Venerdì 08 aprile

Settimana della 4 domenica di quaresima – venerdì 

Il vespero

Per un’ultima volta ci troviamo insieme a vivere il vespero del venerdì di Quaresima. Anche oggi rileggiamo queste Scritture in modo sintetico, perché è necessario, a mio avviso, riflettere anche sul tema della “paura del dolore innocente”.

La Parola di Dio per questo giorno

I LETTURA Es 12, 21-27d

Lettura del libro dell’Esodo
In quei giorni. Mosè convocò tutti gli anziani d’Israele e disse loro: «Andate a procurarvi un capo di bestiame minuto per ogni vostra famiglia e immolate la Pasqua. Prenderete un fascio di issòpo, lo intingerete nel sangue che sarà nel catino e spalmerete l’architrave ed entrambi gli stipiti con il sangue del catino. Nessuno di voi esca dalla porta della sua casa fino al mattino. Il Signore passerà per colpire l’Egitto, vedrà il sangue sull’architrave e sugli stipiti; allora il Signore passerà oltre la porta e non permetterà allo sterminatore di entrare nella vostra casa per colpire. Voi osserverete questo comando come un rito fissato per te e per i tuoi figli per sempre. Quando poi sarete entrati nella terra che il Signore vi darà, come ha promesso, osserverete questo rito. Quando i vostri figli vi chiederanno: “Che significato ha per voi questo rito?”, voi direte loro: “È il sacrificio della Pasqua per il Signore, il quale è passato oltre le case degli Israeliti in Egitto, quando colpì l’Egitto e salvò le nostre case”».

SALMELLO Cfr. Sal 104 (105), 26-27. 36-37. 43. 8. 1-2. 5
L Il Signore mandò Mosè suo servo
e Aronne che si era scelto.
Compì per mezzo loro i segni promessi
e nel paese di Cam i suoi prodigi.
Colpì nel loro paese ogni primogenito,
tutte le primizie del loro vigore.
Fece uscire il suo popolo con argento e oro,
fra le tribù non c’era alcun infermo.
Fece uscire il suo popolo con esultanza,
i suoi eletti con canti di gioia.
T Egli ricorda sempre la sua alleanza:
parola data per mille generazioni.
L Lodate il Signore e invocate il suo nome,
proclamate tra i popoli le sue opere.
Cantate a lui canti di gioia,
meditate tutti i suoi prodigi.
Ricordate le meraviglie che ha compiuto,
i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca.
T Egli ricorda sempre la sua alleanza:
parola data per mille generazioni.

ORAZIONE

O Dio di infinita maestà, a te più accorata si eleva la nostra supplica: quanto più si avvicina il giorno festoso della nostra salvezza, tanto più intensamente disponi i nostri cuori a celebrare il mistero pasquale. Per Cristo nostro Signore.

II LETTURA 2Cr 30, 15-23

Lettura del secondo libro delle Cronache
In quei giorni. Immolarono la Pasqua il quattordici del secondo mese; i sacerdoti e i leviti, pieni di vergogna, si santificarono e quindi portarono gli olocausti nel tempio del Signore. Occuparono il proprio posto, secondo le regole fissate per loro nella legge di Mosè, uomo di Dio. I sacerdoti facevano aspersioni con il sangue che ricevevano dalle mani dei leviti, perché molti dell’assemblea non si erano santificati. I leviti si occupavano dell’uccisione degli agnelli pasquali per quanti non erano puri, per consacrarli al Signore. In realtà la maggioranza della gente, fra cui molti provenienti da Èfraim, da Manasse, da Ìssacar e da Zàbulon, non si era purificata; mangiarono la Pasqua senza fare quanto è prescritto. Ezechia pregò per loro: «Il Signore che è buono liberi dalla colpa chiunque abbia il cuore disposto a cercare Dio, ossia il Signore Dio dei suoi padri, anche senza la purificazione necessaria per il santuario». Il Signore esaudì Ezechia e risparmiò il popolo. Gli Israeliti che si trovavano a Gerusalemme celebrarono la festa degli Azzimi per sette giorni con grande gioia, mentre i sacerdoti e i leviti lodavano ogni giorno il Signore, suonando con tutte le forze per il Signore. Ezechia parlò al cuore di tutti i leviti, che avevano dimostrato grande avvedutezza nei riguardi del Signore; per sette giorni parteciparono al banchetto solenne, offrirono sacrifici di comunione e lodarono il Signore, Dio dei loro padri. Tutta l’assemblea decise di festeggiare altri sette giorni; così passarono ancora sette giorni di gioia.

