Settimana della 2 domenica dopo il martirio – Mercoledì
Vangelo
Lc 17, 7-10
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
Anche oggi, dopo aver celebrato la festa della natività di Maria, cerchiamo ancora tracce di quella sapienza di vita che devono essere l’anima della nostra ricerca interiore in questo anno pastorale. C’è sapienza anche nel servo! Noi non siamo molto abituati alla figura del servo così come la vedeva Gesù nella sua società. Molti sono i passi avanti che l’umanità ha fatto in questo senso. Noi abbiamo molte “persone di servizio”, alle quali affidiamo determinati compiti nella nostra società. Gesù ci dice che il servo ha una sua dignità, cosa magari chiara per noi ma non chiara in molte parti del mondo! Il servo ha una sua sapienza, che sta tutta nella sua arte: il servire. Quest’arte deve essere la prima arte del cristiano, la prima arte di coloro che, per fede, dovrebbero scegliere di essere come Maria, o dovrebbero scegliere di assomigliare al Signore, colui che, come dice la stessa rivelazione, “è venuto per servire”. La sapienza del servo è la sapienza di chi si sente “servo inutile”, ovvero di chi sa passare da un servizio all’altro senza recriminare, senza cercare chissà quale soddisfazione personale, chissà quale promozione, chissà quale ricompensa. La sapienza del servo sta nel servire con gioia, ogni giorno della sua vita, perché il servo sapiente sa che, anche se il suo servizio consiste in una cosa minima della vita, essa è comunque importante per coloro che ne riceveranno il frutto, se il servizio verrà fatto con amore. La sapienza del servo è anche quella di ritirarsi, quando altri compiranno determinati servizi. La sapienza del servo non è quella di chi occupa sempre la scena, ma anche quella di chi sa quando è il tempo di ritirarsi, per riposare o per trovare un ulteriore servizio da compiere con il medesimo amore.
1 Petri
1Pt 3, 18-22
Lettura della prima lettera di san Pietro apostolo
Carissimi, Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito. E nello spirito andò a portare l’annuncio anche alle anime prigioniere, che un tempo avevano rifiutato di credere, quando Dio, nella sua magnanimità, pazientava nei giorni di Noè, mentre si fabbricava l’arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate per mezzo dell’acqua. Quest’acqua, come immagine del battesimo, ora salva anche voi; non porta via la sporcizia del corpo, ma è invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo. Egli è alla destra di Dio, dopo essere salito al cielo e aver ottenuto la sovranità sugli angeli, i Principati e le Potenze.
Così come continuano gli insegnamenti di San Pietro.
Riassumerei le parole di San Pietro in questo concetto: la sapienza del Battesimo. Il Battesimo è un inizio di fede e di sapienza? Pare che, oggi, il Battesimo sia più una festa familiare, che poco incide nella vita delle persone che lo richiedono per il proprio figlio e che, tantomeno, inciderà nella vita dei bambini che portiamo al Battesimo. È un “evento”, come si dice, a cui partecipare con un bell’abito, creando, possibilmente, una bella cerimonia! San Pietro ci avverte! Non è così per il credente. Il credente chiede il battesimo come adesione a Cristo, ovvero come un modo per dire a sé stessi e a tutti che ciò che si desidera è fare della propria vita un dono di amore a Dio e agli altri. È così che il Battesimo dovrebbe segnare la vita di un uomo e il suo cammino di sapienza. La sapienza del battesimo è la sapienza di chi impara a donarsi, sempre, comunque, senza limiti, senza soste. La sapienza del battesimo è la sapienza di chi cerca sempre il modo propizio di seguire il Signore. La sapienza del battezzato è quella di chi vuole seguire il Signore avendo il medesimo stile di vita. La sapienza del battezzato è quella di chi, sempre, torna sui suoi passi, per continuare a scrutare e a vivere bene la propria fede e la propria testimonianza cristiana. La sapienza del Battezzato è quella di chi non vive di riti, ma cerca sempre la sostanza del rito. La sapienza del cristiano è nell’adesione a Dio per la salvezza e il servizio degli altri.
Per noi.
- Cosa significa, per me, fare memoria del Battesimo?
- Dalla memoria del Battesimo, che indicazione di vita posso trarre per la mia esistenza?
Credo che tutti, oggi, siamo invitati a fare memoria del Battesimo in questa direzione. Dobbiamo non fare memoria fisica di un evento lontano nel tempo, ma dobbiamo ricordare, anzitutto a noi stessi, che, essendo battezzati, siamo invitati a fare nostra quella sapienza che consiste nella ricerca di Dio, nella ricerca costante del suo volto e nel servizio degli altri. Se avremo questi due parametri e questi due riferimenti per la nostra esistenza, saremo certamente capaci di rendere santa la nostra vita, mettendo a frutto la sapienza del Battesimo.