Giovedì 09 febbraio

Settimana della 5 domenica dopo l’Epifania – giovedì 

La spiritualità di questo giorno

Non darsi alla tristezza

La Parola di questo giorno

LETTURA Sir 30, 21-25
Lettura del libro del Siracide

Non darti in balìa della tristezza e non tormentarti con i tuoi pensieri. La gioia del cuore è la vita dell’uomo, l’allegria dell’uomo è lunga vita. Distraiti e consola il tuo cuore, tieni lontana la profonda tristezza, perché la tristezza ha rovinato molti e in essa non c’è alcun vantaggio. Gelosia e ira accorciano i giorni, le preoccupazioni anticipano la vecchiaia. Un cuore limpido e sereno si accontenta dei cibi e gusta tutto quello che mangia.

SALMO Sal 51 (52)

Spero nel tuo nome, Signore, perché e buono.

Perché ti vanti del male, o prepotente?
«Ecco l’uomo che non ha posto Dio come sua fortezza,
ma ha confidato nella sua grande ricchezza
e si è fatto forte delle sue insidie». R

Ma io, come olivo verdeggiante nella casa di Dio,
confido nella fedeltà di Dio
in eterno e per sempre. R

Voglio renderti grazie in eterno
per quanto hai operato;
spero nel tuo nome, perché è buono,
davanti ai tuoi fedeli. R

VANGELO Mc 8, 10-21
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco

In quel tempo. Il Signore Gesù salì sulla barca con i suoi discepoli e subito andò dalle parti di Dalmanutà. Vennero i farisei e si misero a discutere con lui, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova. Ma egli sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno». Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva. Avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. Allora egli li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane. Si accorse di questo e disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette ». E disse loro: «Non comprendete ancora?».

L’atteggiamento di sapienza

L’invito del Siracide ci dà la possibilità di rileggere le due Scritture insieme ma anche quella di pensare alla vita di Santa Bakita che festeggiamo oggi, anche a motivo di riconoscenza verso le Madri Canossiane che da 120 anni sono tra noi e svolgono il loro prezioso servizio di testimonianza e di apostolato.

Il sapiente rivolge un invito semplice ma prezioso. Darsi alla tristezza significa ingigantire le cose, non dare il giusto peso alle cose che capitano, non essere capaci di vivere bene il rapporto con le cose del mondo. Darsi alla tristezza significa impoverire l’opera di Dio, rattristare lo Spirito Santo che, invece, sostiene tutto con la sua forza e conduce ogni cosa al suo compimento. Il Siracide ci aiuta anche a capire che “la tristezza ha rovinato molti”. Certo il sapiente non sapeva di diagnosi di esaurimento e di altre patologie della psiche, ma aveva intuito giusto. Quando uno si ripiega su se stesso, quando uno non dà il giusto peso alle cose, il suo percorso di vita si complica.

Come quello dei discepoli. Hanno visto il Signore all’opera, hanno visto i suoi miracoli, hanno visto cosa è in grado di fare, ma ecco che, in una traversata, sopravviene lo spirito cattivo, lo spirito della tristezza, che li spinge a non abbandonarsi a Dio, a non valorizzare le cose che Dio è capace di fare, ma a ripiegarsi su se stessi. È Gesù che con sapienza deve intervenire, deve far ricordare, deve chiedere se non hanno ancora capito, nonostante abbiano ascoltato la sua predicazione e i suoi miracoli. Così, se da un lato emerge la tenerezza e la pazienza del Signore, dall’altro emerge anche il pericolo di ravvivare sempre la vita dello spirito della tristezza che invade il cuore. Se nemmeno il discepolo è stato esente da questo pericolo, quanto più noi! Se nemmeno il discepolo che vedeva questi segni ed ascoltava le parole del Signore è stato esente dal pericolo di rattristarsi, quanto più noi dobbiamo stare attenti a non lasciare spazio allo spirito cattivo che rattrista i giorni e rende la vita schiava delle cose negative che possono davvero essere in ciascuno di noi.

Il nostro cammino di fede

Provate a pensare quante volte santa Bakita avrebbe potuto rattristarsi. Era una schiava, quindi non contava niente. Su di lei si poteva infierire, come fecero in molti. Si poteva vendere la sua vita, come le ebbe ad accadere. Lei sempre paziente, sempre benevola, specie quando conobbe la fede cristiana. Anche lei avrebbe potuto rattristarsi quando addirittura ebbe a lasciare la sua terra per seguire la famiglia che l’aveva con sé in un paese straniero. Bakita non si è rattristata e ha compreso, anche nella sua fede, che il Signore non la abbandonava. Fu così che venuta in Italia ha conosciuto le Canossiane che, con vero spirito di apertura, per nulla consueto a quel tempo, la accolsero nella loro famiglia e le permisero di diventare una suora. Se Bakita si fosse rattristata sarebbe forse morta di dolore, di dispiaceri, di solitudine… o forse si sarebbe lasciata morire, come fecero molti schiavi nella sua epoca. Bakita non si rattristò e conobbe la gioia della fede, la gioia di diventare religiosa, la gioia della santità della quale noi la vediamo ora coronata e che su di lei risplende.

Noi ci rattristiamo per molte cose. Quando qualcosa non va per il verso giusto, ecco insorgere la tristezza. Quando ci aspettiamo delle cose che non capitano, ecco insorgere la tristezza. Quando siamo delusi, quando siamo soli, quando siamo malati… e potremmo aggiungere molte altre cose, ecco la tristezza. Come siamo capaci di gioire senza misura per cose che andrebbero relativizzate, così diamo troppa importanza alle cose che generano tristezza ma che pure andrebbero rimesse al loro ordine, al loro posto, per evitare che vengano nel nostro animo tutte quelle conseguenze che il sapiente ci diceva. La tristezza è contraria allo Spirito, spegne i doni dello Spirito, non permette ad una vita di portare quei frutti di gioia e di grazia per i quali il Signore l’ha predisposta.

Intenzioni di preghiera

Preghiamo allora oggi, insieme, per non rattristarci. Chiediamo quel dono della consolazione dello Spirito che è quello che ci fa vedere le cose nella loro giusta luce ed è quello che ci permette di andare nella direzione che il Signore vuole farci prendere. Chiediamo, anche per intercessione di Santa Bakita, di non lasciarci prendere mai dallo sconforto, che rovina le nostre anime. Chiediamo al Signore la grazia di una vita dove sa risplendere la gioia, la pace del cuore, la serenità. È così che edificheremo la nostra anima, ma anche la vita degli altri.

2023-02-03T22:49:50+01:00