Settimana della 5 domenica dopo il martirio – Sabato
Siamo ormai alla conclusione anche di questa settimana di festa in onore della Madonna del Rosario. Prima della solenne conclusione di domani, credo sia bene sostare ancora sulle Sacre Scritture che, in questo giorno, la liturgia ci offre. Il tema di questo sabato è facilissimo da comprendere: la Pasqua del Signore.
Deuteronomio
Dt 16, 1-8
Lettura del libro del Deuteronomio
In quei giorni. Mosè disse: «Osserva il mese di Abìb e celebra la Pasqua in onore del Signore, tuo Dio, perché nel mese di Abìb il Signore, tuo Dio, ti ha fatto uscire dall’Egitto, durante la notte. Immolerai la Pasqua al Signore, tuo Dio: un sacrificio di bestiame grosso e minuto, nel luogo che il Signore avrà scelto per stabilirvi il suo nome. Con la vittima non mangerai pane lievitato; con essa per sette giorni mangerai gli azzimi, pane di afflizione, perché sei uscito in fretta dalla terra d’Egitto. In questo modo ti ricorderai, per tutto il tempo della tua vita, del giorno in cui sei uscito dalla terra d’Egitto. Non si veda lievito presso di te, entro tutti i tuoi confini, per sette giorni, né resti nulla fino al mattino della carne che avrai immolato la sera del primo giorno. Non potrai immolare la Pasqua in una qualsiasi città che il Signore, tuo Dio, sta per darti, ma immolerai la Pasqua soltanto nel luogo che il Signore, tuo Dio, avrà scelto per fissarvi il suo nome. La immolerai alla sera, al tramonto del sole, nell’ora in cui sei uscito dall’Egitto. La farai cuocere e la mangerai nel luogo che il Signore, tuo Dio, avrà scelto. La mattina potrai andartene e tornare alle tue tende. Per sei giorni mangerai azzimi e il settimo giorno vi sarà una solenne assemblea per il Signore, tuo Dio. Non farai alcun lavoro».
Anzitutto la scrittura antica che ci ha parlato della Pasqua ebraica, la Pasqua nella quale tutto il popolo si trovava, come Mosè aveva prescritto, per onorare il nome di Dio l’Altissimo ed offrire quel sacrificio che riproponeva a tutto il popolo santo la presenza del Signore nella vita di ciascuno e nella storia di tutti. La Pasqua mosaica era questo: un invito a considerare la potenza di Dio che interviene sempre a favore del suo popolo. Anche i segni del sacrificio antico volevano esprimere tutto questo, gesti per noi lontani perché non ci appartengono, ma facili da comprendere.
Vangelo
Lc 22, 7-16
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immolare la Pasqua. Il Signore Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: «Andate a preparare per noi, perché possiamo mangiare la Pasqua». Gli chiesero: «Dove vuoi che prepariamo?». Ed egli rispose loro: «Appena entrati in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d’acqua; seguitelo nella casa in cui entrerà. Direte al padrone di casa: “Il Maestro ti dice: Dov’è la stanza in cui posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una sala, grande e arredata; lì preparate». Essi andarono e trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. Quando venne l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio».
Abbiamo, ovviamente, familiarità maggiore con il Vangelo, perché ci ha riportato all’istituzione della Pasqua di Gesù. È il racconto che non solo abbiamo nel cuore e nella mente, ma è ciò che ripetiamo ogni volta che celebriamo la Messa. Anche in questa celebrazione noi stiamo mettendo in atto quello che il Signore ci ha trasmesso e, in questo modo, noi ci rendiamo come presenti nel cenacolo, contemporanei di quella promessa di Cristo che genera la Chiesa.
Ebrei
Eb 11, 22-29
Lettera agli Ebrei
Fratelli, per fede, Giuseppe, alla fine della vita, si ricordò dell’esodo dei figli d’Israele e diede disposizioni circa le proprie ossa. Per fede, Mosè, appena nato, fu tenuto nascosto per tre mesi dai suoi genitori, perché videro che il bambino era bello; e non ebbero paura dell’editto del re. Per fede, Mosè, divenuto adulto, rifiutò di essere chiamato figlio della figlia del faraone, preferendo essere maltrattato con il popolo di Dio piuttosto che godere momentaneamente del peccato. Egli stimava ricchezza maggiore dei tesori d’Egitto l’essere disprezzato per Cristo; aveva infatti lo sguardo fisso sulla ricompensa. Per fede, egli lasciò l’Egitto, senza temere l’ira del re; infatti rimase saldo, come se vedesse l’invisibile. Per fede, egli celebrò la Pasqua e fece l’aspersione del sangue, perché colui che sterminava i primogeniti non toccasse quelli degli Israeliti. Per fede, essi passarono il Mar Rosso come fosse terra asciutta. Quando gli Egiziani tentarono di farlo, vi furono inghiottiti.
È tuttavia ancora più bello e ancora più forte il brano della lettera agli Ebrei che abbiamo letto insieme. Si ripeteva il ritornello “per fede…” che scandiva l’opera di diversi personaggi della storia della salvezza. Anche della Pasqua mosaica ci veniva detto che venne attuata e mantenuta “per fede”. Questo atteggiamento spirituale è anche ciò che viviamo noi tutti. Noi siamo qui per fede a celebrare questa Messa, noi per fede siamo consapevoli di essere in comunione con il Signore, noi per fede sappiamo che questa celebrazione ci riporta alla Pasqua del Signore, noi per fede sappiamo che siamo messi a parte di grandi misteri di Dio.
Per noi
Potremmo anche noi continuare a lungo questa litania “per fede”. Per fede abbiamo celebrato questa settimana, abbiamo cercato, come abbiamo potuto e come siamo stati capaci, di onorare il nome della Vergine Maria. Per fede ci siamo rivolti a lei, per fede abbiamo cercato di essere attenti alla famiglia, pregando per diverse categorie di persone e per diverse intenzioni. Mi piace concludere questa settimana con questo forte richiamo alla Pasqua del Signore perché, oltre alla famiglia, questo deve proprio essere l’altro punto focale del nuovo anno pastorale. La domenica, la “piccola pasqua settimanale”, deve essere l’altro centro spirituale che vogliamo particolarmente proporre a tutti, mentre ancora siamo in questa fase di pandemia. Tutto ciò che abbiamo vissuto in questi anni, ha allontanato non pochi fedeli dalla celebrazione del Sacramento e sono moltissimi i fedeli che hanno cessato di riunirsi in chiesa per la celebrazione domenicale. Credo che sia importantissimo proporre a tutti un richiamo perché senza questa celebrazione, senza questa pasqua settimanale, noi tutti non possiamo vivere. Era chiaro nella mente e nel cuore dei cristiani delle prime comunità che senza il costante rapporto con la Pasqua del Signore, non c’era nemmeno fede! Così è anche per noi. Senza questo Sacramento dal quale attingiamo forza, senza questo Sacramento dal quale attingiamo luce, non c’è esperienza di fede. Chiediamo alla Madonna del Rosario questa grazia di riscoprire il valore assolutamente fondamentale della celebrazione eucaristica settimanale. A lei che è la Madre del Signore chiediamo di essere trattenuti sotto il suo manto per imparare come rapportarci al Figlio suo. A lei che è la Madre di tutti ci rivolgiamo con fiducia, per imparare ad essere cristiani nel mondo di oggi.