Settimana della penultima domenica dopo l’Epifania – giovedì
La spiritualità di questa settimana
Oggi facciamo memoria di San Girolamo Emiliani, grande santo educatore che, nei tempi della miseria della peste, seppe occuparsi dei molti orfani di Milano.
La Parola di questo giorno
LETTURA Sap 18, 20-25a
Lettura del libro della Sapienza
L’esperienza della morte colpì anche i giusti e nel deserto ci fu il massacro di una moltitudine, ma l’ira non durò a lungo, perché un uomo irreprensibile si affrettò a difenderli, avendo portato le armi del suo ministero, la preghiera e l’incenso espiatorio; si oppose alla collera e mise fine alla sciagura, mostrando di essere il tuo servitore. Egli vinse la collera divina non con la forza del corpo né con la potenza delle armi, ma con la parola placò colui che castigava, ricordando i giuramenti e le alleanze dei padri. Quando ormai i morti erano caduti a mucchi gli uni sugli altri, egli, ergendosi là in mezzo, arrestò l’ira e le tagliò la strada che conduceva verso i viventi. Sulla sua veste lunga fino ai piedi portava tutto il mondo, le glorie dei padri scolpite su quattro file di pietre preziose e la tua maestà sopra il diadema della sua testa. Di fronte a queste insegne lo sterminatore indietreggiò, ebbe paura.
SALMO Sal 104 (105)
Cercate sempre il volto del Signore.
Cercate il Signore e la sua potenza,
ricercate sempre il suo volto.
Ricordate le meraviglie che ha compiuto,
i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca,
voi, stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto. R
Israele venne in Egitto,
Giacobbe emigrò nel paese di Cam.
Ma Dio rese molto fecondo il suo popolo,
lo rese più forte dei suoi oppressori.
Cambiò il loro cuore perché odiassero il suo popolo. R
Mandò Mosè, suo servo,
e Aronne, che si era scelto:
misero in atto contro di loro i suoi segni
e i suoi prodigi nella terra di Cam. R
VANGELO Mc 11, 15-19
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco
In quel tempo. Il Signore Gesù e i suoi discepoli giunsero a Gerusalemme. Entrato nel tempio, Gesù si mise a scacciare quelli che vendevano e quelli che compravano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e non permetteva che si trasportassero cose attraverso il tempio. E insegnava loro dicendo: «Non sta forse scritto: “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni”? Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». Lo udirono i capi dei sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutta la folla era stupita del suo insegnamento. Quando venne la sera, uscirono fuori dalla città.
Vangelo
Siamo sempre nella linea delle azioni simboliche di Gesù. La scena del tempio, luogo dove i venditori vengono aspramente redarguiti, è infatti da interpretare, al pari di quella di ieri, non come l’azione nervosa di Gesù che perde la pazienza, ma come l’attestazione di amore di Gesù per il Padre e per il tempio. Per il Padre: Egli desidera che il Padre sia onorato e, per questo, è più che mai determinato a fare della casa del Signore una casa di preghiera. Per il tempio stesso, che Gesù vuole splendido non per le cose, non per gli arredi e nemmeno per la liturgia solenne che, in quel luogo, veniva celebrata, ma per l’amore che si esprime al Padre attraverso la preghiera. Ecco il senso ed ecco il cuore di questa azione simbolica. Gesù, effettivamente, viene scambiato come un matto. Questo accade perché non si è più nella linea dei profeti, non si capiscono più azioni forti, strane se vogliamo, che, però, hanno come unico scopo la lode di Dio e la predicazione del suo nome glorioso e santo. È un’azione molto difficile da interpretare. Se noi vedessimo qualcosa del genere in chiesa ne rimarremmo sconvolti. Eppure è un’azione con la quale il Signore vuole farci recuperare fiducia in Lui, che compie ogni cosa a suo tempo. È però richiesto che gli uomini sappiano lodare il nome di Dio, sappiano cercare la sua manifestazione lì dove essa si dona.
Sapienza
Mosè è ancora il protagonista della prima Scrittura. Lo si capisce molto bene dalla descrizione che viene fatta sul finale. Mosè era rivestito di paramenti splendidi: anche la sua sola persona doveva ricordare a tutti il suo ministero, il suo concreto darsi da fare per il popolo tutto. La descrizione di Mosè incute quasi un sacro terrore. Anzi, il testo diceva esattamente questo in riferimento allo “sterminatore”. Il riferimento è sempre al momento dell’esodo. Poiché molti morivano per le difficoltà del cammino ma anche per la mancanza di fede, Mosè ebbe a intercedere per loro con una preghiera fortissima, salda, senza nessuna defezione. Egli pregò per tutti, soprattutto per i morti. Davvero la preghiera di Mosè deve essere stata unica, se era tanto forte da incutere anche paura ai demoni. In effetti Mosè ci viene sempre presentato così, come il profeta grande, sommo, perfetto, le cui gesta sono, al pari di quelle di Elia, inimitabili. Ecco perché è citato nel Vangelo, appunto insieme con Elia, come l’uomo che parla con Gesù della sua passione, del mistero pasquale.
Per noi e per il nostro cammino
- Crediamo alla forza della preghiera di intercessione anche per i morti?
- Prendiamo esempio da qualche uomo di fede forte?
Certo possiamo anche prendere esempio da San Girolamo Emiliani. La sua figura, come quella di tutti gli uomini, non può certo competere con Mosè, eppure anche la sua carica spirituale fu fortissima. San Girolamo seppe intercedere e pregare con forza per tutti. Anzitutto per gli orfani, che egli si era proposto di radunare e ai quali non volle mai far mancare questo conforto umile ma efficace. Poi, più in generale, per tutti gli altri uomini e donne con i quali veniva in contatto. San Girolamo Emiliani ci aiuta a capire che la preghiera del cristiano si nutre di quello che è la vita. Un cristiano vive le cose come tutti gli altri uomini e, per questo, prende posizione su tutto. Un cristiano prende posizione ispirato dal Vangelo e dalla sua preghiera.
Credo che questo insegnamento ci aiuti a rileggere bene queste due pagine bibliche. Anche noi, come tutti i credenti, siamo invitati ad offrire al Signore la nostra intercessione, facendo della preghiera, come ci diceva il primo testo biblico, un’arma. Il cristiano non si arma, non cerca altre cose, non cerca cose portentose o mezzi ineguagliabili. Il cristiano, solamente, prega con convinzione e, per questo, sa di vincere. L’altra arma del cristiano è il digiuno. Siamo quasi all’inizio della Quaresima, tempo utile per insistere proprio su queste due realtà della vita cristiana. Anche a noi è chiesto di insistere su di esse, prima ancora che inizi questo tempo forte. Eppure, ho l’impressione che, quando ci capita qualcosa di rilevante, difficilmente sappiamo ricorrere all’uno o all’altro di questi grandi segni che dicono la mobilitazione dell’anima davanti a Dio Padre. Chiediamo, allora, al Signore e per intercessione di San Gerolamo, questa grande grazia. Sia la grazia del Signore a sostenerci mentre offriamo la nostra preghiera sempre povera ma, comunque, preziosa agli occhi di Dio.