Sabato 8 Febbraio

Sabato della quarta settimana dopo l’Epifania.

Esodo

Es 25, 1-9
Lettura del libro dell’Esodo

In quei giorni. Il Signore parlò a Mosè dicendo: «Ordina agli Israeliti che raccolgano per me un contributo. Lo raccoglierete da chiunque sia generoso di cuore. Ed ecco che cosa raccoglierete da loro come contributo: oro, argento e bronzo, tessuti di porpora viola e rossa, di scarlatto, di bisso e di pelo di capra, pelle di montone tinta di rosso, pelle di tasso e legno di acacia, olio per l’illuminazione, balsami per l’olio dell’unzione e per l’incenso aromatico, pietre di ònice e pietre da incastonare nell’efod e nel pettorale. Essi mi faranno un santuario e io abiterò in mezzo a loro. Eseguirete ogni cosa secondo quanto ti mostrerò, secondo il modello della Dimora e il modello di tutti i suoi arredi».

Il Sabato, che ha sempre un ordinamento di scritture proprio, ci fa incontrare, oggi, questo testo dell’Esodo. Testo che è immediatamente comprensibile. Nel popolo di Israele c’è una tribù nella quale tutti sono sacerdoti. Costoro hanno il compito di dedicarsi al servizio di Dio per tutto il popolo di Israele. Per questo non hanno un lavoro comune. Ma, proprio per questo, devono essere sostenuti dalle altre tribù. Nel corso dei secoli il sacerdozio di Israele aveva stilato una vera e propria tabella delle offerte, così che per ogni occasione, per ogni tempo dell’anno, per ogni evenienza della vita, era scritto quanto si doveva offrire. Un metodo calibrato, che sapeva riflettere gli usi e costumi e anche la sapienza di quel tempo

Vangelo

Gv 14, 6-14
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Il Signore Gesù disse a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò».

Ad invertire la prospettiva è Cristo. Il sacerdozio di Cristo è su tutt’altro piano. Anche Gesù, come sacerdote, è intermediario tra Dio e l’uomo. Ma mentre i sacerdoti offrono le loro preghiere o presentano a Dio il culto, Gesù offre se stesso al padre, in riscatto per tutta l’umanità. Proprio per questo Gesù propone sé stesso come “via, verità, vita”. Egli è la via che conduce al Padre, la sua parola è Verità che illumina l’uomo, il fine della sua esistenza nel tempo è condurre tutti a quella Vita, che chiamiamo eterna, che è la vita di Dio. Difficilissimo capire per gli apostoli, tanto che dicono: “mostraci il Padre e ci basta!”. Questa espressione di Filippo fa capire a tutti la difficoltà contro al quale si dovettero cimentare tutti gli apostoli. Difficoltà che non viene risparmiata al discepolo di ogni tempo. A tutti è chiesto di comprendere cosa significhi conoscere Cristo, via, verità e vita per ogni uomo.

Ebrei

Eb 7, 28 – 8, 2
Lettera agli Ebrei

Fratelli, la Legge costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti a debolezza; ma la parola del giuramento, posteriore alla Legge, costituisce sacerdote il Figlio, reso perfetto per sempre. Il punto capitale delle cose che stiamo dicendo è questo: noi abbiamo un sommo sacerdote così grande che si è assiso alla destra del trono della Maestà nei cieli, ministro del santuario e della vera tenda, che il Signore, e non un uomo, ha costruito.

Così la riflessione continua nella prima chiesa, di cui è espressione la scrittura della lettera agli Ebrei. L’autore di questo testo ha ben compreso che il sommo sacerdote che hanno tutti gli uomini è Cristo, il quale è oltre la concezione del sacerdozio dell’antico testamento, perché ha dato nuova anima ai riti del popolo santo. Egli, via di salvezza, ha offerto la sua vita come luce di Verità ed ha aperto a tutti il passaggio per quella Vita che rende lieta, piena l’esistenza di ogni uomo, portando ogni anima al cospetto di Dio.

Per Noi

La riflessione di oggi è davvero molto difficile, perché chiede a tutti noi, anzitutto, di confrontarci con Cristo, via, verità evita.

  • Credo alla Verità rivelata da Cristo?
  • Il cristianesimo, al di là di un’appartenenza formale, è la mia via di salvezza?
  • Davvero mi sento incamminato verso al vita eterna?

Sono domande che anche noi non possiamo fuggire, anche se può diventare veramente difficile soffermarsi su di esse per dare la nostra risposta.

In secondo luogo, dobbiamo però chiederci quanto sappiamo valorizzare la presenza dei sacerdoti nella nostra Chiesa.  Anche su questo punto non possiamo fuggire! Certo siamo in un periodo molto particolare della storia: anzitutto siamo di fronte ad una delle crisi vocazionali più forti, anche se non ce ne rendiamo ancora bene conto. Forse è per questo che preghiamo poco per le vocazioni sacerdotali. Poi perché siamo in un tempo in cui i sacerdoti sono un po’ nell’occhio del ciclone e, spesso, sono al centro di questioni delicate sotto diversi profili morali.

  • Preghiamo per i nostri sacerdoti?

Al di là delle riflessioni che può fare ciascuno, che, inevitabilmente riflettono dell’esperienza che abbiamo fatto e vissuto, proviamo  a chiederci quanto sosteniamo il ministero dei sacerdoti con la preghiera e proviamo a domandarci quanto chiediamo che siano essi i primi a seguire Cristo, via, verità e vita! Molto di quello che accade dipenderà anche dalla nostra preghiera e da quanto saremo vicini ai nostri sacerdoti!

2020-02-08T08:23:15+01:00