Settimana dopo Pentecoste – giovedì
La Parola di Dio per questo giorno
LETTURA Es 19, 16-19
Lettura del libro dell’Esodo
Il terzo giorno, sul far del mattino, vi furono tuoni e lampi, una nube densa sul monte e un suono fortissimo di corno: tutto il popolo che era nell’accampamento fu scosso da tremore. Allora Mosè fece uscire il popolo dall’accampamento incontro a Dio. Essi stettero in piedi alle falde del monte. Il monte Sinai era tutto fumante, perché su di esso era sceso il Signore nel fuoco, e ne saliva il fumo come il fumo di una fornace: tutto il monte tremava molto. Il suono del corno diventava sempre più intenso: Mosè parlava e Dio gli rispondeva con una voce.
SALMO Sal 96 (97)
Il Signore regna: esulti la terra.
Il Signore regna: esulti la terra,
gioiscano le isole tutte.
Nubi e tenebre lo avvolgono,
giustizia e diritto sostengono il suo trono. R
Un fuoco cammina davanti a lui
e brucia tutt’intorno i suoi nemici.
Le sue folgori rischiarano il mondo:
vede e trema la terra. R
I monti fondono come cera davanti al Signore,
davanti al Signore di tutta la terra.
Annunciano i cieli la sua giustizia,
e tutti i popoli vedono la sua gloria. R
Si vergognino tutti gli adoratori di statue
e chi si vanta del nulla degli idoli.
A lui si prostrino tutti gli dèi!
Perché tu, Signore,
sei l’Altissimo su tutta la terra,
eccelso su tutti gli dèi. R
VANGELO Gv 12, 27-32
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!». La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me».
Esodo
Le due letture di oggi sono riunite insieme da un unico tema molto evidente, che, come nei giorni scorsi, viene trattato in modo molto differente nei due Testamenti. Il tema è quello della voce di Dio.
Nel Primo Testamento vediamo una descrizione, come al solito, molto importante, quasi terrificante. La voce di Dio che parla con Mosè non può essere udita dal popolo e tuttavia il popolo si accorge di quel dialogo unico, misterioso, profondissimo, perché avverte come una voce di tuoni. Un modo descrittivo molto semplice per dire qualcosa di misterioso. Ricorrendo a questa similitudine con i fenomeni della natura, l’autore biblico intende però dire qual è il cuore della vita di Mosè: il dialogo con Dio. Dialogo che, per quanto misterioso, inaccessibile, “segreto”, intimo, tutti sono chiamati a rispettare. Il popolo di Israele deve fare questo: rispettare quel dialogo tra Dio e il suo profeta che, poi, produrrà effetti per la vita di tutto il popolo. In questo senso la risposta della gente è corale. Tutti proteggono quel contesto, tutti si radunano in preghiera perché Mosè possa ben intuire, dalla voce di Dio, ciò che tutto il popolo è chiamato a compiere. Poiché dalla rivelazione dipenderà la salvezza e il benessere del popolo di Israele, ecco che tutti rispettano quella voce che rivela cose ineffabili, cose sante per tutti.
Vangelo
Qualcosa di simile avviene anche nel Vangelo. Il dialogo tra Gesù e il Padre è uno dei grandi “fili rossi” che noi possiamo trovare nella narrazione evangelica. Sappiamo molto bene che il dialogo tra Gesù e il Padre è qualcosa di assolutamente unico, prezioso, intuibile ma non spiegabile. I discepoli rimangono affascinati da questo dialogo perché non hanno mai visto pregare nessuno come prega Gesù. Questo dialogo con il Padre giunge al suo apice proprio nei giorni finali della vita di Cristo, nei quali è ambientato il brano che abbiamo ascoltato. Ci sono due evidenti paragoni tra il brano di Vangelo e il brano dell’Esodo:
- Il dialogo tra Gesù e il Padre è inaccessibile, come il dialogo tra Mosè e Dio. Nessuno può percepire qualcosa di questo dialogo. Al massimo si intuisce la profondità, ma rimane un dialogo unico, privato, singolare.
- Anche la gente che è presente sulla scena del Vangelo sente come un tuono, esattamente come nell’Esodo. Evento che si è ripetuto più volte nel ministero di Gesù e che ha segnalato qualcosa di unico, perfetto, ammirevole, ma non conoscibile dall’uomo.
C’è però una grossa discontinuità tra i due brani: mentre l’episodio dell’Esodo è terrificante per tutti, perché la paura è elemento essenziale del cammino di fede, non così nel Vangelo.
“Quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me!”, dice il Signore. Se, come abbiamo visto ieri, nell’Esodo nessuno poteva avvicinarsi al monte sul quale Mosè parlava con Dio, pena la morte, qui è esattamente il contrario. Gesù sarà elevato non su un monte ma su una Croce. Sarà proprio da quella Croce che Gesù attirerà tutti a sé. Non incutendo timore, ma conquistando con quella sua rivelazione di amore. L’amore disarmato di chi accetta la sofferenza e la morte per amore dell’uomo.
Per noi
Nulla di simile capita nelle nostre vite. Siamo tutti molto distanti dai contesti narrativi che ci sono stati portati dalla Parola di Dio di oggi. Per tutti, però, vale il richiamo ad ascoltare la voce di Dio. Quella voce di Dio che giunge a noi con i due canali di cui ci ha parlato la Scrittura:
- la parola di Gesù, che stiamo ricevendo anche in questo momento;
- la parola della Chiesa, che è, in un certo senso, paragonabile alla parola di Mosè.
Riflettiamo spesso sull’importanza che questa parola deve avere per noi, proprio per dire che noi non siamo mai da essa esclusi, anzi, siamo invitati, giorno dopo giorno, a farla sempre più nostra, ad approfondirla, a comprenderla, a non darla mai per scontata. Così come non dobbiamo mai pensare di poter stare lontano dalla parola della Chiesa, che guida il cammino comune. Come vedete la meditazione di oggi richiama molto da vicino quella di ieri. Quando ci si mette in un contesto che è rispetto per la rivelazione e che è di sequela della Chiesa, allora si capisce che la fede diventa qualcosa di estremamente importante per la felicità dell’uomo. Noi tutti siamo chiamati a fare questo, a comprendere che la nostra felicità dipende dalla sequela del Signore e dal lasciarci attirare da quella parola della Croce che è parola di misericordia e di salvezza per tutti.
Ringraziamo il Signore per la “lezione” che viene impartita a tutti noi e rinnoviamo, nello Spirito della Pentecoste, il desiderio di seguire questa parola che è salvezza e che è gioia per ciascuno di noi. Se lo vogliamo. Se la rispetteremo.