SALMELLO Cfr. Sal 105 (106), 6. 21-22. 8. 4-5. 1
L Abbiamo peccato come i nostri padri,
abbiamo fatto il male, siamo stati empi.
I nostri padri dimenticarono Dio che li aveva salvati,
che aveva operato in Egitto cose grandi,
prodigi nel paese di Cam,
cose terribili presso il mar Rosso.
Ma Dio li salvò per il suo nome,
per manifestare la sua potenza,
T perché eterna è la sua misericordia.
L Ricordati di noi, Signore, per amore del tuo popolo,
visitaci con la tua salvezza,
perché vediamo la felicità dei tuoi eletti,
godiamo della gioia del tuo popolo,
ci gloriamo con la tua eredità.
Celebrate il Signore perché è buono,
T perché eterna è la sua misericordia.

ORAZIONE
O Dio di misericordia, che disponi il cuore di chi hai rigenerato nel battesimo a rivivere gli eventi pasquali e ad attingerne l’efficacia profonda, donaci di custodire con fedeltà la tua grazia e di ricuperarla umilmente nella preghiera e nella penitenza. Per Cristo nostro Signore.

III LETTURA Es 24, 1-8

Lettura del libro dell’Esodo
In quei giorni. Il Signore disse a Mosè: «Sali verso il Signore tu e Aronne, Nadab e Abiu e settanta anziani d’Israele; voi vi prostrerete da lontano, solo Mosè si avvicinerà al Signore: gli altri non si avvicinino e il popolo non salga con lui». Mosè andò a riferire al popolo tutte le parole del Signore e tutte le norme. Tutto il popolo rispose a una sola voce dicendo: «Tutti i comandamenti che il Signore ha dato, noi li eseguiremo!». Mosè scrisse tutte le parole del Signore. Si alzò di buon mattino ed eresse un altare ai piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù d’Israele. Incaricò alcuni giovani tra gli Israeliti di offrire olocausti e di sacrificare giovenchi come sacrifici di comunione, per il Signore. Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l’altra metà sull’altare. Quindi prese il libro dell’alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: «Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto». Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: «Ecco il sangue dell’alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!».

SALMELLO Cfr. Eb 9, 19-20. 22b. 11a-c. 12
L Dopo che tutti i comandamenti furono promulgati
a tutto il popolo da Mosè,
secondo la legge,
questi, preso il sangue dei capri e dei vitelli con acqua,
lana scarlatta e issòpo,
ne asperse il libro stesso e tutto il popolo, dicendo:
«Questo è il sangue dell’alleanza,
che Dio ha stabilito per voi».
T Perché senza spargimento di sangue
non esiste perdono.
L Cristo invece, venuto come sommo sacerdote
di beni futuri,
attraverso una tenda più grande e più perfetta,
non costruita da mano d’uomo,
non con sangue di capri e di vitelli,
ma con il proprio sangue
entrò una volta per sempre nel santuario,
procurandoci così una redenzione eterna;
T perché senza spargimento di sangue
non esiste perdono.

ORAZIONE
Dio onnipotente ed eterno, che hai redento il tuo popolo con il sangue del tuo Figlio unigenito, disperdi l’opera del demonio e spezza le catene del peccato perché non sia più schiavo dell’autore della morte chi nella professione della fede ha ricevuto la vita eterna. Per Cristo nostro Signore.

