Settimana dopo Pentecoste – mercoledì
La Parola di Dio per questo giorno
LETTURA Es 19, 7-15
Lettura del libro dell’Esodo
In quei giorni. Mosè andò, convocò gli anziani del popolo e riferì loro tutte queste parole, come gli aveva ordinato il Signore. Tutto il popolo rispose insieme e disse: «Quanto il Signore ha detto, noi lo faremo!». Mosè tornò dal Signore e riferì le parole del popolo. Il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per venire verso di te in una densa nube, perché il popolo senta quando io parlerò con te e credano per sempre anche a te». Mosè riferì al Signore le parole del popolo. Il Signore disse a Mosè: «Va’ dal popolo e santificalo, oggi e domani: lavino le loro vesti e si tengano pronti per il terzo giorno, perché nel terzo giorno il Signore scenderà sul monte Sinai, alla vista di tutto il popolo. Fisserai per il popolo un limite tutto attorno, dicendo: “Guardatevi dal salire sul monte e dal toccarne le falde. Chiunque toccherà il monte sarà messo a morte. Nessuna mano però dovrà toccare costui: dovrà essere lapidato o colpito con tiro di arco. Animale o uomo, non dovrà sopravvivere”. Solo quando suonerà il corno, essi potranno salire sul monte». Mosè scese dal monte verso il popolo; egli fece santificare il popolo, ed essi lavarono le loro vesti. Poi disse al popolo: «Siate pronti per il terzo giorno: non unitevi a donna».
SALMO Sal 117 (118)
Canterò per sempre l’amore del Signore.
Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
Il suo amore è per sempre». R
Dica la casa di Aronne:
«Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre». R
Nel pericolo ho gridato al Signore:
mi ha risposto, il Signore, e mi ha tratto in salvo.
Il Signore è per me, non avrò timore:
che cosa potrà farmi un uomo?
Il Signore è per me, è il mio aiuto,
e io guarderò dall’alto i miei nemici.
VANGELO Lc 8, 42b-48
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Le folle si accalcavano attorno al Signore Gesù. E una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, la quale, pur avendo speso tutti i suoi beni per i medici, non aveva potuto essere guarita da nessuno, gli si avvicinò da dietro, gli toccò il lembo del mantello e immediatamente l’emorragia si arrestò. Gesù disse: «Chi mi ha toccato?». Tutti negavano. Pietro allora disse: «Maestro, la folla ti stringe da ogni parte e ti schiaccia». Ma Gesù disse: «Qualcuno mi ha toccato. Ho sentito che una forza è uscita da me». Allora la donna, vedendo che non poteva rimanere nascosta, tremante, venne e si gettò ai suoi piedi e dichiarò davanti a tutto il popolo per quale motivo l’aveva toccato e come era stata guarita all’istante. Egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace!».
Esodo
Anche oggi possiamo vedere che i due testi, con linguaggi molto differenti, ci stanno chiedendo la medesima cosa: prendere sempre più coscienza della dignità del credente e comportarci di conseguenza.
L’Esodo, come tutto il Primo Testamento, con il linguaggio piuttosto duro dell’imperativo che diventa quasi una minaccia. Lo abbiamo sentito. Mosè è l’uomo che parla con Dio ma tutto il suo cuore è per il popolo di Israele. Popolo che ottiene tutti i benefici della salvezza proprio dalla sua mediazione. È Mosè che rivela quanto Dio dice, è Mosè che parla a Dio del suo popolo, è Mosè che intercede ogni volta che il popolo, in modi diversi, si mette contro Dio. Il popolo è però invitato ad avere della religione il massimo rispetto, anche formale. Rispetto per Mosè, rispetto per tutte le “cose” del culto, rispetto, addirittura, per il monte Sinai sul quale Mosè sale a prendere la legge. È proprio a questo proposito che abbiamo sentito il comando che diviene quasi una minaccia: chi avrebbe anche solo toccato quel monte, uomo o animale che fosse, avrebbe dovuto essere ucciso per lapidazione o con l’arco. È in questo modo che si tenta di proteggere le cose sacre. Si mette tutto quasi sotto la minaccia di un castigo o, peggio, della morte, pur di difendere quelle realtà che dicono l’identità di Israele, l’appartenenza al popolo che Dio si è scelto. È una forma di orgoglio che diventa, quasi, chiusura. Il tentativo è quello di conservare il più possibile la purità rituale. Purezza da ottenere con lavacri, aspersione, comportamento esemplare. Sappiamo bene che tutto questo non accadde: più forti furono i comandi dati al popolo, maggiore fu la sua forza di peccare.
