Lunedì 08 marzo

Settimana della terza domenica di Quaresima – Lunedì

La “sapienza di chi vive di perdono” è il terzo dei gesti di sapienza che vogliamo vivere in questa Quaresima. Questo tema è del tutto pertinente alla Quaresima, che è tutta un tempo di perdono e di riconciliazione. Ogni giorno di questa settimana ricordiamoci che siamo chiamati a vivere un gesto di perdono e di riconciliazione. Ne basta uno solo, ma ricordiamoci, fino a quando non l’avremo compiuto, che siamo tutti invitati a farlo realmente!

Genesi

18, 20-33
Lettura del libro della Genesi

In quei giorni. Disse il Signore: «Il grido di Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!». Quegli uomini partirono di là e andarono verso Sòdoma, mentre Abramo stava ancora alla presenza del Signore. Abramo gli si avvicinò e gli disse: «Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lontano da te il far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato come l’empio; lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?». Rispose il Signore: «Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell’ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutto quel luogo». Abramo riprese e disse: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere: forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?». Rispose: «Non la distruggerò, se ve ne troverò quarantacinque». Abramo riprese ancora a parlargli e disse: «Forse là se ne troveranno quaranta». Rispose: «Non lo farò, per riguardo a quei quaranta». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta». Rispose: «Non lo farò, se ve ne troverò trenta». Riprese: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei venti». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola: forse là se ne troveranno dieci». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei dieci». Come ebbe finito di parlare con Abramo, il Signore se ne andò e Abramo ritornò alla sua abitazione.

Il libro della Genesi ci riporta alla vicenda di Sodoma. Possiamo rileggere questo testo proprio a partire dal tema della settimana. Nel testo si fondono insieme la disponibilità al perdono da parte di Dio e la ricerca forsennata, da parte di Abramo, di un solo giusto che fermerà il castigo che si sta per abbattere sulla città.

Il primo tema è trattato con una grande finezza psicologica. Abramo quasi “stanca la pazienza di Dio” continuando a giocare al ribasso, ovvero continuando ad abbassare il numero dei giusti da trovare dentro la città di Sodoma perché essa possa essere salvata. Dio, dal canto suo, sta al gioco e non si stanca del continuo ribasso che gli viene sollecitato. Egli è grande nel perdono e nella misericordia e, quindi, sa bene che il suo cuore si commuoverà anche per un solo giusto. Dio si commuove quando una sola anima lo ricerca e questa sola anima può diventare causa di salvezza per altri anche ignari della situazione. La benedizione di Dio si estende su tutto un popolo, anche quando a cercare Dio e a pregare sono solo pochi.

Il secondo tema ci mette di fronte alla grande fiducia che Abramo ha nell’uomo: ci sarà bene qualche giusto in ogni città! Ci sarà pure qualcuno che pensi ancora a Dio! Abramo dovrà constatare, con rammarico, che non esistono giusti in città. Solo lui si è posto come figura di intercessore, chiedendo a Dio ogni bene per una popolazione che non lo merita. Dovremmo ricordarci anche di questo: Dio, che è sempre pronto a perdonare, “lascia fare ma non strafare”, come dice il proverbio. Questa sapienza ci ricorda che è vero che l’uomo può anche scegliere di fare tutto il male che vuole, ma anche questo tempo ha un limite fissato da Dio.

Proverbi

8, 1-11

Lettura del libro dei Proverbi

La sapienza forse non chiama e l’intelligenza non fa udire la sua voce? In cima alle alture, lungo la via, nei crocicchi delle strade si apposta, presso le porte, all’ingresso della città, sulle soglie degli usci essa grida: «A voi, uomini, io mi rivolgo, ai figli dell’uomo è diretta la mia voce. Imparate, inesperti, la prudenza e voi, stolti, fatevi assennati. Ascoltate, perché dirò cose rilevanti, dalle mie labbra usciranno sentenze giuste, perché la mia bocca proclama la verità e l’empietà è orrore per le mie labbra. Tutte le parole della mia bocca sono giuste, niente in esse è tortuoso o perverso; sono tutte chiare per chi le comprende e rette per chi possiede la scienza. Accettate la mia istruzione e non l’argento, la scienza anziché l’oro fino, perché la sapienza vale più delle perle e quanto si può desiderare non l’eguaglia».

Anche il libro dei Proverbi ci ricordava che chi si mette in cerca di questa sapienza che viene da Dio, avrà un grande tesoro. Vero tesoro dell’uomo, infatti, non sono pezzi d’oro o di argento. Vero tesoro è possedere la sapienza e, sopra ogni cosa, la sapienza del perdono. Questo è l’unico vero tesoro che conta avere. Senza questo tesoro non si va da nessuna parte, ma, solo, si disperdono i propri giorni.

Vangelo

Mt 6, 7-15
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

Anche il Vangelo ci riporta alla preghiera cardine di Gesù e del cristiano. Noi ogni giorno chiediamo a Dio di perdonare i nostri peccati perché sappiamo bene che ogni giorno noi siamo peccatori. Ogni giorno abbiamo peccati e mancanze con le quali non ci stanchiamo mai di provocare la pazienza di Dio. Eppure Dio rimette a noi i nostri peccati. La remissione dei peccati è, per così dire, “gratuita”, è fatta da parte di Dio senza che all’uomo sia chiesto nulla, se non il pentimento per il male commesso.  Anche all’uomo, però, è chiesto, in qualche maniera, di imitare questo atteggiamento di Dio che è Padre di misericordia e di perdono. Ogni uomo, ogni giorno, dovrebbe cercare di vivere un minimo di attenzione a questo tema, lasciando correre, perdonando le piccole cose che rischiano di rovinare ogni giornata. Poi, nella vita, possono capitare grandi occasioni di perdono; chi si è “allenato” a vivere di perdono ogni giorno rispetto alle piccole cose della vita quotidiana, vivrà anche quelle occasioni maggiori come un momento per far brillare il richiamo a vivere con la mentalità del Vangelo. Iniziamo quindi dalle piccole cose: impareremo, da esse, a perdonare anche le cose più importanti della vita!

Esercizio per la revisione di vita quaresimale

  • Come mi sento di fronte ad un Dio così misericordioso?
  • Questa logica di vita è per me cosa preziosa?
  • Mi alleno, ogni giorno, a vivere piccoli gesti di perdono?
  • C’è qualcosa della mia vita per cui non ho mai chiesto perdono a Dio e agli uomini che ho offeso? È questo il tempo per porvi rimedio.

Impegno per suscitare la sapienza in noi

Credo che oggi tutti abbiamo il “dovere” di soffermarci dapprima a riflettere sull’atteggiamento di Dio che perdona e, poi, sul nostro atteggiamento. La strada per vivere di perdono, come Dio, è lunga per tutti. Non per questo occorre scoraggiarci, ma solamente continuare ad imitare Dio che, nella sua magnanimità, non pone limiti o ostacoli al perdono.

È questo l’esercizio di sapienza che desideriamo vivere oggi per vivere anche noi di perdono.

2021-03-03T11:49:19+01:00