IV LETTURA Is 42, 1-9

Lettura del profeta Isaia
Così dice il Signore Dio: «Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni. Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta; proclamerà il diritto con verità. Non verrà meno e non si abbatterà, finché non avrà stabilito il diritto sulla terra, e le isole attendono il suo insegnamento». Così dice il Signore Dio, che crea i cieli e li dispiega, distende la terra con ciò che vi nasce, dà il respiro alla gente che la abita e l’alito a quanti camminano su di essa: «Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli
occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre. Io sono il Signore: questo è il mio nome; non cederò la mia gloria ad altri, né il mio onore agli idoli. I primi fatti, ecco, sono avvenuti e i nuovi io preannuncio; prima che spuntino, ve li faccio sentire».

SALMELLO Cfr. Sal 21 (22), 17a-b. 15-16b. 20. 28. 24-26
L Un branco di cani mi circonda,
mi assedia una banda di malvagi.
Come acqua sono versato,
sono slogate tutte le mie ossa.
Il mio cuore è come cera,
si fonde in mezzo alle mie viscere.
È arido come un coccio il mio palato,
la mia lingua si è incollata alla gola.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza accorri in mio aiuto.
T Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra,
si prostreranno davanti a lui
tutte le famiglie dei popoli.
L Lodate il Signore voi che lo temete,
gli dia gloria la stirpe di Giacobbe,
lo tema tutta la stirpe d’Israele;
perché egli non ha disprezzato l’afflizione del misero,
non gli ha nascosto il suo volto,
ma al suo grido d’aiuto lo ha esaudito.
Sei tu la mia lode nella grande assemblea,
scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
T Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra,
si prostreranno davanti a lui
tutte le famiglie dei popoli.

ORAZIONE

Signore Gesù, Figlio del Dio vivo, che sei salito sul patibolo della croce per la redenzione del mondo e hai versato il tuo sangue prezioso per lavare le nostre colpe, al momento della nostra morte aprici le porte sospirate del cielo e accoglici vicino a te, nostro Signore e nostro Dio che vivi e regni col Padre, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

La vittima innocente

Tutti, credo e spero, ricordiamo bene ciò a cui si riferisce la prima lettura di questa sera: la decima piaga d’Egitto. Il ricordo è per quell’episodio un po’ incomprensibile, avvenuto alla fine di quel tentativo di Mosè di portare fuori dall’Egitto il popolo di Israele. Dopo vari tentativi, nove per la precisione, di convincere Faraone con segni già di per sé terribili, basti pensare alla piaga delle cavallette, ecco un’ultima e più tremenda azione di Mosè: la strage dei primogeniti. Vale a dire la morte di ogni primo maschio, del bestiame e di ogni famiglia, in tutto il territorio di Israele. Morti innocenti. Il testo biblico di riferimento ci dice, con molta durezza, che non ci fu una sola famiglia d’Egitto che non piangesse un morto. Racconto che è così impressionante da generare un silenzio tombale in ogni incontro di catechesi, ogni qual volta si rilegge questa Scrittura. Silenzio che poi lascia spazio alle domande: perché questi bambini? Perché colpire loro che non avevano fatto nulla di male? Perché il Signore, amante della vita, fece passare una notte di morte ai “poveri” egiziani? Davvero non c’era nessuna altra possibile via? E non ci basta ricordare che le vie provate erano già state nove. Non ci basta perché tutti abbiamo paura di soffrire, come per altro, un altro giorno di questo itinerario quaresimale ci ha portato a dire. Noi abbiamo ancora più paura della sofferenza degli innocenti. I bambini sono i rappresentanti dell’innocenza in sé. Perché la loro sofferenza? A cosa servì questa loro morte? A cosa serve tutta la sofferenza degli umili?

