Settimana della domenica che precede il martirio – Giovedì
Vangelo
Lc 16, 16-18
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «La Legge e i Profeti fino a Giovanni: da allora in poi viene annunciato il regno di Dio e ognuno si sforza di entrarvi. È più facile che passino il cielo e la terra, anziché cada un solo trattino della Legge. Chiunque ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio; chi sposa una donna ripudiata dal marito, commette adulterio».
Il Vangelo di oggi è chiaramente divisibile in due parti. La prima è una spiegazione della storia della salvezza. Tutto il tempo che Dio dedica alla ricerca dell’uomo è divisibile in due grandi sezioni: dall’inizio fino a Giovanni il Battista, che noi chiamiamo prima alleanza o primo testamento, e, poi, una seconda grande sezione, o epoca, la salvezza realizzata in Cristo, che noi leggiamo nel nuovo o secondo testamento.
Il primo testamento è determinato, come sappiamo, da un’obbedienza formale e assolutamente letterale alla legge di Mosè. Il secondo, invece, dalla misericordia di Dio, mostrata nel ministero di Gesù. Tuttavia sbaglieremmo a mettere in opposizione le due epoche, i due testamenti, perché sono in progressione l’uno con l’altro. Tutto quello che il primo testamento ha rivelato e che non passa né potrà mai passare, era indirizzato all’arrivo di Cristo e alla sua opera di redenzione. Non è qualcosa del passato che è destinato a essere mutato, o, peggio, gettato via.
La seconda parte del Vangelo è un esempio, il matrimonio è da sempre stato pensato come unico ed indissolubile. La motivazione della sua indissolubilità è diversa: nel primo testamento era un formale rispetto alla legge di Mosè; nel nuovo testamento essa si radica nella stessa fedeltà di Cristo. Così che due sposi cristiani si offrono l’uno con l’altro la medesima fedeltà che Cristo ha vissuto nei confronti della Chiesa. Fedeltà che non viene mai meno né mai potrebbe venire meno!
1 Giovanni
1Gv 2, 12-17
Lettura della prima lettera di san Giovanni apostolo
Scrivo a voi, figlioli, perché vi sono stati perdonati i peccati in virtù del suo nome. Scrivo a voi, padri, perché avete conosciuto colui che è da principio. Scrivo a voi, giovani, perché avete vinto il Maligno. Ho scritto a voi, figlioli, perché avete conosciuto il Padre. Ho scritto a voi, padri, perché avete conosciuto colui che è da principio. Ho scritto a voi, giovani, perché siete forti e la parola di Dio rimane in voi e avete vinto il Maligno. Non amate il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui; perché tutto quello che è nel mondo – la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita – non viene dal Padre, ma viene dal mondo. E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!
È su questo tema che rilancia anche San Giovanni e in riferimento ai giovani. San Giovanni ha di fronte una comunità che crede, che spera, che, ormai, è fatta anche di persone che hanno già vissuto abbondantemente la loro vita. Sente che una nuova generazione sta nascendo e avverte l’esigenza di formare i giovani ad una fede solida, robusta, non dedita a mode o a compromessi. Per questo pensa ad un passaggio di testimone. Passaggio che deve venire dai più anziani, che hanno la solidità di un cammino, ai più giovani, che devono ancora crescere. La fedeltà mostrata dai primi deve diventare il terreno fertile sul quale i giovani dovranno costruire la loro esperienza e il loro futuro.
Per noi
- Avvertiamo anche noi questa esigenza?
- Come passiamo il testimone a chi viene dopo di noi?
Credo che le due riflessioni siano fondamentali anche per noi. Anche noi siamo una comunità che deve riscoprire continuamente la fedeltà di Dio nella quale si radica la nostra fedeltà e, in verità, il nostro stesso esistere. Anche noi, poi, abbiamo bisogno di pensare come passare il testimone a chi viene dopo di noi. Perché questo avvenga nella logica della quale ci ha parlato San Giovanni, occorre che ci sia una seria determinazione dei più anziani a continuare a dare un esempio di solidità e di fedeltà rispetto alla fede, ed occorre poi che i giovani si lascino attrarre dai valori del Vangelo. Non sempre queste due esigenze si incontrano e, per questo, nascono quelle difficoltà o quei corto circuiti ai quali assistiamo spesso. È per questo che accade che i giovani perdano la fede, non sostenuti dall’esempio degli anziani, o meglio delusi da essi.
Chiediamo al Signore di avere una capacità di dialogo grande. Come il Papa ci ha recentemente ricordato, dove non ci sono generazioni che si sanno confrontare, le idee si impoveriscono e nasce una esperienza di Chiesa distorta. Cerchiamo di essere noi Chiesa che sa garantire una serie di esperienze salutari ai più giovani per crescere, insieme, nell’amore di Dio.