Settimana della 4 domenica dopo Pentecoste – venerdì
La Parola di Dio per questo giorno
LETTURA Dt 18, 1-8
Lettura del libro del Deuteronomio
In quei giorni. Mosè disse: «I sacerdoti leviti, tutta la tribù di Levi, non avranno parte né eredità insieme con Israele; vivranno dei sacrifici consumati dal fuoco per il Signore e della sua eredità. Non avrà alcuna eredità tra i suoi fratelli: il Signore è la sua eredità, come gli ha promesso. Questo sarà il diritto dei sacerdoti sul popolo, su quelli che offriranno come sacrificio un capo di bestiame grosso o minuto: essi daranno al sacerdote la spalla, le due mascelle e lo stomaco. Gli darai le primizie del tuo frumento, del tuo mosto e del tuo olio, e le primizie della tosatura del tuo bestiame minuto, perché il Signore, tuo Dio, l’ha scelto fra tutte le tue tribù, affinché attenda al servizio del nome del Signore, lui e i suoi figli per sempre. Se un levita, abbandonando qualunque città dove dimora in Israele, verrà, seguendo pienamente il suo desiderio, al luogo che il Signore avrà scelto e farà il servizio nel nome del Signore, tuo Dio, come tutti i suoi fratelli leviti che stanno là davanti al Signore, egli riceverà per il suo mantenimento una parte uguale a quella degli altri, senza contare il ricavo dalla vendita della sua casa paterna».
SALMO Sal 15 (16)
Il Signore è mia eredità e mio calice.
Agli idoli del paese,
agli dèi potenti andava tutto il mio favore.
Moltiplicano le loro pene
quelli che corrono dietro a un dio straniero.
Io non spanderò le loro libagioni di sangue,
né pronuncerò con le mie labbra i loro nomi. R
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.
Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi:
la mia eredità è stupenda. R
Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare. R
VANGELO Lc 7, 24b-35
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Il Signore Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re. Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”. Io vi dico: fra i nati da donna non vi è alcuno più grande di Giovanni, ma il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui. Tutto il popolo che lo ascoltava, e anche i pubblicani, ricevendo il battesimo di Giovanni, hanno riconosciuto che Dio è giusto. Ma i farisei e i dottori della Legge, non facendosi battezzare da lui, hanno reso vano il disegno di Dio su di loro. A chi dunque posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”. È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”. Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli».
Vangelo
La crisi di Giovanni non è passata inosservata! La gente ha visto i suoi discepoli parlare con il Signore Gesù. La cosa, ovviamente, si è risaputa. È per questo che è lo stesso Gesù che deve intervenire sulla questione. A modo suo. Ovvero, provocando. “Che cosa siete andati a vedere nel deserto?”. Gesù sa bene che molti di quelli che si erano messi in fila per ricevere il battesimo da Giovanni erano animati da un sano desiderio di fede. Molti si erano effettivamente convertiti. Molti altri no. Erano andati a vedere un predicatore che faceva parlare di sé, non erano affatto mossi da un desiderio di fede né, tantomeno, avevano preso in seria considerazione l’idea di convertirsi. Giovanni era stato, per molti, un “fenomeno religioso”, da conoscere, da studiare, da non prendere troppo sul serio. Molti, poi, erano andati al Giordano animati solo da un certo fascino di visibilità che la cosa, evidentemente, concedeva. Così viene ritratta anche la posizione di chi si costruisce una fede di comodo, una fede dove non si prende sul serio Dio ma si cerca di assecondare il momento storico in cui si vive. Così molti assomigliano a quelli che non ridono quando c’è da ridere e non piangono quando c’è da piangere, a coloro che non ascoltano i richiami di fede troppo forti di Giovanni, considerato troppo austero, ma nemmeno gli inviti alla gioia del Signore Gesù. Insomma, già ai tempi di Gesù, erano presenti coloro che criticavano e basta, senza desiderio di fede, senza impegno di conversione. Gesù provoca, perché dice queste cose non in astratto, ma facendo riferimento a quelle categorie di persone che egli aveva davanti a sé e che conosceva bene. Sono proprio loro a dire male di lui, invece di riconoscere, nella sua provocazione, un invito alla salvezza.
Deuteronomio
Con il linguaggio di una legge, anche la prima lettura ci diceva le stesse cose, ricordandoci che il sacerdote, già al tempo del Primo Testamento, doveva ricevere una parte di eredità, ovvero un’offerta per il suo sostentamento, perché, poi, doveva rimanere libero per le cose di Dio, per la preghiera, per l’assistenza religiosa del popolo, per offrire a Dio il sacrificio in nome di tutti. Possiamo discutere i modi per applicare tutto questo ma non la bontà di questo insegnamento che, ovviamente, mira a dire come l’uomo di fede deve nutrirsi soltanto di Dio ed essere concentrato solo sulle cose di Dio.
Per noi
Vorrei che concludessimo questa settimana liturgica facendoci anche noi raggiungere dal medesimo intento di provocazione che il Signore Gesù ha utilizzato con i suoi interlocutori.
- Gesù ha scelto di provocare la fede: noi riceviamo questa provocazione?
- Siamo, ormai, nel tempo estivo: come ci lasciamo guidare da questa provocazione che diventa anche un invito a fare di tutto per trovare tempo per il Signore?
La medesima domanda del Signore potrebbe trovare molti modi diversi di essere tradotta per noi: cosa andiamo a fare a pellegrinaggi, santuari, luoghi di fede, se ci andiamo solo con il desiderio di vedere e non di convertirci?
Per che cosa leggiamo diversi autori spirituali, se, poi, trattiamo le cose lette come se fossero un romanzo e non un invito alla fede?
Perché ci scalfiamo per tante cose, se, poi, non siamo capaci di ricollocare tutto nell’orizzonte di Dio?
Da queste provocazioni potrebbe nascere proprio l’impegno di fede per questa estate. Noi tutti siamo chiamati a vivere di fede, a lasciare che la nostra fede provi a diventare più forte, più seria, più fervente, proprio grazie a ciò che leggiamo, vediamo, visitiamo…
Il tempo dell’estate potrebbe corrispondere anche a questo, ad un momento nel quale mettiamo più seriamente mano alla nostra fede, cercando continuamente tutti quegli spunti che servono per rilanciare il nostro cammino.
- Sarà così la nostra estate o sarà solo un momento di fervore per alcune cose che poi passano?
- Sapremo cercare il Signore o, al massimo, ci dedicheremo ad un turismo religioso?