuo fratello, lo lascerai cadere. Del resto non vi sarà alcun bisognoso in mezzo a voi; perché il Signore certo ti benedirà nella terra che il Signore, tuo Dio, ti dà in possesso ereditario, purché tu obbedisca fedelmente alla voce del Signore, tuo Dio, avendo cura di eseguire tutti questi comandi, che oggi ti do. Quando il Signore, tuo Dio, ti benedirà come ti ha promesso, tu farai prestiti a molte nazioni, ma non prenderai nulla in prestito. Dominerai molte nazioni, mentre esse non ti domineranno. Se vi sarà in mezzo a te qualche tuo fratello che sia bisognoso in una delle tue città nella terra che il Signore, tuo Dio, ti dà, non indurirai il tuo cuore e non chiuderai la mano davanti al tuo fratello bisognoso, ma gli aprirai la mano e gli presterai quanto occorre alla necessità in cui si trova. Bada bene che non ti entri in cuore questo pensiero iniquo: “È vicino il settimo anno, l’anno della remissione”; e il tuo occhio sia cattivo verso il tuo fratello bisognoso e tu non gli dia nulla: egli griderebbe al Signore contro di te e un peccato sarebbe su di te. Dagli generosamente e, mentre gli doni, il tuo cuore non si rattristi. Proprio per questo, infatti, il Signore, tuo Dio, ti benedirà in ogni lavoro e in ogni cosa a cui avrai messo mano. Poiché i bisognosi non mancheranno mai nella terra, allora io ti do questo comando e ti dico: “Apri generosamente la mano al tuo fratello povero e bisognoso nella tua terra”».
SALMO Sal 91 (92)
Il giusto fiorirà come palma.
È bello rendere grazie al Signore
e cantare al tuo nome, o Altissimo.
Perché mi dai gioia, Signore,
con le tue meraviglie,
esulto per l’opera delle tue mani. R
Come sono grandi le tue opere, Signore,
quanto profondi i tuoi pensieri!
L’uomo insensato non li conosce
e lo stolto non li capisce: R
se i malvagi spuntano come l’erba
e fioriscono tutti i malfattori,
è solo per la loro eterna rovina,
ma tu, o Signore, sei l’eccelso per sempre. R
Il giusto fiorirà come palma,
crescerà come cedro del Libano;
piantati nella casa del Signore,
fioriranno negli atri del nostro Dio. R
Nella vecchiaia daranno ancora frutti,
saranno verdi e rigogliosi,
per annunciare quanto è retto il Signore,
mia roccia: in lui non c’è malvagità. R
VANGELO Lc 7, 18-23
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Giovanni fu informato dai suoi discepoli di tutte queste cose. Chiamati quindi due di loro, Giovanni li mandò a dire al Signore Gesù: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”». In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: “I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia”. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
Vangelo
Gesù ha dunque incitato la gente, la folla, ad essere esempio di fede e guida per gli altri; ha risanato un uomo malato; ha ridato la vita ad un morto. Ci si aspetta gioia, festa, ancora più gente attorno a lui. Sorprendentemente il Vangelo ci mostra invece una storia di crisi di fede. Non una storia qualunque. La storia di crisi di Giovanni il Battista. Un uomo di fede integerrima. Un uomo che si è fatto guida ed esempio per molti, tanto da avere un nutrito gruppo di discepoli. Un uomo che ha sempre messo in pratica, anche con un rigore considerato eccessivo, la Parola di Dio. Perché va in crisi? Perché Giovanni si sente costretto a mandare i suoi discepoli dal Signore Gesù per porre la domanda sul Messia: “Sei tu o dobbiamo aspettarne un altro?”. A mandare in crisi Giovanni è proprio la sua idea di rigore. Era stato, lo abbiamo detto, un uomo rigorosissimo. Poco cibo. Nessuno spazio a divertimenti e cose futili. Solitudine immensa, preghiera incessante. Egli si aspettava un Dio così. Un Dio che accoglie il giusto ma che punisce l’ingiusto. Un Dio che non solo lascia perdere i morti nel peccato ma che, possibilmente, debella anche i peccatori viventi. Gesù non è questo. Appunto, è uno che incita tutti a essere di esempio, che risana un servo per giunta di un pagano, che fa risorgere la vita di un adolescente per una madre disperata. Che Dio è un Dio così? È un Dio assolutamente incomprensibile! Ecco il perché di una crisi. Ma ecco anche la risoluzione. La soluzione viene dal lasciarsi conquistare dalla misericordia di Dio, così come i discepoli riportano. Misericordia nella quale è compresa anche quella sua crisi. Una misericordia che troverà spiegazione in altri atti del Signore, riletti, per Giovanni, nel buio della sua cella ma alla luce forte della Parola di Dio. Da una crisi si esce così: con la preghiera incessante e la lettura della Parola.
Deuteronomio
Per non diventare sclerotici, e cioè rigidi, Israele aveva introdotto nella sua normativa una provvida legislazione: il giubileo. Ogni 7 anni – tutto sommato un tempo abbastanza ridotto – andavano rimescolate le carte: i debiti dovevano essere condonati, possibilità nuove dovevano essere create e ogni 7 giubilei, ogni 49 anni, doveva essere ridata anche la libertà agli schiavi. Il tutto perché non entrasse il pensiero iniquo del possesso per sempre. Un’idea geniale che, ovviamente, durò pochissimo! Troppo difficile, troppo aperta. Troppo economicamente non vantaggiosa! Lo diceva bene il testo. L’uomo avrebbe dovuto guardarsi dal pensiero iniquo di questo genere, ma si sa come siamo fatti, fin dalle origini del mondo. È così che si estromette l’idea di Dio dalla mente e dal cuore e si diventa avidi di cose, chiusi nei propri ragionamenti, incapaci di quella fratellanza universale che non è certo un’idea o un insegnamento moderno, ma parte della Bibbia fin dalle sue origini.
Per noi
Benché ci diciamo tutti molto aperti e pur venendo dopo secoli di cristianesimo, credo che tutti siamo un po’ sclerotici! Ci siamo fatti la nostra idea di Dio e siamo molto refrattari nel cambiarla! Con il pericolo, gravissimo, di esserci fatti la nostra religione, e quando qualcuno ci richiama alla Verità, non sempre lo ascoltiamo! Anzi, talvolta la sua voce che richiama e corregge rimane proprio solitaria e isolata. Molto spesso noi siamo molto distanti da quell’atteggiamento di Giovanni il Battista che, invece, è carico di intelligenza e di modernità. Noi dovremmo lasciarci provocare dalle cose che vediamo, soprattutto da quelle che ci risultano più difficili e scomode, per lasciare che siano proprio le cose ad interrogarci e a dire quale direzione è bene o è più conveniente prendere. La grazia da chiedere oggi è proprio quella di una libertà interiore grande, una libertà che non si lascia imbrigliare da nulla, una libertà che ci lascia capaci di progettare percorsi di fede ampi, belli, profondi, incisivi. Questo ci serve più che mai! Questo è quello che tutti dovremmo chiedere nella preghiera, per non cadere in preda a quei legami che ci stringono la mente e il cuore, non ci rendono certo figure di credenti esemplari ma, in fondo, nemmeno uomini.
Siamo pronti a chiedere la grazia anche di una crisi come quella di Giovanni Battista?