Settimana della 6 domenica dopo il martirio – Giovedì
2 Timoteo
2Tm 4,1-8
Seconda lettera di san Paolo apostolo a Timoteo
Carissimo, ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù, che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento. Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, pur di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo i propri capricci, rifiutando di dare ascolto alla verità per perdersi dietro alle favole. Tu però vigila attentamente, sopporta le sofferenze, compi la tua opera di annunciatore del Vangelo, adempi il tuo ministero. Io infatti sto già per essere versato in offerta ed e giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione.
Dopo la festa della Madonna del Rosario cerchiamo, in questa settimana, di trarre fonte di ispirazione per quel cammino di sapienza che è richiesto a ciascuno di noi e che insieme vogliamo compiere con la Vergine Maria, che sempre contempliamo come la Beata Vergine del Santo Rosario. Dalla seconda lettera a Timoteo traggo il tema di questo giorno: “la sapienza della testimonianza”. Credo che proprio di questo Paolo parli all’amico, al collaboratore, al nuovo vescovo.
“Carissimo, ti scongiuro davanti a Dio che verrà a giudicare i vivi e i morti: annuncia la Parola in ogni situazione opportuna e non opportuna, insisti, esorta, rimprovera con ogni magnanimità e dottrina…”. C’è una sapienza di vita in San Paolo. È la sapienza di chi ha voluto e saputo insegnare, è la sapienza di chi ha cercato di progettare solo cose utili per il Vangelo, è la sapienza di chi ha sempre pensato per il bene degli altri e il bene degli altri. È questa la sapienza che San Paolo ha cercato di trasmettere anche ai suoi discepoli a chi lo ha seguito, a chi, come Timoteo, si trova adesso ad essere “capo”, responsabile di una Chiesa nella quale si insegna la Parola di Dio e tutto ciò che da essa consegue. C’è una sapienza di vita in Timoteo, che ha saputo raccogliere questa verità, che ha saputo rimettersi tutto nelle mani di Dio, che ha saputo consacrare sé stesso alla Verità rivelata e che, ogni giorno, rinnova il bene che sa compiere proprio per la Chiesa, alla quale dedica tutto il suo tempo e il suo lavoro.
La Sapienza di San Paolo è stata anche la pazienza di chi ha annunciato senza reticenze, senza discriminazioni, approfittando di ogni occasione. Paolo ha accettato ogni “pulpito” che gli veniva offerto, sia quelli solenni delle sinagoghe, sia quelli improvvisati dei molti luoghi dove si è trovato ad annunciare la Parola di Dio. Ecco perché, ora, San Paolo che ha vissuto la sapienza del testimone, invita alla sapienza della testimonianza tutti coloro che lo ascoltano ma in particolare Timoteo, che ha assunto il governo di una chiesa.
“Tu, però, vigila attentamente, sopporta le sofferenze…”. Paolo sta ormai giungendo ad una nuova sapienza di vita. Sa bene che tutti coloro che vogliono seguire il Signore devono disporsi alla prova e trasmette questa sua consapevolezza al giovane vescovo. Così che egli possa acquisire questa sapienza di vita, ma sappia anche trasmetterla a chi viene dopo di loro e a chi sta credendo con loro.
È sapienza di vita anche saper affermare: “ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho perseverato nella fede.”. Sapienza di vita che viene a Paolo dal sapere cosa ha fatto, dal sapere come ha vissuto, dal sapere che nulla lo ha distolto da quell’ideale di servizio della fede che lo ha sempre affascinato. Paolo si propone come modello di fedeltà perché, da sempre, ha servito il Signore. Paolo chiede a Timoteo di essere anche lui perseverante nella fede e nel servizio di Dio ma, al tempo stesso, si rivolge all’ascoltatore di ogni tempo, al credente che sarebbe venuto in ogni epoca della storia, a noi.
Vangelo
Lc 21,25-33
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione e vicina». E disse loro una parabola: ≪Osservate la pianta di fico e tutti gli alberi: quando già germogliano, capite voi stessi, guardandoli, che ormai l’estate e vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio e vicino. In verità io vi dico: non passera questa generazione prima che tutto avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno».
Ancora più esplicito è il messaggio che viene a noi dal Vangelo che richiama il valore della testimonianza e della resistenza fino alla fine. Dio si compiace di questo, di chi sa resistere fino alla fine nel percorso della propria maturazione di fede.
Per noi
Quest’oggi la Vergine del Rosario interceda per noi per avere questa sapienza di vita, la sapienza della testimonianza, la sapienza di chi sa resistere nella propria professione di fede, oltre ogni cosa. Viviamo in un tempo molto difficile, da questo punto di vista. Siamo in un tempo di fragilità, siamo in un tempo in cui non è semplice fare la propria professione di fede e mantenersi fedeli a Dio in tutto quello che succede. I tempi di Maria non erano poi molto diversi, e Maria è riuscita a rimanere fedele in tutto, diventando lei stessa esempio e modello di coloro che, consacrati nella verità di Dio, avrebbero reso la propria testimonianza di fede nei tempi successivi. Guardiamo insieme a Maria, chiediamo a lei questa fonte di sapienza, senza la quale ogni nostra resistenza diventa solo atto della volontà. A Maria, Madre di ogni credente che vuole rimanere fedele, rivolgiamo il nostro cuore, per imparare ad essere pronti a non essere sballottati nelle prove, ma sempre fedeli a Colui che può ogni cosa. Maria, Vergine che resiste in ogni prova del tempo, interceda per noi e preghi per noi.
Soprattutto, avendo ben inteso le parole di San Paolo, chiediamo la grazia di una testimonianza che risplende di luce propria. Di questo abbiamo bisogno tutti oggi, perché se noi cristiani non saremo per primi i testimoni della fedeltà, come potremo richiamarla agli altri?
Maria, Vergine della fedeltà fino alla fine ci sostenga. Ci sia di aiuto l’esempio di San Giovanni Paolo II che ha fatto, della fedeltà fino alla fine, l’emblema del suo pontificato. La forza del santo papa Polacco, ci sostenga nei momenti difficili e nei momenti di prova.