Settimana della terza domenica di Quaresima – Martedì
Genesi
21, 1-4. 6-7
Lettura del libro della Genesi
In quei giorni. Il Signore visitò Sara, come aveva detto, e fece a Sara come aveva promesso. Sara concepì e partorì ad Abramo un figlio nella vecchiaia, nel tempo che Dio aveva fissato. Abramo chiamò Isacco il figlio che gli era nato, che Sara gli aveva partorito. Abramo circoncise suo figlio Isacco quando questi ebbe otto giorni, come Dio gli aveva comandato. Allora Sara disse: «Motivo di lieto riso mi ha dato Dio: chiunque lo saprà riderà lietamente di me!». Poi disse: «Chi avrebbe mai detto ad Abramo che Sara avrebbe allattato figli? Eppure gli ho partorito un figlio nella sua vecchiaia!».
Sara è una “matriarca”, è la moglie di un patriarca, la moglie di un capo tribù. Era una donna importante all’interno del suo clan, proprio per questa sua posizione di moglie del “capo”. Non è una donna di perdono. Lei è una donna che ricorda tutto il male che riceve, forse anche a causa della sua storia di moglie dapprima senza figli che l’ha resa più sensibile. Ricorda che Agar ride di lei e non la perdona. Lei ricorderà, poco dopo l’episodio che leggiamo oggi, che Ismaele, il figlio della schiava, scherzava troppo con suo figlio. Non lo perdonerà. Li allontanerà. Pretenderà che Abramo li cacci. Eppure, come emerge in questo brano, Sara perdonerà chi “riderà di lei”. Lei che ha riso alla proposta di Dio e alla sua promessa di avere un figlio in vecchiaia, lei che è rimasta incredula di fronte a quello che Dio rivelava, tollererà chi scherzerà lei, chi riderà di lei, ricordando che nulla è impossibile a Dio, nemmeno un parto fuori tempo. Lei, che non è una donna di perdono, imparerà a vivere di perdono, grazie a quelli che la scherzeranno e, in fondo, diranno di lei che è stata dura di cuore nel credere alla Parola di Dio, la quale, a suo tempo, sempre si realizza. Il testo ci insegna che si diventa uomini e donne di perdono anche lasciandosi correggere dagli altri. Magari anche solo con uno scherzo.
Proverbi
9, 1-6. 10
Lettura del libro dei Proverbi
La sapienza si è costruita la sua casa, ha intagliato le sue sette colonne. Ha ucciso il suo bestiame, ha preparato il suo vino e ha imbandito la sua tavola. Ha mandato le sue ancelle a proclamare sui punti più alti della città: «Chi è inesperto venga qui!». A chi è privo di senno ella dice: «Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato. Abbandonate l’inesperienza e vivrete, andate diritti per la via dell’intelligenza». Principio della sapienza è il timore del Signore, e conoscere il Santo è intelligenza.
Posizione, poi, riaffermata dai Proverbi. Anche chi è inesperto dell’arte della vita può imparare ad avere la sapienza che viene da Dio, la sapienza del perdono. Anche chi non capisce poi molto delle dinamiche spirituali degli uomini o del loro comportamento, può imparare dalla sapienza di Dio. La sapienza del perdono si impara, infatti, “temendo il Signore” ovvero entrando in un cammino di fede serio e profondo. Basta questo! Il che spiega perché la “scienza del perdono” è l’arte che hanno imparato molti poveri e piccoli della storia della Chiesa, solo guardando il crocifisso.
Vangelo
Mt 6, 16-18
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».
Anche il Vangelo, che ci riporta all’arte del digiunare, che abbiamo già messo a tema nella prima settimana di Quaresima, ci ricorda che il digiuno è anche una scuola di perdono. Il digiuno insegna a perdonare perché, specie quando si hanno cose grosse da perdonare, o da farsi perdonare, allena lo spirito all’incontro con Dio. Il digiuno è quell’arma potentissima grazie alla quale lo spirito dell’uomo si allena per ogni cosa buona. Così anche la capacità di perdonare va di pari passo con la fede. Più uno vive un itinerario di fede profondo ed intenso, più sarà predisposto al perdono. Più uno si sente peccatore perdonato, più sarà disposto a donare misericordia. Più uno si sente al centro della misericordia di Dio, più sarà disposto a donare misericordia e potrà vincere qualsiasi tentazione a non perdonare, qualsiasi tentazione a non essere misericordioso, proprio offrendo al Dio della pace, della misericordia e del perdono, un digiuno. Il digiuno dal cibo è ciò che ci educa sia a chiedere perdono e ad avvalorare la nostra richiesta con una penitenza seria, sia a donare perdono, mettendo da parte ostacoli e rivalità che possiamo avere scoperto nel corso della nostra esistenza.
Esercizio per la revisione di vita quaresimale
- Mi lascio correggere dagli altri? Imparo a perdonare anche grazie alle correzioni degli altri?
- Contemplo l’amore crocifisso di Dio e imparo da lui l’arte del perdono?
- Quando non so perdonare, o quando faccio fatica a chiedere perdono per cose grandi che sono successe, provo a rafforzare con un digiuno la situazione spirituale che sto vivendo?
Impegno per suscitare la sapienza in noi
Oggi sarebbe molto bello tornare a riprendere in mano le cose che abbiamo detto sul digiuno. La forza misteriosa di questa pratica ci potrà molto aiutare a riflettere insieme anche sulla dinamica del perdono. Il digiuno non è mai fine a sé stesso, ma plasma quei comportamenti dell’uomo che devono permettergli di imitare Dio. Se facciamo fatica a credere nella forza del perdono, se facciamo fatica a perdonare, se facciamo fatica a chiedere perdono, proviamo ad offrire un digiuno a Dio. Quello che non riusciranno a fare il nostro intelletto e la nostra volontà, ci verrà sicuramente concesso dalla penitenza del digiuno offerto con gioia.
È questo l’esercizio di sapienza che desideriamo vivere oggi.