Domenica 09 maggio

VI domenica di Pasqua

La testimonianza cristiana

Tutti sappiamo bene che uno dei principali compiti del cristiano è quello di dare testimonianza della propria fede.

  • Cos’è la testimonianza cristiana?
  • In che senso il cristiano è chiamato a dare testimonianza della propria fede?

Rileggiamo in senso trasversale le tre scritture che, anche solo ad un primo ascolto, molto facilmente lasciano trasparire questo tema, sia nella testimonianza di Paolo di fronte ad Agrippa, sia in quella contenuta nel testo della lettera ai Corinzi, sia nel Vangelo, dove si parla del dono dello Spirito Santo consolatore, la forza che il Risorto infonde nel cuore dell’uomo perché egli possa dare buona testimonianza della propria fede.

Atti

At 26, 1-23
Lettura degli Atti degli Apostoli

In quei giorni. Agrippa disse a Paolo: «Ti è concesso di parlare a tua difesa». Allora Paolo, fatto cenno con la mano, si difese così: «Mi considero fortunato, o re Agrippa, di potermi difendere oggi da tutto ciò di cui vengo accusato dai Giudei, davanti a te, che conosci a perfezione tutte le usanze e le questioni riguardanti i Giudei. Perciò ti prego di ascoltarmi con pazienza. La mia vita, fin dalla giovinezza, vissuta sempre tra i miei connazionali e a Gerusalemme, la conoscono tutti i Giudei; essi sanno pure da tempo, se vogliono darne testimonianza, che, come fariseo, sono vissuto secondo la setta più rigida della nostra religione. E ora sto qui sotto processo a motivo della speranza nella promessa fatta da Dio ai nostri padri, e che le nostre dodici tribù sperano di vedere compiuta, servendo Dio notte e giorno con perseveranza. A motivo di questa speranza, o re, sono ora accusato dai Giudei! Perché fra voi è considerato incredibile che Dio risusciti i morti? Eppure anche io ritenni mio dovere compiere molte cose ostili contro il nome di Gesù il Nazareno. Così ho fatto a Gerusalemme: molti dei fedeli li rinchiusi in prigione con il potere avuto dai capi dei sacerdoti e, quando venivano messi a morte, anche io ho dato il mio voto. In tutte le sinagoghe cercavo spesso di costringerli con le torture a bestemmiare e, nel colmo del mio furore contro di loro, davo loro la caccia perfino nelle città straniere. In tali circostanze, mentre stavo andando a Damasco con il potere e l’autorizzazione dei capi dei sacerdoti, verso mezzogiorno vidi sulla strada, o re, una luce dal cielo, più splendente del sole, che avvolse me e i miei compagni di viaggio. Tutti cademmo a terra e io udii una voce che mi diceva in lingua ebraica: “Saulo, Saulo, perché mi perséguiti? È duro per te rivoltarti contro il pungolo”. E io dissi: “Chi sei, o Signore?”. E il Signore rispose: “Io sono Gesù, che tu perséguiti. Ma ora àlzati e sta’ in piedi; io ti sono apparso infatti per costituirti ministro e testimone di quelle cose che hai visto di me e di quelle per cui ti apparirò. Ti libererò dal popolo e dalle nazioni, a cui ti mando per aprire i loro occhi, perché si convertano dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio, e ottengano il perdono dei peccati e l’eredità, in mezzo a coloro che sono stati santificati per la fede in me”. Perciò, o re Agrippa, io non ho disobbedito alla visione celeste, ma, prima a quelli di Damasco, poi a quelli di Gerusalemme e in tutta la regione della Giudea e infine ai pagani, predicavo di pentirsi e di convertirsi a Dio, comportandosi in maniera degna della conversione. Per queste cose i Giudei, mentre ero nel tempio, mi presero e tentavano di uccidermi. Ma, con l’aiuto di Dio, fino a questo giorno, sto qui a testimoniare agli umili e ai grandi, null’altro affermando se non quello che i Profeti e Mosè dichiararono che doveva accadere, che cioè il Cristo avrebbe dovuto soffrire e che, primo tra i risorti da morte, avrebbe annunciato la luce al popolo e alle genti».

