Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria
Per introdurci
In questa settimana abbiamo cercato di riflettere insieme su quel tratto fondamentale dell’identità del cristiano che è l’accoglienza. Le Scritture che ci vengono donate in questa solennità dell’Immacolata ci permettono non solo di continuare questa nostra riflessione, ma di addentrarci ancora di più in essa.
La Parola di Dio
LETTURA Gen 3, 9a. 11b-15. 20
Lettura del libro della Genesi
In quei giorni. Il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: «Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato ». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato». Allora il Signore Dio disse al serpente: «Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno». L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi.
SALMO Sal 86 (87)
Di te si dicono cose gloriose, piena di grazia!
Sui monti santi egli l’ha fondata;
il Signore ama le porte di Sion
più di tutte le dimore di Giacobbe.
Di te si dicono cose gloriose, città di Dio! R
Iscriverò Raab e Babilonia
fra quelli che mi riconoscono;
ecco Filistea, Tiro ed Etiopia:
là costui è nato.
Si dirà di Sion: «L’uno e l’altro in essa sono nati
e lui, l’Altissimo, la mantiene salda». R
Il Signore registrerà nel libro dei popoli:
«Là costui è nato».
E danzando canteranno:
«Sono in te tutte le mie sorgenti». R
EPISTOLA Ef 1, 3-6. 11-12
Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato. In lui siamo stati fatti anche eredi, predestinati – secondo il progetto di colui che tutto opera secondo la sua volontà – a essere lode della sua gloria, noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo.
VANGELO Lc 1, 26b-28
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
Accogliere il comando di Dio
La prima meditazione potrebbe avere un titolo un po’ scomodo: accogliere il comando di Dio. È il primo brano della Scrittura che la liturgia ci fa accostare. Un brano noto, che ricorda che da sempre, dall’inizio, dalla creazione, l’uomo è fortemente tentato di mettere in discussione quei capisaldi della fede che sono anche una precisa indicazione per la sua vita, per la sua felicità, per il suo benessere, per il suo essere segno di amore in mezzo ad altri uomini. Il comando di Dio riguarda due realtà precise: la vita, anzitutto. La vita che va accolta come dono, che deve essere sempre rispettata da tutti, indipendentemente dalle condizioni concrete del vivere. La vita che deve essere ritenuta sacra, che deve essere rispettata con quella forza, con quella decisione piena di non fare mai nulla contro di essa. La vita che non è dono disponibile, ma grazia da accogliere.
Il secondo caposaldo: il criterio di discernimento del bene e del male. Un tema che non è disponibile, ovvero un tema per il quale un uomo non può “fare come vuole”, decidere lui cosa è bene e cosa è male. Un uomo è chiamato a riconoscere cosa è bene e cosa è male, rispettando la vita, rispettando il mistero di Dio, avendo piena consapevolezza di tutte quelle realtà che promuovono la sua libertà e che, quindi, promuovono l’umanità stessa, e, al contrario, di tutte quelle cose che la mortificano. Ecco i due capisaldi che l’uomo è chiamato ad accogliere, a riconoscere, a non contestare, a vivere. L’accoglienza del dono della vita e il rispetto di essa, l’accoglienza del criterio morale per discernere il bene dal male, sono il primo punto di riferimento per la vita dell’uomo. È questa la prima accoglienza che ci viene chiesta. Accoglienza che riguarda da vicino la Beata Vergine Maria. Intanto perché Maria ha accolto e rispettato la vita. La sua, quella degli altri, quella di Gesù. Poi perché Maria ha sempre avuto rispetto per quella che possiamo chiamare “la legge di Dio”, anche prima della sua singolare vocazione e prima di mettere al mondo Gesù, ma, poi, evidentemente, dopo la sua venuta e dopo la sua rivelazione. Maria brilla nella Scrittura proprio per questo senso di accoglienza della Parola di Dio e della sua rivelazione. Da Maria, quindi, impariamo a rispettare la vita e ad avere rispetto per tutto quell’insieme di norme, di illuminazioni, di parole che ci aiutano a distinguere il bene dal male senza cadere in quella confusione che vediamo troppo spesso attestata e nella quale si trovano troppe anime. Questo è però solo un primo modo e, per così dire, un primo grado di accoglienza vissuto e testimoniato dalla Vergine Santa.
Accogliere la benedizione e la grazia di Dio
La seconda accoglienza che Maria incarna è quella che ci viene proposta e ricordata da San Paolo nella seconda lettura. L’Apostolo ci ha ricordato che la benedizione di Dio ci viene donata in Cristo Gesù. Questa benedizione corrisponde all’essere “figli adottivi” in Cristo, cioè è tutta contenuta in quel riconoscersi sempre bisognosi della grazia di Dio che rende vera ogni realtà, porta a compimento ogni cosa, rende possibile ogni atto della fede. Certamente Maria aveva la consapevolezza di essere una figlia di Dio. La sua fede, la sua formazione secondo la Parola di Dio del Primo Testamento l’avevano educata a questo. Maria accoglie però un nuovo modo di essere “figlia di Dio”, quando capisce che il compito di Gesù è rendere tutti figli suoi, nella sua Pasqua. Maria comprende che questa grazia è data a tutti anche se ella occupa un posto del tutto singolare all’interno della storia della salvezza. Senza il suo sì, senza il suo assenso, Cristo non sarebbe potuto entrare nel mondo. Ecco il senso della seconda pagina biblica che ci ricorda che tutti siamo invitati a comprendere che il nostro essere figli di Dio corrisponde ad una benedizione. Benedizione che dà forza alla nostra vita, che illumina il cammino che dobbiamo compiere, che sostiene la risposta vocazionale che ciascuno di noi ha già dato o è chiamato a dare.
