Mercoledì 08 apile

Settimana Autentica – Mercoledì Santo

Vangelo

Mt 26, 14-16
Lettura del VANGELO secondo Matteo

In quel tempo. Uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo.

Anche l’opera di Giuda non è solamente il prodotto della libertà di un uomo. È ciò che è permesso. Giuda, nella chiusura della sua libertà, ha deciso di rifiutare quella rivelazione del volto del Padre che anche a lui è stata fatta. Giuda, ormai chiuso nei pensieri del suo cuore, non ascolta più la voce dello Spirito che lo richiama e accetta quel denaro che, di fatto, sarà poi la causa della sua disperazione, quella che lo condurrà a togliersi la vita. Quando ci sono realtà concrete che occupano tutta la mente dell’uomo e che dirigono la sua libertà, l’opera dello Spirito non può che arrestarsi. Di fronte alle scelte dell’uomo che si oppongono allo Spirito, la grazia non obbliga. Dio rispetta le scelte dell’uomo, anche quelle che lo rovinano, rimanendo pronto al perdono e alla riconciliazione. Anche per chi, come Giuda, vorrebbe togliere di mezzo il Signore dalla sua vita.

Giobbe

42, 1-10a
Lettura del libro di Giobbe

In quei giorni. Giobbe prese a dire al Signore: «Comprendo che tu puoi tutto e che nessun progetto per te è impossibile. Chi è colui che, da ignorante, può oscurare il tuo piano? Davvero ho esposto cose che non capisco, cose troppo meravigliose per me, che non comprendo. Ascoltami e io parlerò, io t’interrogherò e tu mi istruirai! Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto. Perciò mi ricredo e mi pento sopra polvere e cenere». Dopo che il Signore ebbe rivolto queste parole a Giobbe, disse a Elifaz di Teman: «La mia ira si è accesa contro di te e contro i tuoi due amici, perché non avete detto di me cose rette come il mio servo Giobbe. Prendete dunque sette giovenchi e sette montoni e andate dal mio servo Giobbe e offriteli in olocausto per voi. Il mio servo Giobbe pregherà per voi e io, per riguardo a lui, non punirò la vostra stoltezza, perché non avete detto di me cose rette come il mio servo Giobbe». Elifaz di Teman, Bildad di Suach e Sofar di Naamà andarono e fecero come aveva detto loro il Signore e il Signore ebbe riguardo di Giobbe. Il Signore ristabilì la sorte di Giobbe.

La finale del libro di Giobbe ci aiuta a comprendere l’opera di Dio. Giobbe, alla fine della sua vicenda, riesce a far comprendere a tutti che ciò che gli è capitato non è stato punizione del suo peccato, ma evento della vita nel quale Dio non lo ha mai abbandonato. Giobbe diventa così anche colui che deve insegnare ai suoi amici, quelli che lo avevano deriso, e colui che intercede presso Dio per loro. Anche l’essere ristabilito in ogni cosa nella condizione di prima, è un segno della benedizione che quest’uomo, con la sua condotta santa, attira su sè.

È evidente che Giobbe cerca di far comprendere a tutti come Dio sia dentro la storia di ciascuno e come la sua opera sia in favore della vita dell’uomo. È quello che si realizzerà nella Pasqua. Nell’abbassamento del Signore e nella sua risurrezione, si trova la perfetta realizzazione di ciò che l’Antico Testamento aveva solo intuito. È nella risurrezione del Signore che trova senso anche il dolore, la sofferenza, la solitudine e qualsiasi altra realtà negativa della vita dell’uomo.