Corinzi

1Cor 15, 3-11
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, a voi ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me. Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.

Vangelo

Gv 15, 26 – 16, 4
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l’ho detto. Non ve l’ho detto dal principio, perché ero con voi».

Il compito dei cristiani nel mondo

Il punto di vista in cui metterci per capire come il laico cristiano vive nel mondo e serve il mondo, non è il mondo stesso, ma è Gesù Cristo, mandato dal Padre per la salvezza del mondo”.  Così scriveva ed insegnava il cardinal Martini, riassumendo l’insegnamento evangelico che anche noi abbiamo ascoltato oggi. Il punto di vista corretto per interpretare il valore della testimonianza cristiana, non è quello di mettersi subito a capire cosa si può fare e cosa si deve fare nel mondo di oggi, ma è anzitutto quello che fa nascere in noi il desiderio di capire come Cristo ama e salva il mondo e come Cristo si rende presente, oggi, nella storia, per continuare ad amare e salvare il mondo come tutta la sua vita insegna e testimonia. Il cristiano, detto in altri termini, è chiamato, anzitutto, a dimorare nell’amore di Cristo e, proprio perché vive in questo amore, legge la sua storia, la storia del suo mondo e della sua società non a partire dai bisogni che essa stessa mostra di avere, ma partendo dall’amore di Cristo. Come dice Gesù, chi non si mette in questa prospettiva necessariamente si mette al posto di chi vive nella menzogna e, odiando, arriva perfino a perseguitare i fratelli, credendo di fare qualcosa di buono nel nome di Dio.

Era quanto non solo insegnava il Signore, ma quanto Paolo testimoniava nella sua lunga difesa davanti ad Agrippa. Paolo dice il vero quando attesta di aver perseguitato i cristiani nel nome di una fede farisaica, cioè una fede che non metteva al centro di tutto l’amore di Dio. Solo quando Paolo comprende l’amore di Dio che si è rivelato in Gesù Cristo, diventa capace di aprire davanti a sé una prospettiva diversa: la prospettiva di chi comprende invece di odiare, la prospettiva di chi cerca di ricomporre in unità piuttosto che dividere, la prospettiva di chi si mette al posto dell’altro senza arroccarsi sulle proprie posizioni, la prospettiva di chi cerca di comprendere e non di giudicare… Questo è il cammino di Paolo. Paolo è passato da una concezione della testimonianza della fede che era chiusura, odio dell’altro, riduzione di chi si considera diverso, a nemico, ad una nuova forma di testimonianza cristiana che è amore, comprensione, sofferenza, compassione, cioè capacità di sopportare il male con gli altri.

Questa testimonianza personale dell’Apostolo apre anche per noi una prima fonte di riflessioni, credo che tutti ci siamo più o meno visti nella posizione di Paolo prima della conversione o dei farisei. Anche noi cristiani, spesso, confondiamo la testimonianza cristiana con l’apologetica, con la difesa di alcuni contenuti della fede senza l’ascolto di chi vi si oppone, con l’arroccarsi sulle proprie disposizioni senza che vi sia una reale comprensione della posizione dell’altro. Le scritture ci dicono che questa non è testimonianza di fede. Dove non c’è ascolto dell’uomo, dove non c’è tentativo serio di comprensione dell’altro, dove la difesa della propria fede è, in realtà, una vera opposizione all’altro, non c’è vera testimonianza cristiana. Testimonianza cristiana è quella di chi ama il mondo come l’ ha amato Gesù, anche con le sue contraddizioni, con le contrarietà che propone al credente, con le difficoltà del dialogo sulla fede. Vera testimonianza cristiana è quella di chi spiega la propria posizione, senza offendere l’altro. Certo, mai venendo meno ai contenuti di fede nei quali fermamente si crede, ma senza mai chiudersi all’altro. Ciò significa che la testimonianza cristiana genera sofferenza. La sofferenza che nasce nel cuore quando si vede che la posizione cristiana non è accettata, non è compresa, non è ascoltata. La sofferenza che nasce di fronte alla chiusura del cuore di coloro a cui la testimonianza è rivolta. La sofferenza di sapere che il vangelo non è più, per molti, spunto per la comprensione della vita, illuminazione dell’intelligenza, luce per i comportamenti pratici di ogni giorno.