In questa accoglienza della vocazione, che è singolare per ciascuno, sta anche quell’accoglienza della vocazione che tutti abbiamo: quella di essere “immacolati e santi”, cioè la vocazione all’eternità, alla speranza della vita eterna, dell’incontro con Dio. Maria ha vissuto tutta la vita e, soprattutto, i giorni dopo la Pasqua, in attesa di quel giorno, in attesa di quel momento. Ecco perché ci è maestra anche in questo ed ecco perché ella ci guida, con la sua luce e con la sua pace, a questa meta di gloria che noi, oggi, vogliamo ricordare.
Accogliere l’Angelo
La terza forma di accoglienza della quale ci parlano la liturgia di oggi e la festa che stiamo celebrando è l’accoglienza dell’Angelo. Questa è tutta e solo di Maria. È proprio il cuore della sua vita, della sua spiritualità, è la perfezione della sua vocazione. Cosa sappiamo di quel giorno? In realtà molto poco. Sappiamo solo di quella visita a Nazareth dell’Angelo Gabriele, sappiamo solo di quel dialogo così intenso eppure così breve, sappiamo solo di quell’ “eccomi” di risposta così immediato, così forte, così intenso che così poco ha a che vedere con le nostre accoglienze timide e con il nostro modo di fare sempre così dubbioso di tutto e di tutti e sempre così improntato a fare mille domande anche quando non servirebbero. L’accoglienza dell’Angelo di cui è protagonista la Vergine Maria perché è a lei che è stato riservato questo evento, ci parla della sua disponibilità, della sua docilità, della sua prontezza, perfino della sua fretta nel rispondere e nell’accettare quello che era difficilissimo da comprendere perché fatto nuovo, fatto inaudito, fatto che, per la prima volta, si stava realizzando. Un’accoglienza singolare, perché povera. In un paese povero, forse addirittura dimenticato, in una casa povera, quella di un sacerdote di second’ordine, avviene quell’evento che è centrale per la vita e per la storia dell’umanità.
Per il nostro cammino
Così credo che anche noi possiamo capire quanto bisogno ci sia tra noi di riprendere queste tre accoglienze. Il nostro mondo che non rispetta quel criterio di distinzione del bene e del male voluto da Dio perché ciascuno si fa arbitro del bene e del male, il nostro mondo che non rispetta la vita e che l’uomo continua a devastare tramite le guerre e ogni altra forma di opposizione ma anche di manipolazione della vita, che altro sta dicendo se non una radicale chiusura nei confronti di Dio che è esattamente il contrario di quel senso di accoglienza che, invece, dovrebbe essere uno dei tratti distintivi del cristiano. È per questo che credo che questa festa dell’Immacolata ci debba aiutare a capire che ciascuno di noi, nella sua singolarità e, poi, nella società di cui tutti siamo parte, ha bisogno di accogliere il richiamo al senso del rispetto della vita e al senso morale della vita di un uomo; senza questa prima forma di accoglienza, non hanno senso le altre cose. Così come siamo chiamati ad accogliere quella chiamata all’eternità che è il vero cuore delle altre accoglienze. Perché abbiamo cessato di viverle? Perché abbiamo cessato di praticare queste vie? Perché non accogliamo più la chiamata all’eternità, non crediamo più all’importanza della vita eterna, alla dimensione di comunione con Dio che è il vero fine verso il quale ci stiamo muovendo. Se vogliamo recuperare il senso dell’accoglienza della sacralità della vita, se vogliamo recuperare il senso della morale, se vogliamo recuperare quanto ci sembra di avere perso, abbiamo tutti indiscutibilmente bisogno di recuperare il senso della vita eterna, verso la quale il tempo che viviamo si muove e del quale, in un certo senso, è già partecipe.
Provocazioni dalla Parola
Così anche oggi, come ormai da giorni cerchiamo di fare, possiamo dire:
Marana Tha, vieni Signore Gesù nelle nostre vite e ricordaci che la vita è sacra e che il criterio per distinguere il bene dal male non viene da noi, ma da te, che sei l’origine di tutto e ciò a cui tutto tende.
Marana Tha, vieni Signore Gesù, anima la nostra Eucarestia festiva in onore di Maria e insegnaci che siamo tutti chiamati all’eternità. Non far spegnere in noi quella luce di grazia senza la quale perde senso ogni cosa che facciamo!
Marana Tha, vieni Signore Gesù e, a noi che non vediamo gli angeli e non parliamo con loro, insegna a capire che tutti siamo comunque chiamati da te allo splendore di gloria che tu hai preparato per noi e nel quale vediamo già gloriosa la Vergine Santa.
Marana Tha, vieni Signore Gesù!