Venerdì 07 febbraio

Venerdì della quarta settimana dopo l’Epifania

Meditiamo insieme le Scritture.

Siracide

Sir 37, 1-6
Lettura del libro del Siracide

Ogni amico dice: «Anch’io sono amico», ma c’è chi è amico solo di nome. Non è forse un dolore mortale un compagno e amico che diventa nemico? O inclinazione al male, come ti sei insinuata per ricoprire la terra di inganni? C’è chi si rallegra con l’amico quando tutto va bene, ma al momento della tribolazione gli è ostile. C’è chi si affligge con l’amico per amore del proprio ventre, ma di fronte alla battaglia prende lo scudo. Non dimenticarti dell’amico nell’animo tuo, non scordarti di lui nella tua prosperità.

L’amicizia è uno dei valori fondamentali della vita dell’uomo. Poeti, filosofi antichi, dotti, letterati, si sono cimentati a scrivere, a ragionare sull’amicizia. In modo diverso, con riflessioni più o meno profonde. Anche la sapienza antica di Israele ha riflettuto molto sul tema dell’amicizia, tema poi passato anche al nuovo testamento. Anche Gesù ha lasciato non poche indicazioni per riflettere e per approfondire questo tema. Il libro del Siracide ne tratta in forma di riflessione sapienziale. C’è l’amico solo di nome, ovvero uno che di dice amico ma poi si comporta solo secondo il suo interesse, le sue emozioni, le sue voglie. C’è chi è amico solo quando le cose vanno bene per tutti, ma che non sa stare accanto all’amico nel momento della difficoltà, del dolore, del dubbio. C’è chi è amico solo per interesse, come pure c’è chi vive l’amicizia in modo generoso, autentico, fedele, duraturo. Il sapiente sa e conosce tutte queste cose e, per questo, invita a farsi un’analisi. Anzitutto per vedere che tipo di amico è ciascuno dei suoi lettori, poi per riflettere su quali amicizia ciascuno stia vivendo. Le domande passano a noi, che, rileggendo oggi questo brano, siamo invitati ad approfondire il discorso in ciascuna delle due direzioni.

Sem, Set, Adamo. Sono gli ultimi personaggi citati, ovviamente siamo usciti dal campo della storia e siamo entrati in quei racconti che ricordano e narrano l’origine di ogni uomo della terra. Il Siracide ricorda questi nomi per dire che ogni nome, ogni uomo è importante davanti a Dio. Non solo i grandi della terra, non solo i grandi profeti, i grandi re, i grandi del popolo di Israele sono importanti per Dio. Davanti a Dio ogni nome è importante, ogni storia è unica, ogni vocazione è singolare. Solo questo conta davanti a Dio!

Vangelo

Mc 7, 1-13
✠ Lettura del Vangelo  secondo Marco

In quel tempo. Si riunirono attorno al Signore Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: “Onora tuo padre e tua madre”, e: “Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte”. Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è ‘korbàn’, cioè offerta a Dio”, non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».

Possiamo rileggere alla luce del testo del Siracide anche il brano di Vangelo.

Anzitutto in primo piano ci sono i discepoli, che sono gli amici di Gesù. Tutti i discepoli hanno un legame diverso con il Signore, ma è fuori discussione che questo legame sia anche un legame di amicizia. Sincera e profonda per alcuni, molto interessata e assolutamente molto meno intensa per altri. Non tutti i discepoli hanno avuto il medesimo rapporto con il Signore e anche in un gruppo così piccolo e così selezionato esistono modi diversi di vivere l’amicizia.

Ci sono i farisei, gruppo legato insieme da un fortissimo concetto di amicizia. Uomini “amici” della legge, uomini “amici” della formalità e del rispetto esteriore. Uomini “amici” delle norme. Uomini “amici” di coloro che sono come loro, ma nemici giurati di tutti coloro che la pensano diversamente e vivono diversamente.