La paura del dolore innocente

Sono purtroppo molte le pagine della Scrittura che ci parlano del dolore degli innocenti. Possiamo citare la strage degli innocenti di Erode, evento che tutti conosciamo. Oppure potremmo citare pagine meno note del Primo Testamento, che ci dicono però con quanta ferocia l’uomo si accanisca sui piccoli. Certo poi vediamo bene come non c’è epoca della storia, non c’è cultura che non abbia prodotto anche il dolore degli innocenti. Fino ad ora non c’è stata alcuna possibilità di avere un secolo, un luogo, una cultura che sia riuscita ad arginare un problema che tortura anche noi. Sia quando il dolore degli innocenti è provocato dalla vita, come nel caso di una malattia, di un incidente, di una sciagura, che quando il dolore è provocato dall’uomo. Pensiamo ai bambini feriti, maltrattati, sfruttati, perfino uccisi. Tutti siamo senza parole di fronte ad un pensiero che ci toglie il fiato, ci porta ad una paura che non si riesce ad elaborare. Tutti ci chiediamo: se non si rispetta la vita innocente, di che cosa si avrà rispetto?

Nel pensare a questi eventi, noi tutti siamo rimandati, dalla scrittura del profeta, all’innocente per eccellenza, a Cristo Signore, che muore innocente per gli uomini, muore innocente per la salvezza di altri. Riscopriamo allora le parole di Isaia. Il Cristo deriso, umiliato, maltrattato, ucciso, è proprio l’uomo dei dolori, colui che non fa sentire in piazza la sua voce, colui che non recrimina, colui che, per amore, si immola. Le due contemplazioni devono andare insieme. Mentre ripensiamo a tutto il dolore innocente della storia, non possiamo non guardare a Cristo. Se vogliamo che il dolore innocente abbia un senso, dobbiamo necessariamente guardare a Cristo che prende su di sé tutto il dolore dell’uomo e porta a salvezza tutto il dolore degli innocenti.

Uscire dalla paura di essere innocente

Come si esce da questa paura? Credo che i passaggi siano diversi.

Anzitutto dobbiamo non rassegnarci mai di fronte a questo dolore e impedire che l’uomo possa fare male agli innocenti. Non possiamo impedire che scoppino le malattie, non possiamo impedire gli incidenti, almeno in molti casi. Possiamo però non rassegnarci mai di fronte al male dei piccoli e degli innocenti, quasi che fosse una sorta di male ineluttabile. Quindi, anzitutto, non abituiamo mai il cuore ma impariamo a soffrire sempre di fronte al dolore innocente.

In secondo luogo, come ci ha detto la Scrittura, impariamo a guardare a Cristo. Se vogliamo comprendere il senso del dolore innocente non possiamo non confrontarci con il Signore Gesù, che è il sommo innocente che prova il massimo dolore. Quindi, quando entriamo in comunione con qualche storia di dolore innocente, il luogo dove bisogna imparare a stare è davanti al crocifisso. La parola che bisogna dire insieme è la parola del silenzio, che aiuta ad entrare in comunione con Dio.

In terzo luogo dobbiamo imparare a pensare che il dolore innocente non è senza un senso. Esso completa i dolori di Cristo e porta a compimento quello che manca alla sua passione: è la visione di San Paolo, è la visione della Chiesa. È come se ci fosse bisogno di tanti piccoli umani redentori, per arginare il male che c’è nell’uomo e nel mondo. Il dolore degli innocenti mette sullo stesso piano qualsiasi piccolo innocente e Cristo.

Infine credo che sia impossibile vincere del tutto questa paura. Credo che sia bene che noi ci lasciamo provocare dal dolore innocente. Credo che sia un bene che proviamo a stare in posizione di scacco per una tragedia che non deve mai passare né sotto silenzio, né inosservata.

All’uomo dei dolori affidiamo tutto il dolore degli innocenti in questa nostra preghiera della sera.

2022-04-14T08:03:24+02:00