  • Siamo disposti a vivere un po’ di questa sofferenza in nome di una vera testimonianza cristiana?

La forza della testimonianza: l’Eucarestia

Un secondo e ancora più difficile insegnamento. La testimonianza cristiana nasce dove ci sono persone che non intendono rispondere ai bisogni dell’uomo immediatamente, acriticamente, ignorando i grandi benefici che la fede porta nel cuore dell’uomo. Lo spiegava molto bene San Paolo nella lettera ai Corinti. Egli si propone, pur conoscendo i bisogni del suo tempo e le difficoltà della vita degli uomini che ha incontrato, come un testimone della Pasqua. San Paolo prima di tutto invita a considerare qualsiasi problema alla luce della risurrezione di Cristo e, proprio a partire da questo amore donato, invita a risolvere tutti i problemi che gli uomini incontrano nella loro vita. Non costruire su questo fondamento, significherebbe, infatti, disperdere forze, energie, concentrarsi su qualcosa che, immediatamente sembra più necessario ma che, alla fine, si rivelerà molto fragile. Ecco allora l’insegnamento dell’apostolo: ogni testimonianza cristiana nasce dal silenzio, dalla preghiera, dalla forza dell’intercessione, dal portare la forza e la potenza dell’Eucarestia nei problemi comuni della gente. Questo è chiamato a fare il cristiano!

Credo che tutti noi ci dimentichiamo spesso di questa verità, di questo insegnamento, di questa forza. Tutti noi, quando siamo alle prese con qualche ambito della testimonianza cristiana, ci buttiamo a capofitto nelle cose da fare, dimenticandoci un poco che la prima risorsa della nostra testimonianza è la preghiera, il silenzio, l’intercessione e, soprattutto, la forza della Eucarestia. Dovremmo far nascere ogni esperienza di testimonianza cristiana dal silenzio che viviamo in contemplazione del pane della vita e dallo sperimentare, nel concreto, la forza che viene a noi da questo pane di vita che è la comunione.

Possiamo far nascere, adesso, un secondo esercizio di preghiera.

  • Chiediamoci: per chi posso intercedere in questa Messa?
  • Mentre il Signore è qui e si dona a noi, quale forza dello Spirito devo invocare per una più vera e più conforme testimonianza cristiana?

Agire con originalità e dedizione

Infine le tre scritture, nel loro insieme, ci dicono che il compito del testimone del risorto è quello di agire sempre con originalità e dedizione. Paolo ha fatto questo per tutta la vita. Il suo peregrinare, il suo insegnare, il suo portare il Vangelo nel mondo è sempre stato svolto con originalità e dedizione. L’originalità di un uomo che ama, la dedizione di un uomo che si rapporta agli altri nel nome di Cristo risorto. La testimonianza cristiana chiede questo. A dircelo sono anche le innumerevoli storie di santità che abbiamo nella Chiesa. Chi sono i santi? Sono uomini che hanno costruito la loro santità in qualche modo originale, nuovo per il tempo in cui hanno vissuto, perché hanno saputo avere la forza della originalità e della dedizione.  La forza della nostra testimonianza non starà nel ripetere ciò che altri hanno fatto, ma sarà solamente nell’agire con originalità e dedizione nel nostro mondo. Qualsiasi cosa faremo, nel nome del risorto, con la forza della fede che viene dall’Eucarestia, nella costante preghiera allo Spirito Santo, sarà già qualcosa di buono mediante la quale noi stiamo rendendo grazie al Signore.

Potremmo far nascere un terzo esercizio di preghiera.

  • Vivo la mia testimonianza cristiana con originalità e dedizione?

Chiediamo, insieme, alla forza dello Spirito Santo che ci viene donato anche in questa celebrazione, di saper accedere alla testimonianza cristiana che è l’insieme di tutte queste cose. Lasciamo che il vangelo ci illumini ancora e ci guidi verso una forma sempre più matura della testimonianza cristiana.

2021-05-06T14:12:37+02:00