Il confronto avviene proprio tra questi due gruppi: gli “amici” di Gesù, che sono per il rispetto non formale delle norme, e i farisei, gli “amici di Dio” formali e volti solo a curare una esteriorità senz’anima.

Gesù prende posizione a tutela della vera amicizia. Smascherano la formalità e il ritualismo dei farisei, insegna che un’amicizia è vera solamente quando punta al massimo, solamente quando riesce ad essere profonda e vera, solamente quando dà a ogni cosa il suo peso. Soprattutto un’amicizia è vera e reale quanto più sa esprimere amore, vicinanza, rispetto, cura, sostegno, queste sono le cose che già i comandamenti antichi prevedevano nella loro essenza. Eppure, tutti questi valori sono stati travisati. Quando uno non ha quel fondamento interiore che viene dal rapporto con Dio – tema che abbiamo visto nella meditazione di ieri – ogni deriva diventa, purtroppo, possibile.

Per Noi

Così è l’Eucarestia. Il Sacramento della Divina presenza è Colui al quale possiamo affidare i nostri dolori, certi di essere consolati. È colui al quale possiamo affidare i nostri morti, certi della risurrezione della carne. È colui al quale possiamo esprimere ciò che sentiamo nel cuore, ciò che più sta al centro della nostra riflessione, della nostra gioia, del nostro dolore. Tutto possiamo dire a questa Santa Eucarestia che diviene, per noi, espressione di come Dio ci è vicino perché Dio stima preziosa, lo abbiamo sentito, la vita di ciascuno. Di un profeta, di un re, ma anche di un uomo qualsiasi, di un capo di una sinagoga di provincia o di una ragazza di 12 anni, come ce ne sono tante. Tutto è così prezioso davanti a Lui da diventare oggetto della sua costante misericordia, della sua costante premura, della sua costante presenza.

È Gesù che, nello Spirito, come dice San Paolo, intercede per noi presso il Padre con gemiti inesprimibili. È solo questo quello che noi celebriamo, offrendo la Santa Eucarestia al Padre, noi offriamo ciò che di più nobile, vero, giusto, bello abbiamo sulla terra, ovvero il sacrificio del suo stesso Figlio.

A noi è chiesta solamente la stessa cosa che venne chiesta a Giairo: “tu abbi fede!”. È la fede che siamo qui ad esprimere, è la fede che siamo qui a celebrare, è la fede che siamo qui ad aumentare proprio grazie alla celebrazione di questo Sacramento. Il Signore, che veglia continuamente su di noi, ci aiuti a comprendere che solo la sua presenza salva! Il Signore ci aiuti a capire che dove c’è lui, c’è tutto!

    • Vivo così questi giorni di contemplazione del Sacramento?
    • Che amicizia cerco?
    • Che amicizia offro?

    Anche le sante martiri di cui oggi facciamo memoria, le sante martiri cartaginesi Perpetua e Felicita sono state amiche. Amiche che hanno vissuto insieme molte cose della vita. Amiche che hanno condiviso la fede. Amiche che, per la fede, non hanno temuto il carcere. Amiche al punto tale che sono unite anche nel martirio, nella testimonianza massima di fede che un uomo piò dare a Dio. Forse abbiamo proprio bisogno di vedere modelli di questo genere! Forse abbiamo proprio bisogno di lasciarci guidare da coloro che hanno saputo vivere l’amicizia in modo così profondo tanto da divenire esempio per tutti i secoli a venire e, quindi, anche per noi.

    Noi che stiamo pregando, mettiamo al centro della nostra riflessione di oggi la nostra amicizia con il Signore Gesù e vediamo come la nostra fede riesce a plasmare il nostro modo di vivere le amicizie umane che, pure, sono importantissime. Cerchiamo di riflettere per offrire, almeno noi che ancora crediamo, amicizie serie, profonde, rifugio per tutti gli uomini che cercano proprio da noi autenticità.

2020-02-07T11:28:46+01:00