Settimana della 1 domenica dopo il martirio – venerdì
Il tema del giorno
La capacità di fare degli eventi della vita un’occasione di bene.
La Parola di Dio per questo giorno
LETTURA 1Pt 2, 13-25
Lettura della prima lettera di san Pietro apostolo
Carissimi, vivete sottomessi ad ogni umana autorità per amore del Signore: sia al re come sovrano, sia ai governatori come inviati da lui per punire i malfattori e premiare quelli che fanno il bene. Perché questa è la volontà di Dio: che, operando il bene, voi chiudiate la bocca all’ignoranza degli stolti, come uomini liberi, servendovi della libertà non come di un velo per coprire la malizia, ma come servi di Dio. Onorate tutti, amate i vostri fratelli, temete Dio, onorate il re. Domestici, state sottomessi con profondo rispetto ai vostri padroni, non solo a quelli buoni e miti, ma anche a quelli prepotenti. Questa è grazia: subire afflizioni, soffrendo ingiustamente a causa della conoscenza di Dio; che gloria sarebbe, infatti, sopportare di essere percossi quando si è colpevoli? Ma se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio. A questo infatti siete stati chiamati, perché anche Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme: egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca; insultato, non rispondeva con insulti, maltrattato, non minacciava vendetta, ma si affidava a colui che giudica con giustizia. Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti. Eravate erranti come pecore, ma ora siete stati ricondotti al pastore e custode delle vostre anime.
SALMO Sal 22 (23)
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce. R
Rinfranca l’anima mia,
mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome. R
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza. R
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca. R
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni. R
VANGELO Lc 16, 19-31
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».
Vangelo
Il confronto è schiacciante. La piccola parabola che il Signore ha raccontato ne è la prova.
Da un lato c’è Lazzaro. È povero, è un mendicante. È, però, un uomo buono. Uno che non reclama, uno che non se la prende con nessuno, uno che vive costantemente rivolto a Dio, chiedendo l’aiuto che la sua vita necessita. Un uomo che, dopo la morte, entra nella gloria di Dio, perché ha creduto e ha vissuto in modo da tendere a quella meta, senza distogliere gli occhi da essa.
Dall’altro lato c’è quello che, tradizionalmente, chiamiamo “il ricco epulone”. Un uomo che non pensa a Dio, non ha fede. Un uomo che non pensa agli altri, non si lascia interrogare nemmeno dalla povertà del mendicante Lazzaro che frequentemente incontra. È solo attento a sé stesso, alle sue cose, ai suoi raccolti, al suo benessere. Pensa che la vita sia un’ascesa continua, un arricchimento continuo, senza limite, senza sosta. È per questo che si intende solo di costruzioni e di sfruttamento della terra. È così che, dopo la morte, finisce lontano da Dio. Non avendolo mai cercato, avendo cercato solo il proprio interesse, egli sprofonda nel regno dell’egoismo che, in vita, ha sempre costruito. Lazzaro ha fatto della sua condizione un’occasione per l’incontro con Dio.
Il ricco epulone ha fatto della sua condizione un’occasione di dannazione.
1 Petri
Così insegna anche Pietro. Il cristiano non va in cerca di chissà quale situazione di vita. Non cerca chissà quale società perfetta. Accetta quello che c’è. Vive nel rispetto – che Pietro chiama sottomissione – del potere costituito ed anzi esercita la sua libertà per aiutare lo stato in cui si vive a crescere. Il cristiano non rivendica, non pretende: piuttosto collabora all’edificazione comune. Il cristiano fa di ogni occasione che gli viene data un tempo buono per essere esemplare, per “chiudere la bocca” a chi parla male dei credenti. Si capisce che Pietro vive in una società così, in un mondo nel quale i credenti sono la minoranza e diventano lo zimbello di tutti. Pietro spiega che l’unica vera opposizione che si può fare è quella di chiudere la bocca ai maldicenti tenendo un comportamento sempre esemplare, di cui nessuno possa ridire. Questo edifica la società, rende perfetta una persona, fortifica nella carità. Concludeva l’apostolo: “a questo siete stati chiamati”. C’è, dunque, una chiamata di Dio rispetto al credente. Ogni credente è chiamato a far risplendere la propria condotta esemplare. Questo è quello che di più necessario c’è da fare.
Intenzioni di preghiera
Continua l’esercizio di trovare intenzioni di preghiera dalla Parola di Dio.
- Preghiamo per imparare ad avere una condotta esemplare. Gran parte degli scandali che hanno attanagliato la Chiesa in epoca recente, provengono proprio da un modo di fare che non è stato esemplare. Gran parte dei comportamenti che hanno dato scandalo hanno avuto questa origine. Oggi dobbiamo pregare perché ogni cristiano viva un comportamento esemplare. Credo che tutti possiamo pregare, senza egoismo, per noi stessi, perché il nostro comportamento sia esemplare. Siamo noi, i primi che vengono in chiesa, che frequentano la casa di Dio, che leggono e approfondiscono la Sua Parola, i primi a dover avere un comportamento assolutamente esemplare davanti a tutti.
- Preghiamo per saper sfruttare ogni occasione che ci viene offerta per compiere il bene. Non conta la posizione che abbiamo, non conta cosa siamo capaci di fare, non conta cosa stiamo realizzando personalmente, cose nelle quali siamo tutti molto versati. Conta quanto sappiamo vivere le occasioni che ci vengono offerte per compiere il bene. Oggi possiamo chiederci come stiamo vivendo le possibilità che ci vengono date ogni giorno, se siamo capaci di accoglierle oppure no.
- Preghiamo per imparare a lasciarci interrogare dalla povertà altrui. Molto spesso accade che anche noi passiamo di fianco a poveri che non conosciamo, che vediamo a mala pena, che tentiamo di schivare o che aiutiamo magari con un’elemosina, ma lasciandoci coinvolgere troppo poco dalle loro storie. Ciò accade anche con coloro che ecclesialmente aiutiamo. Preghiamo perché impariamo a vedere la povertà che ci circonda e perché impariamo a lasciarci interrogare da essa.
Chiediamo queste grazie al Signore, mentre rimettiamo nelle sue mani la nostra vita.