Settimana della 2 domenica dopo il martirio – Martedì – Natività della Beata Vergine Maria
Vangelo
Mt 1, 18-23
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
Così fu generato il Signore Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa Dio con noi.
Sappiamo in realtà poco della natività della Vergine e questo giorno è storicamente il giorno in cui venne dedicata la Basilica dedicata alla natività della Vergine in Gerusalemme, festa che poi venne estesa a tutta la cristianità. Ecco perché il Vangelo parla della natività di Cristo e non di quella di Maria.
Cantico dei Cantici
Ct 6, 9d-10; Sir 24, 18-20
Lettura del Cantico dei Cantici
Così dice la Sapienza. Essa è l’unica per sua madre, la preferita di colei che l’ha generata. La vedono le giovani e la dicono beata. Le regine e le concubine la coprono di lodi: «Chi è costei che sorge come l’aurora, bella come la luna, fulgida come il sole, terribile come un vessillo di guerra?». Io sono la madre del bell’amore e del timore, della conoscenza e della santa speranza; in me ogni dono di vita e verità, in me ogni speranza di vita e virtù. Avvicinatevi a me, voi che mi desiderate, e saziatevi dei miei frutti, perché il ricordo di me è più dolce del miele, il possedermi vale più del favo di miele, e il mio ricordo perdura nei secoli.
È la lettura del Cantico dei Cantici ad essere molto più interessante e decisamente più utile a introdurci nell’anno pastorale secondo il criterio che ci ha consegnato l’Arcivescovo e cioè quello di cercare la sapienza del vivere.
La Sapienza di Dio, nella scrittura, è uno dei principali “attributi di Dio”, vale a dire una delle sue fondamentali caratteristiche. Tutta la scrittura attesta unanimemente che la sapienza di Dio è ciò che è presente fin dall’origine ed è quella caratteristica di Dio che governa la creazione.
Proprio perché la sapienza è presente fin dall’origine, ella sorge “fin dall’aurora”, come diceva il testo sacro. Essa è “fulgida come il sole, bella come la luna, terribile come un vessillo di guerra”, ovvero è ammirabile, ma anche terribile per tutti coloro che non hanno sapienza, per tutti coloro che non seguono la sapienza di Dio, che rimangono sbigottiti come quando si vede il vessillo di un nemico potente. La sapienza è “madre della conoscenza e della speranza”, perché introduce nelle cose di Dio e porta ad avere vivace speranza nel suo nome e nella sua misericordia, essa introduce alla vita in Dio e anche alla sua misericordia. In Dio la sapienza e la misericordia, infatti, sono sempre dalla stessa parte e sono sempre concordi.
Ecco perché, concludeva il Cantico: “il possedermi è più dolce del miele, il mio ricordo perdura nei secoli”. Chi possiede la sapienza di Dio diventa come Dio, chi ricerca la sapienza di Dio, pian piano trasforma il suo modo di essere, di pensare, di vivere e diventa come Dio. Questo sarebbe ciò che dovrebbe cercare ognuno nella vita: cercare la sapienza di Dio per divenire sapienti nella luce di Dio.
Romani
Rm 8, 3-11
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, ciò che era impossibile alla Legge, resa impotente a causa della carne, Dio lo ha reso possibile: mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e a motivo del peccato, egli ha condannato il peccato nella carne, perché la giustizia della Legge fosse compiuta in noi, che camminiamo non secondo la carne ma secondo lo Spirito. Quelli infatti che vivono secondo la carne, tendono verso ciò che è carnale; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, tendono verso ciò che è spirituale. Ora, la carne tende alla morte, mentre lo Spirito tende alla vita e alla pace. Ciò a cui tende la carne è contrario a Dio, perché non si sottomette alla legge di Dio, e neanche lo potrebbe. Quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio. Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia. E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.
Così come anche San Paolo, benchè non stia scrivendo un testo mariano, ci aiuta a riflettere. C’è una sapienza, che è quella del cristiano, che corrisponde al cercare le cose spirituali per le quali siamo stati creati. C’è una sapienza, che è quella del credente, che è la sapienza di chi si mette sempre dentro le cose della vita con quello specifico della fede che è il cercare, in ogni cosa, ciò che porta a Dio, ciò che permette di avvicinarsi alla vita eterna, cioè che permette di superare ciò che si oppone alla legge dello Spirito e trascina la vita verso tutta quella serie di cose che non sono buone, belle, o degne di una vita cristiana.
È questa la sapienza della beata Vergine Maria, la sapienza di chi ha saputo continuare il proprio cammino di vita unendolo a quello della fede, la sapienza di chi, in ogni cosa, ha saputo “serbare nel cuore” la voce di Dio ed ha saputo applicarla alle cose dell’esistenza.
Per noi
- Quale sapienza di vita vogliamo vivere?
Credo che anche noi, all’inizio di un anno pastorale che ci deve condurre, attraverso molteplici tappe, a riflettere sulla sapienza del vivere dei cristiani, non possiamo non farci questa domanda in questo giorno solenne, dedicato alla Madre di Dio e all’inizio di un nuovo anno pastorale.
- Vogliamo avere la sapienza di Maria, oppure vogliamo avere la sapienza “del mondo”?
- Vogliamo avere la sapienza che cerca e genera cose belle, oppure vogliamo limitarci alle cose fruibili dell’esistenza, fino a che ci garba?
Chiediamo alla beata Vergine Maria, che onoriamo nella sua nascita, di essere aiutati e da lei condotti quasi per mano, per vedere le cose belle della nostra esistenza, per cercare quella sapienza del vivere che corrisponde al progetto della vita cristiana. Chiediamo alla “Madre del bell’amore”, la sapienza di chi sa lottare nelle cose dell’esistenza per difendere i valori della fede, sostenuti non dal desiderio di affermazione con la forza, ma da quel criterio di sapienza che è la ricerca della verità. Chiediamo al Signore questa sapienza per mediazione della Vergine, perché tutto il popolo cristiano sappia intraprendere il viaggio della sapienza di vita come testimonianza della propria fede.
O Maria,
madre della Sapienza, aiuta il tuo popolo a conservare il gusto per la sapienza che viene dalla fede. Tu che hai serbato nel tuo cuore ogni parola uscita dalla bocca di Dio, aiuta anche noi a trattenere nel cuore la Parola di sapienza, perché possiamo giungere alla vita eterna nella quale tu riluci come Madre della speranza.
E così sia.