Vangelo
Il Vangelo parla esattamente al contrario. La protagonista è una donna, già ritenuta un essere poco puro per natura. In più è affetta da perdite di sangue, il che la rende l’impura per eccellenza. Questa donna dovrebbe tenersi lontano anche dal Signore, perché il comandamento di Mosè prescrive proprio questo. Le è interdetto qualsiasi accesso a qualsiasi luogo di fede, così come non deve toccare nessun uomo, perché lo renderebbe impuro. Invece questa donna cerca di fare proprio questo nei confronti di Gesù e ci riesce. Lo fa di nascosto, perché sa bene quale sia la sua condizione. Se venisse scoperta ecco che su di lei si porterebbe chissà quale punizione. Invece, con Gesù, accade proprio il contrario. Questa donna che lo tocca di nascosto viene portata in palmo di mano. Pietro, con il suo buon senso pratico, si chiede come sarà possibile trovare, tra una folla esultante, chi ha toccato il Maestro alle spalle. È Gesù che insiste. La sua insistenza, il suo desiderio di far emergere quella donna dalla folla non sono certo in vista di un’accusa. Al contrario egli vuole che sia di esempio a tutti. Non è l’impurità che tiene lontani da Dio, è solo il cuore ostinato che può tenere un’anima lontana da Dio. Chi invece si accosta a Dio con cuore sincero, con animo libero, come questa donna che molto ama e molto si fida di Cristo, ottiene sempre la salvezza. Così Gesù insegna che la fede non consiste nella minuziosa prassi legata ai comandamenti, ma nell’amore, come il suo ministero rivelerà in più occasioni e, soprattutto, alla fine della sua vita, come abbiamo celebrato nei giorni della Pasqua.
Per noi
- Che idea abbiamo della fede?
- Sapremmo distinguere bene tra la fede e i precetti di una religione?
Ovviamente tutte le religioni, anche la religione cristiana, hanno dei precetti, delle norme di comportamento che dicono l’appartenenza o meno ad un cammino, ad una via di salvezza. Ma la fede è oltre la religione! La fede è un atto di amore, come quello della donna che si affida a Dio. La religione, per quanto sia necessario che abbia norme e momenti di richiamo per i singoli come per tutti coloro che si riconoscono in essa, non potrà mai salvare anime a furia di precetti, obblighi, indicazioni. Essi sono necessari, devono esserci e continuamente essere ri-precisati, ma il loro fine non è quello di comporre un castello giuridico che dice l’essere salvi o meno! Norme, tradizioni, indicazioni sono come una guida, un sentiero, una via, che deve essere però integrata nell’amore che ogni persona può offrire a Dio. Senza questo, senza l’amore, non servono i precetti. Essere popolo eletto, per continuare il discorso di ieri, non significa rinchiudersi dentro lo spazio delle norme, che può anche essere affascinante, può anche dare una certa sicurezza, ma non è il cuore della fede. Cuore della fede è un atto di amore, un atto di affidamento, un atto di donazione a Dio. Anche Mosè lo aveva capito bene, ma, di fronte a un popolo “di dura cervice” mise norme e comandi per spronare il cammino. Non vi riuscì! Nemmeno lui! Nemmeno un uomo della sua portata, della sua fede! Non ci riusciremo noi, Chiesa di oggi. Insegniamo dove sta la via, ma sproniamo ad atti di amore. Senza l’amore, nessuna norma salva. Con l’amore tutto è possibile, compreso il mettersi su un sentiero, difficile, angusto, ma sicuro. Quando c’è una scelta che proviene dal cuore, tutto è possibile! Come per la donna emorroissa.