Tobia

13, 1-18
Lettura del libro di Tobia

In quei giorni. Tobi disse: «Benedetto Dio che vive in eterno, benedetto il suo regno; egli castiga e ha compassione, fa scendere agli inferi, nelle profondità della terra, e fa risalire dalla grande perdizione: nessuno sfugge alla sua mano. Lodatelo, figli d’Israele, davanti alle nazioni, perché in mezzo ad esse egli vi ha disperso e qui vi ha fatto vedere la sua grandezza; date gloria a lui davanti a ogni vivente, poiché è lui il nostro Signore, il nostro Dio, lui il nostro Padre, Dio per tutti i secoli. Vi castiga per le vostre iniquità, ma avrà compassione di tutti voi e vi radunerà da tutte le nazioni, fra le quali siete stati dispersi. Quando vi sarete convertiti a lui con tutto il cuore e con tutta l’anima per fare ciò che è giusto davanti a lui, allora egli ritornerà a voi e non vi nasconderà più il suo volto. Ora guardate quello che ha fatto per voi e ringraziatelo con tutta la voce; benedite il Signore che è giusto e date gloria al re dei secoli. Io gli do lode nel paese del mio esilio e manifesto la sua forza e la sua grandezza a un popolo di peccatori. Convertitevi, o peccatori, e fate ciò che è giusto davanti a lui; chissà che non torni ad amarvi e ad avere compassione di voi. Io esalto il mio Dio, l’anima mia celebra il re del cielo ed esulta per la sua grandezza. Tutti ne parlino e diano lode a lui in Gerusalemme. Gerusalemme, città santa, egli ti castiga per le opere dei tuoi figli, ma avrà ancora pietà per i figli dei giusti. Da’ lode degnamente al Signore e benedici il re dei secoli; egli ricostruirà in te il suo tempio con gioia, per allietare in te tutti i deportati e per amare in te tutti gli sventurati, per tutte le generazioni future. Una luce splendida brillerà sino ai confini della terra: nazioni numerose verranno a te da lontano, gli abitanti di tutti i confini della terra verranno verso la dimora del tuo santo nome, portando in mano i doni per il re del cielo. Generazioni e generazioni esprimeranno in te l’esultanza e il nome della città eletta durerà per le generazioni future. [Maledetti tutti quelli che ti insultano! Maledetti tutti quelli che ti distruggono, che demoliscono le tue mura, rovinano le tue torri e incendiano le tue abitazioni! Ma benedetti per sempre tutti quelli che ti temono. Sorgi ed esulta per i figli dei giusti, tutti presso di te si raduneranno e benediranno il Signore dei secoli. Beati coloro che ti amano, beati coloro che esulteranno per la tua pace. Beati coloro che avranno pianto per le tue sventure: gioiranno per te e vedranno tutta la tua gioia per sempre. Anima mia, benedici il Signore, il grande re, perché Gerusalemme sarà ricostruita come città della sua dimora per sempre. Beato sarò io, se rimarrà un resto della mia discendenza per vedere la tua gloria e dare lode al re del cielo. Le porte di Gerusalemme saranno ricostruite con zaffiro e con smeraldo e tutte le sue mura con pietre preziose. Le torri di Gerusalemme saranno ricostruite con oro e i loro baluardi con oro purissimo. Le strade di Gerusalemme saranno lastricate con turchese e pietra di Ofir. Le porte di Gerusalemme risuoneranno di canti di esultanza, e in tutte le sue case canteranno: “Alleluia! Benedetto il Dio d’Israele e benedetti coloro che benedicono il suo santo nome nei secoli e per sempre!”».

La lettura che ci permette di concludere il percorso di questi giorni prima di entrare nel Santo Triduo è, però, quella di Tobia. La preghiera di Tobi ci permette di comprendere che quest’uomo non solo sa considerare la presenza di Dio nella sua storia, ma anche nella storia del mondo. Tobi ha capito che, se Dio ha agito nella sua storia e in quella della sua famiglia, è perché Dio fa così con tutti gli uomini: Egli, che non abbandona nessuno, cura tutta la sua creazione, in modo tale che emerga con chiarezza che, nel mondo, si compie la sua opera.

Opera difficile da vedere, ma che conduce alla vita eterna, a quella Gerusalemme celeste che si contemplava nella finale della preghiera.

Anche noi comprendiamo la verità di queste parole alla luce della passione, morte e risurrezione del Signore. Anche noi sappiamo che, proprio nella Pasqua, ogni male, ogni dolore, ogni peccato è stato assunto da Cristo e da lui espiato sulla Croce, così che non ci sia altra salvezza che in Lui. Così come non c’è altro futuro che in Lui, meta e premio di tutti i credenti.

In preghiera

Spirito Santo, tu che sei il Paraclito, tu che consoli la vita dell’uomo, entra, con la tua consolazione interiore, anche nella mia esistenza. Donami di vedere e riconoscere la tua opera. Sii per me e per tutti gli uomini quel consolatore dolce ed atteso che sostiene il cammino fino a che giungeremo nella tua gloria. E così sia!

Esame di coscienza

  • Come prego lo Spirito?
  • Che proposito mi aiuta a sostenere lo Spirito per i prossimi giorni santi?

Al termine della Quaresima.

Stiamo per entrare nei tre giorni più santi dell’anno. Credo che ci siamo addentrati notevolmente nelle profondità del Credo e, aiutati dalle scritture che abbiamo riletto giorno dopo giorno, abbiamo cercato di comprendere di più l’opera di Dio nella storia della salvezza.

In questi prossimi giorni, mettiamoci davanti a Dio Padre e cerchiamo di vivere con fede un dialogo con il Signore. A poco ci servirebbe avere approfondito il Credo se, poi, non dialoghiamo con il Signore e non troviamo conforto dalla sua presenza.

Sia proprio il dialogo con il crocifisso a sostenere la nostra esperienza di fede e la nostra preghiera in questi giorni santi.

2020-04-03T21:28:06+02:00