Martedì 09 giugno

Settimana della prima domenica dopo Pentecoste – Martedì

Vangelo

Lc 4, 25-30
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «In verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Con il Vangelo di oggi comprendiamo ancor meglio quello di ieri. Perché nella sinagoga di Nazareth nessuno ha ascoltato Gesù? Possiamo capirlo bene per gli esempi che sta facendo Gesù. Di fronte ad una platea di gente che si riteneva onesta, per bene, a posto con la coscienza, brava nel praticare il digiuno, Gesù pone due esempi che fanno discutere: una vedova, una povera, una di quelle che vengono percepite come povere donne, alle quali dare una elemosina per lavarsi la coscienza. Come fa una così ad essere un esempio di fede? Come fa una che non ha avuto fortuna nella vita ad essere additata come esempio da seguire? Peggio il secondo caso. Uno straniero e per giunta lebbroso: Naaman, un uomo che proveniva dalla Siria e che il profeta Eliseo aveva curato nel nome del Signore. Come fa uno così ad essere di esempio per il popolo? È chiaro che la gente non si riconosce in quelle parole. Come fanno due poveracci ad essere esempio di fede? Ci si aspetta che Gesù commenti i rotoli della scrittura, che sostenga quelli che vanno in sinagoga, che dica “bravi!” a coloro che sono presenti e, invece, Gesù prende ad esempio due poveri… ecco perché Gesù non è accettato. Egli non va a rinfrancare il pensiero di coloro che sono in sinagoga, vorrebbe spronarli ma il tentativo, come dicevamo ieri, non gli riesce e anche Gesù dovrà tornare sui suoi passi.

Esodo

Es 6, 29 – 7, 10
Lettura del libro dell’Esodo

In quei giorni. Il Signore disse a Mosè: «Io sono il Signore! Riferisci al faraone, re d’Egitto, quanto io ti dico». Mosè disse alla presenza del Signore: «Ecco, ho le labbra incirconcise e come vorrà ascoltarmi il faraone?». Il Signore disse a Mosè: «Vedi, io ti ho posto a far le veci di Dio di fronte al faraone: Aronne, tuo fratello, sarà il tuo profeta. Tu gli dirai quanto io ti ordinerò: Aronne, tuo fratello, parlerà al faraone perché lasci partire gli Israeliti dalla sua terra. Ma io indurirò il cuore del faraone e moltiplicherò i miei segni e i miei prodigi nella terra d’Egitto. Il faraone non vi ascolterà e io leverò la mano contro l’Egitto, e farò uscire dalla terra d’Egitto le mie schiere, il mio popolo, gli Israeliti, per mezzo di grandi castighi. Allora gli Egiziani sapranno che io sono il Signore, quando stenderò la mano contro l’Egitto e farò uscire di mezzo a loro gli Israeliti!». Mosè e Aronne eseguirono quanto il Signore aveva loro comandato; così fecero. Mosè aveva ottant’anni e Aronne ottantatré, quando parlarono al faraone. Il Signore disse a Mosè e ad Aronne: «Quando il faraone vi chiederà di fare un prodigio a vostro sostegno, tu dirai ad Aronne: “Prendi il tuo bastone e gettalo davanti al faraone e diventerà un serpente!”». Mosè e Aronne si recarono dunque dal faraone ed eseguirono quanto il Signore aveva loro comandato: Aronne gettò il suo bastone davanti al faraone e ai suoi ministri ed esso divenne un serpente.

Questa linea narrativa è anche quella dell’Esodo. Mosè, abbiamo visto anche ieri, fa fatica a pensare la sua vita come bisognosa di un rinnovamento. Dio, nella sua benevolenza, gli concederà di associare nella sua azione il fratello Aronne, più abituato a parlare in pubblico e non balbuziente, come Mosè. Sarà questo il segno sul quale Mosè potrà contare e il sostegno perenne del suo ministero. Anche a Faraone è richiesto un cambiamento di vita, un cambiamento di mentalità, che Dio svela già non avverrà. Il suo cuore rimarrà ostinato, duro, chiuso. Nonostante questo Dio interverrà nella storia del suo popolo e, con la sua forza, sarà il liberatore di Israele, colui che agirà per mano e per bocca di Mosè e di Aronne. Per richiamare con forza il cambio di mentalità richiesto ecco un segno, che sarà dato a faraone: il bastone di Aronne, gettato ai suoi piedi, si trasformerà in un serpente. Ma, come sappiamo bene, nemmeno questo segno convertirà il cuore di Faraone. Una narrazione bellissima, nella sua semplicità che ci sta dicendo, come già il Vangelo, che si fa fatica ad abbandonare

Per noi

  • Come percepiamo noi la sfida del Vangelo?
  • Che esempio di fede sono per noi i migranti?
  • Che segni abbiamo che incitano anche noi ad un cambiamento e reclamano da noi un deciso cambio di posizione?

Credo che le domande siano graffianti, questa mattina, perché anche noi facciamo né più né meno quello che è stato fatto a Nazareth. Abbiamo mai preso un migrante come esempio di fede? Abbiamo mai preso una donna che si rivolge alla caritas come esempio di fede? Credo di no! Ci è più facile prendere come esempio il leader di un movimento, un noto volto dei canali mediatici, una modella che si converte… ma non prendiamo, credo, come esempio di fede qualche povero, qualche umile, qualche vecchio…

La Parola di Dio smuove noi, e ci dice che intorno a noi ci sono tanti esempi di fede che vanno ben oltre la schiera di coloro che conosciamo, che vengono in chiesa, che affollano le nostre piazze reali o mediatiche, che fanno parte delle nostre relazioni…

Per il secondo giorno consecutivo, fermiamoci a ragionare e incominciamo a pensare che veri esempi di fede non sono coloro che appaiono sempre su qualche schermo, ma le persone umili che veramente si affidano a Dio. Cambiamo il nostro sguardo, probabilmente cambierà la nostra fede.

2020-06-05T12:05:43+02:00